Adro 17 Aprile 2015, esordio bresciano per “Un castello nel cuore”, con Pamela Villoresi
Adro è la prima delle tre tappe bresciane (le altre due a Brescia nel Duomo Vecchio e a Breno al Teatro delle Ali) del nuovo spettacolo con protagonista Pamela Villoresi, “Un castello nel cuore”, interamente dedicato alla figura di Santa Teresa d’Avila. Un’opera coprodotta da Argot Produzioni, Movimento Ecclesiale Carmelitano e Carmelitani Scalzi della Provincia Veneta, per celebrare i 500 anni dalla nascita di Santa Teresa d’Avila. Lo spettacolo ha avuto una gestazione di un paio d’anni e ha visto il contributo decisivo, nella consulenza delle fonti, di padre Antonio Maria Sicari e di padre Fabio Silvestri, carmelitani della Provincia veneta. Il testo è del prof. Michele Di Martino, mentre le musiche originali sono state composte da Luciano Valvolo.
L’Anfiteatro della Scuola Madonna della Neve dei padri carmelitani è affollato, riempito da circa 700 spettatori. La scena è semplice, un piano inclinato in legno, una croce, una sedia, le luci e un telo sullo sfondo, sul quale vengono proiettate le elaborazioni grafiche di Andrea Giansanti. “Un castello nel cuore” inizia con Santa Teresa sdraiata a terra, mentre un frate canta con splendida voce “Ora pro nobis”. E’ il 1539, Santa Teresa ha 24 anni, è un periodo difficile per lei, è malata e riflette sulla sua vita e sulla sua anima: “L’anima è un castello dentro al cuore, che ha molte dimore”. Questo è l’incipit del percorso che si sviluppa attraverso le sette dimore che compongono la trama dello spettacolo, ogni dimora è separata dall’altra da un canto, in piacevole stile spagnoleggiante, che aiuta la riflessione.
Teresa, una Pamela Villoresi ispirata e maestra nel modulare e alternare emozioni, energia, vanità e spiritualità, si racconta, attraverso i diversi interlocutori che di volta in volta si trova di fronte. Abbiamo così i ricordi della Teresa consapevole della sua bellezza e del suo fascino che conversa con Suor Giovanna Suarez e confessa le sue difficoltà nel combattere quella lotta interiore che trova nella seconda dimora. Poi Teresa incontra nella terza dimora il nobile Francisco de Salcedo: “Mi sono illusa di essere cambiata” gli dice ad un certo punto, ma alla fine, davanti alla statua di Cristo flagellato, si immerge in una nuova conversione. Il cammino procede attraverso le varie stanze, Teresa indossa l’abito carmelitano, poi sopra questo il grembiule, scrive a e riceve dal Signore, il 16 Luglio 1560, l’ordine di fondare un monastero (“con 12 sorelle e 1 priora, fatto di ritiro, silenzio, preghiera”). “Nel perdere tutto si guadagna tutto”, dice Teresa, mentre le dimore avanzano e gli incontri si susseguono: con padre Girolamo Gracian, suo direttore spirituale e collaboratore della riforma del Carmelo, nella quinta dimora, al quale racconta dei due processi per Inquisizione subiti e del suo impegno per la fondazione di nuovi monasteri. Nella sesta dimora Teresa indossa la cappa bianca e dialoga con S. Giovanni della Croce. E’ il momento del “fidanzamento”, dove l’angoscia la mette alla prova: la risposta è la scelta di abbandono totale, la Notte oscura diventa la Notte dell’Amore: “l’anima può uscire da se stessa e trova in Dio il suo Sposo”. “Finalmente ti vedo!”, è questo il grido di abbandono alla Luce di Dio che lancia Teresa, finalmente entrata alla settima stanza, la più interna del Castello.
Il 4 ottobre 1582 Teresa vide il Signore entrare, vedeva 3 fiammelle, “muoio felice, sono figlia della Chiesa”. Teresa muore il 15 Ottobre, l’alberello che era rinsecchito rifiorisce, il canto dolce sfuma in sottofondo, “Nada te turbe, nada te espante, quien à Dios tiene, nada le falta, solo Dios basta”. Un finale intenso per un’opera ben riuscita, che segue il percorso in crescendo della vita di Teresa, che lucidamente e consapevolmente ha scelto la via della sequela a Cristo, abbandonando passo dopo passo i filtri umani fino ad affidarsi totalmente all’abbraccio di Dio.
Pamela Villoresi si innamorò vent’anni fa di Santa Teresa, proprio ad Avila, folgorata da una statua di Santa Teresa. Un’altra statua di Santa Teresa, quella del Bernini nella Chiesa di santa Maria della Vittoria, dove ha esordito “Un castello nel cuore”, è il simbolo di questo spettacolo, che dopo il successo di Roma, applaudito anche dal presidente del Senato nell’Aula Magna del palazzo della Cancelleria, e le tre tappe bresciane, sta prendendo il volo per diverse altre date in tutta Italia. La grande forza di “Un castello del cuore” è soprattutto quella di avvicinare chiunque, credenti e non credenti, ad una Santa il cui messaggio di folle innamorata di Cristo, capace di riformare l’Ordine carmelitano nel bel mezzo del “siglio de oro”, è quanto mai attuale oggi. Una Santa che ci insegna che la fede non significa staccarsi dalla realtà ed evadere ma vuol dire camminare giorno per giorno nella concretezza del mondo, ascoltando la voce di Dio e attraversando tutte le situazioni della vita per giungere infine ad abbandonarsi totalmente a Lui, il Solo in grado di darci il centuplo quaggiù e l’eterna felicità.
Adro è la prima delle tre tappe bresciane (le altre due a Brescia nel Duomo Vecchio e a Breno al Teatro delle Ali) del nuovo spettacolo con protagonista Pamela Villoresi, “Un castello nel cuore”, interamente dedicato alla figura di Santa Teresa d’Avila. Un’opera coprodotta da Argot Produzioni, Movimento Ecclesiale Carmelitano e Carmelitani Scalzi della Provincia Veneta, per celebrare i 500 anni dalla nascita di Santa Teresa d’Avila. Lo spettacolo ha avuto una gestazione di un paio d’anni e ha visto il contributo decisivo, nella consulenza delle fonti, di padre Antonio Maria Sicari e di padre Fabio Silvestri, carmelitani della Provincia veneta. Il testo è del prof. Michele Di Martino, mentre le musiche originali sono state composte da Luciano Valvolo.
L’Anfiteatro della Scuola Madonna della Neve dei padri carmelitani è affollato, riempito da circa 700 spettatori. La scena è semplice, un piano inclinato in legno, una croce, una sedia, le luci e un telo sullo sfondo, sul quale vengono proiettate le elaborazioni grafiche di Andrea Giansanti. “Un castello nel cuore” inizia con Santa Teresa sdraiata a terra, mentre un frate canta con splendida voce “Ora pro nobis”. E’ il 1539, Santa Teresa ha 24 anni, è un periodo difficile per lei, è malata e riflette sulla sua vita e sulla sua anima: “L’anima è un castello dentro al cuore, che ha molte dimore”. Questo è l’incipit del percorso che si sviluppa attraverso le sette dimore che compongono la trama dello spettacolo, ogni dimora è separata dall’altra da un canto, in piacevole stile spagnoleggiante, che aiuta la riflessione.
Teresa, una Pamela Villoresi ispirata e maestra nel modulare e alternare emozioni, energia, vanità e spiritualità, si racconta, attraverso i diversi interlocutori che di volta in volta si trova di fronte. Abbiamo così i ricordi della Teresa consapevole della sua bellezza e del suo fascino che conversa con Suor Giovanna Suarez e confessa le sue difficoltà nel combattere quella lotta interiore che trova nella seconda dimora. Poi Teresa incontra nella terza dimora il nobile Francisco de Salcedo: “Mi sono illusa di essere cambiata” gli dice ad un certo punto, ma alla fine, davanti alla statua di Cristo flagellato, si immerge in una nuova conversione. Il cammino procede attraverso le varie stanze, Teresa indossa l’abito carmelitano, poi sopra questo il grembiule, scrive a e riceve dal Signore, il 16 Luglio 1560, l’ordine di fondare un monastero (“con 12 sorelle e 1 priora, fatto di ritiro, silenzio, preghiera”). “Nel perdere tutto si guadagna tutto”, dice Teresa, mentre le dimore avanzano e gli incontri si susseguono: con padre Girolamo Gracian, suo direttore spirituale e collaboratore della riforma del Carmelo, nella quinta dimora, al quale racconta dei due processi per Inquisizione subiti e del suo impegno per la fondazione di nuovi monasteri. Nella sesta dimora Teresa indossa la cappa bianca e dialoga con S. Giovanni della Croce. E’ il momento del “fidanzamento”, dove l’angoscia la mette alla prova: la risposta è la scelta di abbandono totale, la Notte oscura diventa la Notte dell’Amore: “l’anima può uscire da se stessa e trova in Dio il suo Sposo”. “Finalmente ti vedo!”, è questo il grido di abbandono alla Luce di Dio che lancia Teresa, finalmente entrata alla settima stanza, la più interna del Castello.
Il 4 ottobre 1582 Teresa vide il Signore entrare, vedeva 3 fiammelle, “muoio felice, sono figlia della Chiesa”. Teresa muore il 15 Ottobre, l’alberello che era rinsecchito rifiorisce, il canto dolce sfuma in sottofondo, “Nada te turbe, nada te espante, quien à Dios tiene, nada le falta, solo Dios basta”. Un finale intenso per un’opera ben riuscita, che segue il percorso in crescendo della vita di Teresa, che lucidamente e consapevolmente ha scelto la via della sequela a Cristo, abbandonando passo dopo passo i filtri umani fino ad affidarsi totalmente all’abbraccio di Dio.
Pamela Villoresi si innamorò vent’anni fa di Santa Teresa, proprio ad Avila, folgorata da una statua di Santa Teresa. Un’altra statua di Santa Teresa, quella del Bernini nella Chiesa di santa Maria della Vittoria, dove ha esordito “Un castello nel cuore”, è il simbolo di questo spettacolo, che dopo il successo di Roma, applaudito anche dal presidente del Senato nell’Aula Magna del palazzo della Cancelleria, e le tre tappe bresciane, sta prendendo il volo per diverse altre date in tutta Italia. La grande forza di “Un castello del cuore” è soprattutto quella di avvicinare chiunque, credenti e non credenti, ad una Santa il cui messaggio di folle innamorata di Cristo, capace di riformare l’Ordine carmelitano nel bel mezzo del “siglio de oro”, è quanto mai attuale oggi. Una Santa che ci insegna che la fede non significa staccarsi dalla realtà ed evadere ma vuol dire camminare giorno per giorno nella concretezza del mondo, ascoltando la voce di Dio e attraversando tutte le situazioni della vita per giungere infine ad abbandonarsi totalmente a Lui, il Solo in grado di darci il centuplo quaggiù e l’eterna felicità.
Nessun commento:
Posta un commento