domenica 26 gennaio 2014

“La terra di Maria”, film indagine sulla inspiegabile felicità dei cristiani

Juan Manuel Cotelo, regista e produttore del documentario su don Dominguez, il più visto di sempre in Spagna, ha portato nei cinema iberici un nuovo film. Un viaggio tra i convertiti attraverso gli occhi di un agente segreto

 La pellicola è a metà fra una fiction e un documentario. L’attore protagonista che veste i panni dell’agente segreto, reclutato fra coloro che pur nati nella tradizione cattolica non si sono coinvolti con essa, fa un viaggio nella vita reale di alcuni convertiti che hanno deciso di dedicare tutta la vita a Dio. Con un metodo di ricerca per niente sentimentale e totalmente empirico, il protagonista scava in esistenze cambiate dalla Vergine Maria. A guidarlo è una domanda: la felicità ritrovata da quella gente disperata è davvero tale o è solo una consolazione della mente?


IL CASTELLO INTERIORE DI S.TERESA D'AVILA...domani in Comunità parleremo delle Prime Mansioni

ECCO ALCUNI BRANI PER PREPARARCI ALL'INCONTRO..

Per quanto io ne capisca, la porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione.
Non sto più per la mentale che per la vocale, perché dove si ha orazione occorre che vi sia pure meditazione.
Non chiamo infatti orazione quella di colui che non considera con chi parla, chi è che parla, cosa domanda e a chi domanda, benché muova molto le labbra.
Alle volte sarà buona orazione anche questa, quantunque non accompagnata da tali riflessioni, purché queste si siano fatte altre volte. Ma se alcuno ha l’abitudine di parlare con la maestà di Dio come con uno schiavo, senza pensare se dice bene o male, contento di quello che gli viene in bocca o ha imparato a memoria per averlo recitato altre volte... non tengo ciò per orazione, né piaccia a Dio che vi siano cristiani che così facciano.
Quanto a voi, sorelle, spero nella bontà di Dio che questo non vi accada, grazie all’abitudine che avete di trattare spesso di cose interiori : cosa assai utile per preservarvi da simili stupidaggini. …...

Quanto alla luce che si diffonde dal palazzo reale, dovete avvertire che le prime mansioni ne ricevono assai poca.
Benché non siano nere e tenebrose come quando l’anima è in peccato,
tuttavia sono alquanto in penombra, e non possono essere vedute
neppure da coloro che le abitano,non per difetto dell’appartamento, ma per ragione delle molte
cose nocive, serpenti, vipere e animali velenosi che, essendosi introdotti 
con l’anima, le impediscono di avvertire la luce.
Non so come spiegarmi, ma è come se uno entra in una stanza inondata
di sole con gli occhi così impiastricciati di fango da non poterli quasi dischiudere
.
La sala è illuminata, ma egli non ne gode la chiarezza a causa di quel suo impedimento
o, nel caso nostro, per le bestie e i serpenti che l’accecano in tal modo da non permettergli di vedere altro che loro. Così mi pare che debba essere dell’anima, la quale, benché non sia in cattivo stato, tuttavia è così immersa nelle cose del mondo, così ingolfata negli affari, nei traffici e negli onori, da sentirsi impedita di considerare se stessa e di godere come vorrebbe della sua propria bellezza, sembrandole, per di più,
che da tanti impedimenti non sappia liberarsi.
Eppure per entrare nelle seconde mansioni bisogna che si disbrighi da tutte le cure ed affari che non siano indispensabili, sia pure in conformità al suo stato.
Ciò è di tanta importanza che se non comincia subito a farlo, non solo non arriverà alla mansione principale, ma sarà pure impossibile che, senza grande pericolo, rimanga nella mansione che occupa, benché già nel castello: fra tante bestie velenose è impossibile che una volta o l’altra non ne venga morsicata.............(S.;TERESA D'AVILA)

venerdì 24 gennaio 2014

"Un Dios prohibido” (con sottotitoli in italiano) : film che narra la vicenda dei 51 martiri clarettiani di Barbastro, Spagna

E’ disponibile il DVD del film “Un Dios prohibido” (sottotitoli anche in italiano) che narra la gloriosa vicenda dei 51 martiri clarettiani di Barbastro, Spagna.
Di seguito una breve sintesi dei fatti e il trailer del film.
I Martiri Clarettiani di Barbastro 
I 51 nomi di giovani clarettiani assassinati a Barbastro, in Spagna, durante il tragico evento della guerra civile del 1936, sono una parte degli 273 missionari che in quell’occasione diedero la vita.
I Fatti
Il 20 luglio del 1936, durante la guerra civile spagnola, circa sessanta uomini della milizia irruppero, armati, nel seminario clarettiano di Barbastro. Catturarono e incarcerarono tutta la comunità missionaria e senza giudizio la condannarono a morte per il solo motivo che i suoi membri erano religiosi. Fu proposta loro la libertà in cambio della rinuncia alla fede. Tutti preferirono rimanere fedeli anche se sapevano che questa scelta sarebbe costata la vita. Furono rinchiusi in un locale e per molti giorni sopportarono pazientemente, a volte fino alla gioia, ingiurie, maltrattamenti, privazioni, il caldo e la sete, tentazioni e proposte. Furono un corpo solo e questo li sorresse. Insieme vissero come dono l’offerta del martirio. Insieme si   prepararono alla morte pregando incessantemente; ricevettero con fervore la comunione e la riconciliazione. Trascorsero i giorni incoraggiandosi mutuamente nella fiducia verso Dio. Perdonarono, come Gesù, i carnefici e pregarono per loro. Baciarono le corde inzuppate del sangue di coloro che li avevano preceduti nel martirio. Andarono alla morte cantando. I 51 Clarettiani furono uccisi in cinque gruppi nei giorni 2, 12, 13, 15, 18 del mese di agosto

 Leggi tutto l'articolo a questo link:



                                      CANZONE DEL FILM

giovedì 23 gennaio 2014

PER LA GIORNATA DELLA MEMORIA - ETTY HILLESUM - CUORE MISTICO AD AUSCHWITZ


UNO SPICCHIO DI CIELO
"Ma cosa credete, che non veda il filo spinato, non veda i forni crematori, non veda il dominio della morte? Sì, ma vedo anche uno spicchio di cielo, e in questo spicchio di cielo che ho nel cuore io vedo libertà e bellezza. Non ci credete? Invece è così!" 
ETTY HILLESUM
                                                                  
    
Il filo spinato, il fumo denso che esce dai comignoli dei forni, le urla degli aguzzini, uomini e donne stremati per i lavori forzati, un odore di morte e un respiro di disperazione. Tutto questo è il lager nazista di Auschwitz. In quella folla di vittime c'è una giovane donna ebrea olandese dotata di una straordinaria intelligenza e di un cuore mistico. Nei fogli sgualciti di un taccuino annota il suo «diario» e il suo sguardo non si perde nel grumo oscuro del male che la avvolge, ma si leva lassù, in quello spicchio di cielo che riesce a intravedere nella baracca in cui è relegata.
Ed è in quella contemplazione che «il dominio della morte» circostante scompare e appaiono i campi infiniti del firmamento e la danza delle stelle, e in quei segni brillano la libertà e la bellezza che invano gli oppressori cercano di cancellare sulla terra. Nel cuore fiorisce, allora, la speranza, la pace, la serenità. Noi che, invece, abbiamo tutto spesso non crediamo che questo sia possibile e siamo incupiti, insoddisfatti, agitati. Scriveva ancora questa donna: «La mia vita è un ininterrotto ascoltare - dentro me stessa e gli altri -Dio. In realtà è Dio che ascolta dentro di me… Di sera, quando, coricata sul letto, mi raccolgo in te, mio Dio, lacrime di gratitudine mi inondano il volto ed è questa la mia preghiera». Tra le vittime delle camere a gas di Auschwitz del 30 novembre 1943 - secondo un rapporto della Croce Rossa - c'era anche lei, Etty (Esther) Hillesum di 29 anni
Giovanni Ravasi

Apparizione della Madonna a Marija Pavlovic -2012-Manerbio-Brescia


http://youtu.be/nBY4DcYN4UU

LINK SOPRA DA CLICCARE PER VEDERE LA
RIPRESA FATTA DA ME COL TELEFONINO


!9-1-2014
Venerdì scorso ha ufficialmente concluso i suoi lavori la
Commissione internazionale di inchiesta, istituita da Benedetto XVI e
presieduta dal cardinale Camillo Ruini, sulle apparizioni della
Madonna iniziate nel 1981.
I risultati dello studio di questa Commissione, che ha interrogato i protagonisti e
 molti testimoni,sono adesso nelle mani della Congregazione per la dottrina della
fede.Ci sarà un pronunciamento? Forse. Ma cosa c’è da aspettarsi?
IL CRITERIO DI GESU
Dovrebbero essere del tutto improbabili sia una bocciatura che
condanni il fenomeno Medjugorje come una truffa da cui guardarsi; sia
un riconoscimento ufficiale della soprannaturalità delle
apparizioni, che non può essere fatto finché il caso è in svolgimento.
La prima ipotesi è da escludere per una miriade di motivi che
sono sintetizzati nel criterio di giudizio fornito da Gesù stesso
nel Vangelo: “non c’è albero buono che dia frutti cattivi, né
albero cattivo che dia frutti buoni. Ogni albero si riconosce dai
suoi frutti” (Lc 6, 43-44). I frutti di Medjugorje sono straordinari.
Questo fenomeno – come ebbe a dire Vittorio Messori –
rappresenta “il maggior movimento di masse cattoliche del
postconcilio”.
E soprattutto il maggior movimento di conversione di
massa, perché da più di trent’anni lì si verificano miriadi di
conversioni: tanti tornano alla fede, ai sacramenti, alla preghiera e
alla penitenza, in un mondo che invece ha imboccato velocemente la
china opposta, quella dell’anticristianesimo accanito.
Il miracolo delle tantissime conversioni è stato accompagnato
anche – come nei Vangeli e in tutte le grandi apparizioni – da
segni straordinari, come le tante guarigioni inspiegabili dal punto
di vista della medicina, le quali forniscono l’evidenza della
presenza della Madonna.
Anche di recente un italiano di 37 anni, Cristian, sposato e con
due figli, ammalato di Sla dal 2008,
arrivato da Cosenza a Medjugorje
il 22 settembre in pellegrinaggio, immobilizzato su una sedia a
rotelle, alla collina delle apparizioni ha ricominciato a camminare e
ora sta tornano alla vita normale. Sono in corso tutte le verifiche
scientifiche e i medici sono sbalorditi perché è noto che dalla Sla
non è umanamente possibile guarire.
 IL GIUDIZIO DI WOJTYLA
 Non a caso Giovanni Paolo II, che era personalmente un
convinto sostenitore di queste apparizioni, arrivò a dire:
“Medjugorje è il centro spirituale del mondo”.
Il 24 novembre 1993, ricevendo i vescovi dell’Oceano Indiano e
poi conversando con loro a cena, il Pontefice – a proposito dei
messaggi della Madonna a Medjugorje – disse: “Questi messaggi
sono la chiave per comprendere ciò che avviene e ciò che avverrà
nel mondo”.
Naturalmente papa Wojtyla non volle forzare le tappe. Anche perché
la Chiesa non può riconoscere l’autenticità di un fatto
soprannaturale mentre è ancora in corso.
Le apparizioni infatti continuano ancora e questo è il principale
motivo per cui non c’è assolutamente da attendersi che la Chiesa
riconosca oggi ufficialmente Medjugorje.
Oltretutto per la dottrina della Chiesa anche apparizioni
riconosciute come Lourdes o Fatima sono proposte ai credenti come
aiuto alla fede, ma non sono vincolanti. Non è obbligatorio per un
cattolico credervi.
La rivelazione cristiana infatti si è conclusa con la morte
dell’ultimo apostolo e tutti gli avvenimenti soprannaturali che,
nel corso dei secoli, hanno “mostrato” la permanente presenza di
Gesù Cristo vivo e operante fra i suoi, nella Chiesa, aiutano la
fede, fanno “toccare con mano”, ma non aggiungono nulla alla
rivelazione.

TEMPI ECCEZIONALI
 La durata delle apparizioni non è straordinaria in sé
perché a Laus la Madonna apparve alla pastorella Benedetta Rencurel
dal 1664 al 1718, quindi per 54 anni (tali apparizioni sono state
riconosciute dall’autorità ecclesiastica nel 2008 e questo la dice
lunga sui tempi della Chiesa).
Ma nel caso di Medjugorje sono apparizioni pubbliche, con messaggi
pubblici rivolti ai cristiani e all’intera umanità. Non essendo
mai accaduto un fatto simile in duemila anni di storia della Chiesa,
c’è da ritenere che se ciò si verifica oggi è perché i tempi
richiedono un intervento straordinario del Cielo.
D’altronde a Medjugorje la Madonna ha dichiarato di essere
venuta per compiere ciò che aveva iniziato a Fatima, con la sua
grande profezia sulla tragedia del XX secolo.
Lo scrittore Paul Claudel già definì Fatima “il più
importante evento religioso del secolo”. Se si lega a Medjugorje
siamo davanti a un mistero straordinario che riguarda il nostro
tempo.
Antonio Socci




mercoledì 22 gennaio 2014

UNA CATENA......DEI MATTONI.....LA CHIESA

In luoghi abbandonati
noi costruiremo con nuovi mattoni
vi sono mani e macchine
e argilla per nuovi mattoni
e calce per nuova calcina;
dove i mattoni sono caduti
costruiremo con pietra nuova,
dove le travi sono marcite
costruiremo con nuovo legname,
dove parole non sono pronunciate
costruiremo con nuovo linguaggio..
c'è un lavoro comune
una chiesa per tutti
e un impiego per ciascuno,
ognuno al suo lavoro.

8Thomas Steams Eliot-Cori da "La rocca")

LA VITA E' UNA BATTAGLIA CHE INIZIA DENTRO DI NOI...UN RACCONTO INDIANO...( Facciamo Scuola di Cristianesimo?)

Un vecchio Cherokee è seduto davanti al tramonto con suo nipote.
"Nonno, perchè gli uomini combattono?"
Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
"Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere.Perchè lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi."
"Quali lupi nonno?"
"Quelli che ogni uomo porta dentro di sé."
Il bambino non riusciva a capire.
Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra di loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine, il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.
"Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."

Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
"E l'altro?"
"L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede."
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
"E quale lupo vince?"
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.
"Quello che nutri di più."

Si narra di un vecchio Cherokee seduto davanti al tramonto con suo nipote. "Nonno, perchè gli uomini combattono?"Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che stava perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
"Ogni uomo, prima o poi, è chiamato a farlo. Per ogni uomo c'è sempre una battaglia che aspetta di essere combattuta, da vincere o da perdere.Perchè lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi."
"Quali lupi nonno?"
"Quelli che ogni uomo porta dentro di sé."
Il bambino non riusciva a capire.
Attese che il nonno rompesse l'attimo di silenzio che aveva lasciato cadere fra di loro, forse per accendere la sua curiosità. Infine, il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza del tempo riprese con il suo tono calmo.
"Ci sono due lupi in ognuno di noi. Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento, falso orgoglio, bugie, egoismo."

Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo di capire quello che aveva appena detto.
"E l'altro?"
"L'altro è il lupo buono. Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede."
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità e al suo pensiero.
"E quale lupo vince?"
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.
"Quello che nutri di più."
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martedì 21 gennaio 2014

INCONTRO DEL NOSTRO GRUPPETTO - 20 GENNAIO

Ieri a casa di Betty,incontro del gruppetto sulla Scuola di Cristianesimo:Viaggio nella Chiesa
  Capitolo Secondo..
Le 2 domande fatteci da Padre Antonio sono risuonate in tutti gli interventi....da parte di Agnese(ci ha mandato un suo scritto essendo purtroppo malata),da parte di Giorgio,di Gianni,di Valter (io),di Michele,di Paola,Roberto,Orsola,Lucia e.....
Come si può intuire molte sono state le risposte su..cos'è la vita per te? e su ..qual'è la tua Catena della fede?e alcune me le ricordo..
Per esempio la lettera di Agnese è stata veramente toccante perchè la sua vita nel Movimento è veramente lunga e di esempio...la sua famiglia,ricordato anche nell'intervento di suo marito Michele,è veramente unita intorno a Cristo..
La catena della fede è stata ricordata da tutti partendo dal nostro primo incontro cosciente con Cristo...una nonna,un amico,un sacerdote...pure l'imprevisto meraviglioso che ti coglie come Zaccheo..
E che continua..fino ad essere ognuno un anello di una nuova catena...
La vita poi è fatta di incontri,è un incontro.....la sua bellezza è nell'essere un dono,come ce l'ha ricordato Gianni,la sua grandezza è nell'essere un compito e una festa,come Giorgio ci ha ricordato -Non avrà mai fine!
Mi ricordo anche che la  testimonianza di Paola è stata sull'aver conosciuto alcune conversioni straordinarie di persone che erano veramente fuori dalla"catena".....Ed hanno trovato un "Anello" che le ha accolte,tenute strette e VIVIFICATE..Poi l'esperienza che attraverso la malattia ha fatto Orsola..Poi le perplessità di Lucia..poi le riflessioni della moglie di Giorgio sulla bellezza dell'incontro fatto..Tutto bello...
Alla fine del nostro incontro una preghiera per tutte le persone che conosciamo o abbiamo conosciuto...
PERCHE' LA CATENA DELLA NOSTRA FEDE E' PIENA DI ANELLI IMPORTANTI E RICORDARCELI SPESSO CI DARA' SEMPRE GIOIA.....
Siamo usciti tutti veramente arricchiti da questa serata insieme...Grazie!


P.S.Mi scrive oggi Ettore della Comunità di Siracusa:  
Straordinario essere in comunione di preghiera nella varie comunità. Anche noi ieri sera nella nostra scuola di Cristianesimo dettata da Padre Paolo De Carli abbiamo trattato lo stesso tema. Il compito che ci è stato assegnato è veramente molto molto molto impegnativo e arduo. Primo: La mia vita è .......... ristretto a ciò che dice Gesù: Io sono la vita. Secondo: Il mistero di Gesù di mano in mano come un anello è passato fino a noi. Il lavoro da fare che ci ha proposto P. Paolo, non solo è fortemente impegnativo, ma di fatto punta a cambiare letteralmente la vita di ognuno, per farci assaporare ancora di più e ancora meglio la presenza del Signore in tutti i momenti della nostra vita. Auguro ad ognuno di Voi un ricco cammino di santità e di continuare in questo meraviglioso Giardino di Dio a tenerci per mano.

Ancora Grazie.....e un caro saluto alla Sicilia!

Valter per il Gruppetto..

GRAZIE DELLE 50000 VISITE AL BLOG!

GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE! GRAZIE!

SUPERATE LE 50000 VISITE AL BLOG!!!!

AGLI AMICI UNA PROMESSA...
PIU' NOTIZIE SULLA VITA DEL GRUPPETTO
PERCHE' LA"CATENA" ORMAI  E' SEMPRE PIU' LUNGA......

domenica 19 gennaio 2014

La chiesa, una compagnia affidabile...una serie di anelli legati gli uni agli altri

Presento on-line la trascrizione di una relazione di don Andrea Lonardo L’intervento è stato preparato per il secondo dei due incontri  proposti dalla diocesi di Roma agli operatori di pastorale per l’anno 2007/2008.La nostra Scuola di Cristianesimo sta parlando di questo....
 
Se io mi soffermo a pensare perché credo, chi mi ha spiegato chi è Gesù perché credessi, chi me lo ha fatto amare, posso rispondermi in tanti modi, che sono stati mia madre, mio padre, i miei nonni, i miei catechisti, un mio insegnante, i sacerdoti che mi hanno seguito nel cammino, il papa, ma, in essi, è sempre la Chiesa che mi ha donato la fede!

Faccio un esempio banalissimo, ma ricordatevi che anche gli esempi banali devono essere fatti: come mai nessuno è mai diventato cristiano avanti Cristo? Prima che nascesse Cristo le persone erano libere quanto noi, ma non potevano diventare cristiane perché non c’era Cristo! Non basta che tu voglia una cosa, perché se questa cosa non c’è tu non puoi averla e nemmeno volerla. La nostra libertà di volere una cosa nasce dal fatto che quella cosa ci sia e che ci venga fatta conoscere.

Ricordo una vicenda che mi colpì, qualche anno fa: conoscevo un giovane che era diventato cristiano tramite la fidanzata e aveva iniziato a frequentare la parrocchia, a partecipare alle attività, ai gruppi con entusiasmo. Poi un collega di lavoro gli aveva detto: «La tua fede non è realmente tua, perché te l’hanno data altri. Se tu non avessi incontrato quella ragazza e, tramite lei, quel gruppo e quella parrocchia, saresti ateo come prima». Lui era venuto da me un po’ triste perché si era convinto di non avere una vera fede. Gli risposi che invece questo era proprio il motivo per cui la sua fede era vera, perché non era una sua invenzione! È necessario incontrare un cristiano per diventare cristiani!

La fede è un dono che ti viene dalla Chiesa, la Chiesa è la madre che ti dà la fede. Se ci pensate è proprio come nella nostra vita. Noi ci mettiamo tutta una vita per dire grazie a nostra madre. Io da ragazzo non avrei mai detto grazie ai miei genitori che pure erano bravi; solo quando vai avanti negli anni cominci a capire che malgrado tante cose della tua famiglia che hai contestato, tu esisti, ami la tua vita, sei quello che sei, solo perché ti hanno dato la vita.

Ognuno di noi ha ricevuto quello che è; solo poi impara ad amarlo, scegliendo di continuare a vivere, di fare quello che fa. Qualcosa mi è stato dato, perché io potessi poi sceglierlo. Noi conosciamo anche i lati negativi dei nostri genitori, così come loro conoscono i nostri, anzi più uno è vicino ad un altro, più ne vede anche la ‘polvere’. Ogni figlio conosce i difetti dei propri genitori, però sa che la vita lo ha raggiunto proprio tramite loro.

Così Cristo ha voluto la Chiesa perché noi potessimo conoscerlo e credergli. Se qualcuno potesse arrivare ad immaginarsi Cristo da solo, chiuso in una stanza, senza alcun legame storico con i discepoli di Cristo, senza che alcuno gliene abbia parlato prima, senza che ne abbia mai letto, vorrebbe dire che la fede è una idea, una ideologia, una elaborazione della mente umana. Invece Cristo può essere incontrato solo tramite qualcuno che è legato alla catena della Tradizione che da lui è nata. Ed a questa serie di anelli legati gli uni agli altri appartiene anche la Sacra Scrittura. 

Tolkien e il suo amore amore alla Chiesa come compagnia di Cristo...compagnia dell'anello...

Al mio amico Gianni faranno tanto piacere queste parole....TOLKIEN era attaccato alla catena della fede ed anche la nostra compagnia ne è un'anello.....

 Intervista di Giovanni Ricciardi allo scrittore Saverio Simonelli

..Stando al suo biografo Humphrey Carpenter, Tolkien, cattolico praticante, ebbe una parte non trascurabile nella conversione dello scrittore inglese Lewis al cristianesimo. Ne parliamo con Saverio Simonelli, giornalista e scrittore, che nel 2002 ha dedicato a Tolkien un saggio, edito da Frassinelli (Tolkien: il Signore della fantasia), e torna ora in libreria con una nuova fatica dedicata al mondo letterario del narratore inglese (Gli anelli della fantasia: viaggio ai confini dell’universo di Tolkien, Frassinelli, 2004).

Tolkien ebbe un ruolo nella conversione di Lewis. Tuttavia le due esperienze di fede furono profondamente diverse. Perché?

SIMONELLI: Lewis è un convertito che abbraccia la fede non per una folgorazione di vita, o per aver visto esempi concreti di vita cristiana, ma perché, alla fine di un suo studio amoroso e sentimentale del Medioevo, gli sembrò, intellettualmente, l’unica scappatoia che rendesse plausibile la “materia” del suo studio. Lewis era talmente innamorato di quella letteratura, fortemente improntata ai contenuti religiosi e allegorici della Scolastica, che, a un certo punto, arrivò a concludere che l’assunto filosofico alla base di queste opere era vero. Quindi, l’approccio di Lewis al cristianesimo, pur se esistenziale, è sempre fortemente intellettuale e poetico. Tolkien ha un atteggiamento, direi, diametralmente opposto.

Qual è la differenza?

SIMONELLI: La posizione inequivocabilmente cattolica di Tolkien è tutta nella percezione del sacramento come una cosa reale, nel suo confessarsi tutte le volte che si accostava alla comunione. Nelle lettere al figlio Christopher durante la Seconda guerra mondiale, mentre questi era al fronte, ripete sempre: mi raccomando, frequenta i sacramenti, recita almeno un’Ave Maria al giorno, e quando puoi, vai in una chiesa francese; non importa se non capisci quello che dicono, se trovi confusione, preti che tirano su col naso e bambini che strillano, ma frequenta il sacramento. E non bisogna dimenticare che Tolkien si è accostato al cattolicesimo grazie alla testimonianza della madre. Ha visto le sue sofferenze, il ripudio da parte dei parenti per la sua conversione. Non ha avuto cioè un approccio “spiritualeggiante” alla fede, mentre per Lewis, per quanto possa essere stata reale la sua conversione, il cristianesimo resta una metafora intellettuale.

In quali aspetti della vita di Tolkien emerge di più questo atteggiamento di amore alla Chiesa come compagnia di Cristo?

SIMONELLI: Tolkien aveva quattro figli. Sicuramente, anche se era un accademico, dedito alle lettere, il rapporto di condivisione profonda che aveva con i figli non poteva non nascere da uno scambio di vita che passasse anche per le cose quotidiane, più banali. È bellissimo rileggere, in una lettera indirizzata al figlio, un punto in cui dice: «Nel rapporto tra un padre e un figlio da qualche parte ci deve essere un po’ di aeternitas», un piccolo mattoncino che è poi destinato, chissà, a svilupparsi in un’altra dimensione. Che non è però la dimensione spiritualeggiante, gnosticheggiante, ma qualcosa che deriva dall’aver fatto un tratto di strada insieme, a contatto di gomito, nella vita. Il finale del Signore degli Anelli a questo proposito è fondamentale. Mentre gli eroi del racconto tornano dalla loro avventura, Tolkien commenta: «Non dissero nulla, ma ognuno traeva conforto dalla presenza dell’altro sulla lunga strada verso casa». È l’immagine del cristiano, il conforto dall’avere vicino qualcuno che posso guardare negli occhi, che posso toccare.

sabato 18 gennaio 2014

Suor Enrica .....Che noi abbiamo conosciuto nel movimento..ora è nelle Clarisse Cappuccine

Sono particolarmente affezionato a Suor Enrica che negli anni giovanili ha frequentato il nostro movimento..
Ha scelto la vita di clausura nelle Suore Clarisse Cappuccine di Brescia
Ogni mese vado a trovarla...anche Giorgio è venuto una volta...
Ti comunica proprio la gioia della scelta di Dio...con la sua voce e il suo canto..
A tutti i suoi amici fa molto piacere questa breve intervista che ha concesso e che è stata pubblicata su Youtube
La sua preghiera so che mi e ci  accompagna...come la nostra a lei
La sua testimonianza è LUCE come il nome che ha scelto da monaca...
PACE E BENE  A TUTTI...come lei sempre mi augura...

LA VITA DEI FRATI CARMELITANI SCALZI ( Documentario ) : Varazze


Ho trovato questo documentario sulla vita dei  frati carmelitani scalzi...è molto bello,con le loro testimonianze..
SAT 2000 lo ha trasmesso nella serie "I passi del silenzio"....tutta su youtube...
Nel nostro movimento carmelitano questa spiritualità trova attuazione anche nella  vita laicale,in famiglia,nel lavoro e nel tempo libero...

Papà..cos'è la vita?Assicurami che vale la pena venire al mondo.....UNA TESTIMONIANZA DI UNA VERITA' CONOSCIUTA....

"Un pomeriggio me ne stavo tranquillamente in casa con il mio primo figlio Stefano, che poteva avere 4 o 5 anni, correggendo i temi come ogni insegnante di italiano ed ero talmente assorto nel mio lavoro che non avevo notato che Stefano si era avvicinato al mio tavolo e in silenzio mi stava guardando. Non chiedeva nulla di particolare, non aveva bisogno di nulla, solo osservava suo padre al lavoro. Ricordo che quel giorno, nell’incrociare lo sguardo di mio figlio, mi folgorò questa impressione: che lo sguardo di mio figlio contenesse una domanda assolutamente radicale, inevitabile, cui non potevo non rispondere. Era come se guardandomi chiedesse: papà, assicurami che valeva la pena venire al mondo. Questa, mi sono detto, è la domanda dell’educazione e da quel momento non ho più potuto neanche entrare in classe e incrociare lo sguardo dei miei alunni e non sentirmi rivolta questa domanda: quale speranza ti sostiene?

Dante nel Paradiso, interrogato da San Pietro sulla fede, si sente chiedere: “Quella cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda, dimmi, donde ti venne?” Perché io potevo desiderare, bambino, di essere come mio papà? Perché presentivo, sapevo che mio papà sapeva le cose che nella via è importante sapere. Sapeva del bene e del male, della verità e della menzogna, della gioia e del dolore, della vita e della morte. Cioè senza discorsi e senza prediche mi introduceva ad un senso ultimamente positivo dell’esistenza, di tutti gli aspetti della vita. Era la testimonianza vivente di una Verità conosciuta. Se l’educazione, come dice don Giussani nel Rischio Educativo è “introduzione alla realtà totale, cioè alla realtà fino all’affermazione del suo significato”, bene mio papà faceva esattamente questo. E questo, mi pare, è proprio ciò che manca ai giovani oggi: sono cresciuti senza che venisse loro offerta questa “ipotesi esplicativa della realtà” e perciò paurosi, trovandosi di fronte a tutto perennemente indecisi, e tristi, e perciò così spesso violenti. Perché, lo sappiamo bene noi adulti: non si può rimanere a lungo tristi senza diventare cattivi. Ma rendiamoci conto che la tristezza dei figli è figlia della nostra, la loro noia è figlia della nostra. Ecco, mio padre, lo dico volutamente con un paradosso, ci ha educati perché non aveva il problema di educarci, di convincerci di qualcosa. Lo desiderava, certo, certo pregava per questo, ma era come se ci sfidasse: “Io sono felice, vedete la mia vita, vedete se trovate qualcosa di meglio e decidete”. Perseguiva tenacemente la sua santità, non la nostra. Sapeva che santi a nostra volta lo saremmo potuti diventare solo per nostra libera scelta.

Una fede che non si dimostrasse aderente alla vita reale, che non si mostrasse capace di esaltare l’io, il cuore e l’attesa del singolo, non potrà mai suscitare curiosità e interesse e desiderio di seguire.

Una volta mio figlio Andrea mi ha detto (era in prima liceo), serissimo: “Ma papà, noi siamo una famiglia normale?” Perché tutto fuori di qui dice il contrario: scuola, TV, amici. Allora ho capito che sentiva una estraneità tra l’insegnamento in casa e la vita, la vita nel mondo normale. Si trattava di fargli veder un altro “mondo”, un altro mondo in questo mondo. Ho capito che mi chiedeva di fargli vedere che la cosa funzionava davvero, che c’erano amici, famiglie, realtà, movimenti, chiese, oratori, parrocchie missioni da cui poter capire e stare certo che quando fosse stato chiamato a sfidare il mondo avrebbe avuto ragioni sufficienti da portare, tutto il peso e la forza di tanti testimoni; che sarà un modo minoritario, quello che vive in un certo modo, ma che sia un mondo vero, "famiglie vere, amici veri, case vere. 


 Dalla testimonianza del prof.Franco Nembrini , l’11 giugno 2007