La
passione, il silenzio, la resurrezione
con i grandi Carmelitani del secolo d’oro
con i grandi Carmelitani del secolo d’oro
Venerdì
della Passione del Signore
della Passione del Signore
Venuti però
da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le
gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e
subito ne uscì sangue e acqua. …
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. (Gv 19, 33-37)
Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto. (Gv 19, 33-37)
s.
Teresa di Gesù
(1515-1582)
conversione: Vida, 8,1.3:
conversione: Vida, 8,1.3:
1 – Entrando un giorno in oratorio i miei occhi caddero su
una statua che vi era stata messa, in attesa di una solennità che
si doveva celebrare in monastero, e per la quale era stata
procurata. Raffigurava nostro Signore coperto di piaghe, tanto
devota che nel vederla mi sentii tutta commuovere perché
rappresentava al vivo quanto Egli aveva sofferto per noi ebbi
tal dolore al pensiero dell' ingratitudine con cui rispondevo a
quelle piaghe, che parve mi si spezzasse il cuore. Mi gettai ai
suoi piedi in un profluvio di lacrime, supplicandolo a darmi forza
per non offenderlo più. […]
3 – Ma nulla mi fu più utile che di prostrarmi innanzi alla
statua che ho detto. Io allora diffidavo molto di me e mettevo ogni
fiducia in Dio. E mi pare che gli dicessi che non mi sarei alzata
dai suoi piedi, se non mi avesse concesso quello di cui lo pregavo.
Certamente Egli mi deve aver ascoltata, perché d'allora in poi
mi andai molto migliorando.
Questo era il mio metodo di orazione. Non potendo discorrere con l'intelletto, procuravo di rappresentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente in quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo, e mi pareva di trovarmi meglio. Mi sembrava che, essendo solo ed afflitto, mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa d'aiuto. – Di simili ingenuità ne avevo parecchie.
Mi trovavo molto bene con l' “orazione dell'orto” dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all'afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di asciugargli quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con Lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai.
Questo era il mio metodo di orazione. Non potendo discorrere con l'intelletto, procuravo di rappresentarmi Gesù Cristo nel mio interno, specialmente in quei tratti della sua vita in cui lo vedevo più solo, e mi pareva di trovarmi meglio. Mi sembrava che, essendo solo ed afflitto, mi avrebbe accolta più facilmente, come persona bisognosa d'aiuto. – Di simili ingenuità ne avevo parecchie.
Mi trovavo molto bene con l' “orazione dell'orto” dove gli tenevo compagnia. Pensavo al sudore e all'afflizione che vi aveva sofferto, e desideravo di asciugargli quel sudore così penoso. Ma ripensando ai miei gravi peccati, ricordo che non ne avevo il coraggio. Me ne stavo con Lui fino a quando i miei pensieri lo permettevano, perché mi disturbavano assai.
s.
Maria Maddalena de’ Pazzi (1566-1607)raccogliere
i frutti della passione: Probatione
vol. 2, 19 agosto 1593:
"Il divin Verbo tien fornito il giardino del cuor suo di
infiniti fiori e frutti acciò che le spose sua ne possin ire a
prendere.
O che a me converrà non pigliare né fiori né frutti, ma saettare di continuo il cuor tuo e inclinarlo a quei cuori che sai come sono. -----
O che a me converrà non pigliare né fiori né frutti, ma saettare di continuo il cuor tuo e inclinarlo a quei cuori che sai come sono. -----
"Nell'amoroso costato dobbiam pigliare ogni riposo e quiete,
dove è la vita mia, dove acquisto ogni sapientia e scientia,
ogni prudentia e bontà, e la carità che è la perfezione di tutte.
----- Quivi si arma l'anima contro ogni avversità, probatione
e tentatione che potessi avvenire. -----
"Il Sangue procedente dallo svenato Agnello, Verbo eterno, dico
dev’esser quello che deve mutar tutte le potentie. -----
A mutar la memoria da ogni cosa che gli potessi tornare in util
suo, e affissarla a ogni perfetto e intero voler tuo. -----
Mutar l'intelletto d'ogni capacità che ha delle cose create, e
convertirsi in ignoranza, e divenir capace della grandezza e
perfezione della vocation sua. --
Devesi mutare la volontà con lasciare ogni affezione che ha posto
alle cose che son sotto Dio, e porla in Dio e nelle creature create
all'immagine sua. --
"Vorrebbe lo Sposo mio e Sposo nostro che la sposa sua e spose
sua fussino in tal modo che anche in ogni minima cosa risplendessi
la grazia sua, e in nulla non si potessi apporre alla perfezione
loro. ---
Bisogna in tutto nutrirsi di Sangue a voler compire e haver in sé
tal virtù, Sposo mio! ----- Bisogna in tutto, in tutto aver
lasciato ogni proprio essere, ancor che spirituale, a volere avere
tal virtù.
"O Jesu mio, di chi è questo Sangue? Di chi non ama sé. Chi
se ne nutrisce? Chi non desidera [s]e non te.
Chi ne consegue una gloria non comune a tutti, ma particolare? Chi
non teme di lasciar te per onorar te. Chi intende queste cose? I
secolari umili, e i religiosi poveri.
Chi ti fa sudare, Iddio mio? Chi non ti vuole udire. Tanti pochi ti
seguono, Dio mio! -----
Oh, come si rinfrescan ben le colombe nel costato tuo! Come si ciban ben l'aquile nel capo tuo! -----
Oh, come si rinfrescan ben le colombe nel costato tuo! Come si ciban ben l'aquile nel capo tuo! -----
Quanto rubiconde e preziose divengon l'anime nel' costato tuo,
quanto feconde nel capo tuo, quanto agili nella bocca tua!
"O Jesu mio, tira a te tutti e' cuori delle tua creature! -----
Bellezza, della cui bellezza tutte l'anime acquistano il decoro
e bellezza, e si conducono a godere la vision tua!" ----- Laus
Deo et Virgini.
s.
Teresa di Gesù – meditazione della passione: Castello
interiore, VI, 7, 6:
10. […] Io chiamo meditazione un discorso fatto con l’intelletto
nel modo seguente. Cominciamo col pensare alla grazia che Dio ci ha
fatto nel darci il suo unico Figliuolo; poi percorriamo senza
fermarci tutti i misteri della sua gloriosa esistenza; oppure
cominciamo con l’orazione nell’orto, seguendo con l’intelletto
nostro Signore fino alla sua crocifissione; ovvero prendiamo un
passo della passione, per esempio la cattura, e percorriamo questo
mistero considerando minutamente tutte le circostanze che possono
fare impressione, come il tradimento di Giuda, la fuga degli
apostoli e tutto il resto. Questa è un’ orazione assai
bella e molto meritoria.
11 – Eppure, ripeto, questa è l’orazione che le anime elevate
da Dio agli stati soprannaturali e alla contemplazione perfetta
dichiarano di non saper fare. Io non ne so il motivo, ma
ordinariamente è così, ed esse han ragione.
Però, s’ingannano quando affermano di non potersi trattenere in questi misteri, né richiamarseli alla memoria, specialmente quando la Chiesa Cattolica li festeggia, essendo impossibile che un’anima, dopo aver ricevuto da Dio tante grazie, si dimentichi di così preziose manifestazioni di amore, che sono come ardenti scintille, atte ad infiammarla sempre più nella sua carità verso Dio. No, quelle anime non si devono intendere.
Quei misteri si comprendono in un modo più elevato. L’intelletto li rappresenta così al vivo, e la memoria ne rimane così impressionata che la sola vista del Signore prostrato nell’orto con quel sudore spaventoso, basta ad occuparci, non solo per un’ora, ma per molti giorni di seguito.
Con un semplice sguardo si vede chi Egli sia, e quanto enorme la nostra ingratitudine verso un dolore così grande. Accorre subito la volontà, sia pure senza tenerezza, ma col desiderio di rispondere in qualche cosa a tanta grazia e di soffrire un poco per Colui che ha tanto sofferto, ed altri simili desideri molto atti ad occupare la memoria e l’intelletto.
Questo, a mio parere, è il motivo per cui l’anima non può passare innanzi e discorrere a lungo sulla passione, e ciò le fa credere di non sapersi in essa occupare.
Però, s’ingannano quando affermano di non potersi trattenere in questi misteri, né richiamarseli alla memoria, specialmente quando la Chiesa Cattolica li festeggia, essendo impossibile che un’anima, dopo aver ricevuto da Dio tante grazie, si dimentichi di così preziose manifestazioni di amore, che sono come ardenti scintille, atte ad infiammarla sempre più nella sua carità verso Dio. No, quelle anime non si devono intendere.
Quei misteri si comprendono in un modo più elevato. L’intelletto li rappresenta così al vivo, e la memoria ne rimane così impressionata che la sola vista del Signore prostrato nell’orto con quel sudore spaventoso, basta ad occuparci, non solo per un’ora, ma per molti giorni di seguito.
Con un semplice sguardo si vede chi Egli sia, e quanto enorme la nostra ingratitudine verso un dolore così grande. Accorre subito la volontà, sia pure senza tenerezza, ma col desiderio di rispondere in qualche cosa a tanta grazia e di soffrire un poco per Colui che ha tanto sofferto, ed altri simili desideri molto atti ad occupare la memoria e l’intelletto.
Questo, a mio parere, è il motivo per cui l’anima non può passare innanzi e discorrere a lungo sulla passione, e ciò le fa credere di non sapersi in essa occupare.
Sabato
santo
Come Giona
rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il
Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della
terra. (Mt
12,40)
s.
Maria Maddalena de’ Pazzi – nel “laco de’ leoni”
(1587?):
Probatione 1, pp.121-123:
Si stava la detta Anima in questo tempo molto afflitta e
depressa per il gran patire interiore delle tentazioni e
continua vista dei Demoni, di modo che da se stessa qualche volta
diceva con chi ha sicurtà: "Io non so quello che io mi sia,
non so se mi sono creatura. In me non è restato altro di bene
se non un poco di buon volere di non offendere Dio. Altro non è in
me. E sono un ricettacolo d'iniquità cagione di tutti i mali e
offese che si fanno a Dio, in modo chi sto qualche volta a
considerare come Jesu e ancora le creature sua mi sopportan sopra la
terra".
E spesso dice simil parole. E a lei par così, però che non gusta
punto Dio in cosa nessuna in quanto al sentimento della grazia, anzi
per le molte e continue tentazione gli par sempre offenderlo.
E ora il Signore l'ha condotta a un termine che vuole che la faccia
tutte le cose contrarie alla natura sua, e ancora a quello che
supera la natura, cioè alla grazia.
Però che tanto quanto essa era ansiosa e desiderosa di fare tutti
gli esercizi della santa religione, tanto ora il Signore la prova al
contrario, dandogli tanta aridità e siccità di mente che non gli
pare aver voglia di fare ben nessuno, né di concorrere agli
esercizi della religione, ancor che per questo non lassa però di
fargli, eccetto qualche volta che non è stata libera di se, avendo
il' Signore concesso al' Demonio, per sua gran probatione e merito,
tanta potestà che alle volte ha avuto tanta forza, per permission
di Dio, che l'ha tirata indietro da qualche esercizio della
religione, come è rimanere fuor di coro, di refettorio e simil
cose. Ma ne fa ben poi la penitenza, però che tante sono le lacrime
che sparge, il dolore e l'afflizione che ne porta, che mai si
consolerebbe.
Se non che il Signore gli fa poi conoscere che è permissione
sua acciò possa avere compassione agli altri, sendo che, come
più volte mi ha detto, innanzi che entrasse nella probatione, non
avrebbe mai pensato che simil pensieri e tentazioni potessin
mai cascare nelle mente delle creature, tanto era sempre unita
attualmente col' Signore.
Ma esso dolcissimo e benignissimo Jesu gli vuol mostrare e
fargli per prova intendere che la perfezione non consiste in gustare
esso Dio, ma sì bene in patire volontariamente, e vincere e
superare le tentazione perché, come dice S. Paolo, la virtù si
conosce per il suo contrario; e ancora che la virtù si fa perfetta
nella infermità (cf. 2 Cor. 12,9), se bene ora a lei è velato
tal lume e gli pare continuamente offendere Dio e tornare indietro,
non che venire alla perfezione, sì come la fa, avvedendoci noi che
ogni dì cresce in lei il lume e cognition di Dio e di se stessa,
l'umiltà, dispregio di se stessa, obbedienza e l’altre
virtù. Ora tornandomi qui a proposito per avere a narrare una cosa,
dirò come questa benedetta Anima ha ricevuto dal Signore molti doni
e grazie grandissime, ma fra gli altri questi cinque particolari,
come si può vedere nei sua ratti e rivelazioni. E prima è stata
sposata dal dolcissimo Jesu e da esso ricevuto l'anello; secondo: a
similitudine di Santa Caterina da Siena ha il cuor di Jesu; terzo:
ha la corona di spine; 4: le sante stigmate interiormente
nell'anima; e quinto: quella intrinseca e suprema purità di
perfezione che a pochi è concessa.
Venendo ora al proposito di quello che si ha da dire, dico che sì
come il Signore gli ha dati questi doni, così ora in questi
cinque anni di probatione gli permette che sia depressa e afflitta
da cinque grandissime tentazioni, cioè: tentazione di fede,
tentazione di superbia, tentazione contro la purità,
tentazione di disperazione, tentazione di gola. E queste sono
le principale, se bene se ne tirano dietro molte altre [p. es.
"nella vocazione, con tentazioni di lasciar l'abito della
Religione; nell'umiltà, con stimoli di superbia; [...] e
nell'ubbidienza, con farle sentir tedio, ripugnanza e
contraddizione a gli ordini, all'ubbidienza et alla volontà
dei Superiori e della Religione": Reconesi/Puccini,
Vita
85].
Pasqua
di Resurrezione
Dic
nobis, Maria,
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis:
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes,
sudárium et vestes.
Surréxit Christus
spes mea ... . (seq. lit.)
quid vidísti in via?
Sepúlcrum Christi vivéntis:
et glóriam vidi resurgéntis.
Angélicos testes,
sudárium et vestes.
Surréxit Christus
spes mea ... . (seq. lit.)
s.
Teresa di Gesù - l’incontro con il Risorto:
Relazioni spirituali,
15, 6:
6. Un giorno, dopo la comunione, mi parve assai chiaramente che
nostro Signore si sedesse accanto a me e cominciasse a consolarmi
con grandi manifestazioni di tenerezza, dicendomi fra l’altro:
«Eccomi qui, figlia mia, sono io; porgimi le tue mani»,
e mi sembrava che me le prendesse e le avvicinasse al suo costato,
aggiungendo: «Guarda le mie piaghe. Tu non sei senza di me.
La vita passa rapidamente». Da alcune cose che mi disse
capii che, dopo essere asceso al cielo, non è più disceso sulla
terra per comunicarsi agli uomini se non nel santissimo Sacramento.
s.
Teresa di Gesù
l’incontro con il Risorto: Vida, cap. 28:
l’incontro con il Risorto: Vida, cap. 28:
3. Un giorno che era la festa di san Paolo, mentre stavo a
Messa, mi apparve tutta la sacratissima umanità di Cristo, in
quell’aspetto sotto il quale lo si suole rappresentare
risorto, con quella gran bellezza e maestà di cui ho scritto
particolarmente alla signoria vostra […]. Dirò soltanto che,
quand’anche in cielo non vi fosse altra gioia per la vista, se non
la grande bellezza dei corpi glorificati, se ne avrebbe già una
immensa beatitudine, specialmente nel contemplare l’umanità
di Gesù Cristo nostro Signore. Se infatti è così sulla terra dove
Sua Maestà si mostra in conformità di quanto può sopportare
la nostra miseria, che sarà dove si godrà pienamente di un
tale bene? […]
4. […] neppure se fossi stata molti anni a sforzarmi d’immaginare
uno spettacolo così bello avrei potuto né saputo figurarmelo,
trattandosi di qualcosa che trascende ogni umana immaginazione,
anche solo per il candore e lo splendore.
5. Non è uno splendore che abbaglia, ma una bianchezza soave e
un infuso splendore, che dà molto godimento alla vista senza
stancarla, come non la stanca la chiarezza che aiuta a vedere tale
divina bellezza. È una luce così diversa dalla nostra che la luce
del sole sembra offuscata, in confronto a quella chiarezza e a
quello splendore che ci si presenta alla vista, tanto che dopo non
si vorrebbe più aprire gli occhi. […]
8. Non ho inteso, anzi, fare un paragone, perché i paragoni
sono sempre imperfetti, ma dire la verità, essendovi qui la
stessa differenza che passa tra una persona viva e il suo ritratto,
né più né meno. Infatti, se è un’immagine, è un’immagine
viva, non un uomo morto, ma Cristo vivo, il quale rivela che è uomo
e Dio, facendosi vedere non come quando stava nel sepolcro, ma come
quando ne uscì ormai risorto. E a volte ci viene davanti con tanta
maestà da non far sorgere alcun dubbio che sia proprio il Signore,
specialmente dopo la comunione nella quale già sappiamo che è lì
presente, come ci insegna la fede. Si mostra allora così
padrone di quella dimora che all’anima, tutta disfatta, sembra di
sentirsi consumare in Cristo. […]
9. Qui si vede chiaramente, Gesù mio, quanto poco, dinanzi a
voi, possano tutti i demoni e come chi vi soddisfa possa calpestare
tutto l’inferno. Qui si vede perché i demoni abbiano dovuto
tremare di spavento quando discendeste al limbo, desiderando
mille altri più profondi inferni per sfuggire a una così grande
maestà, ed io mi rendo conto che voi volete far capire all’anima
quanto essa sia grande e quanto sia potente questa sacratissima
umanità congiunta alla divinità. Da ciò è facile immaginare che
cosa sarà, nel giorno del giudizio, vedere la maestà di
questo Re e vederne l’inflessibilità verso i cattivi. Qui è
il momento della vera umiltà, lasciata nell’anima dalla vista
della sua miseria, che essa non può assolutamente ignorare;
qui prova gran turbamento e sincero pentimento dei suoi peccati
tanto che, anche vedendo che Dio le dimostra amore, non sa dove
nascondersi, e si sente distruggere. […]
s.
Giovanni della Croce (1951-1591)
- l’intima unione con Dio:
Fiamma viva
d’amore (A):
1. O fiamma d’amor viva, / che tenera ferisci
dell’alma mia il più profondo centro!
Poiché non sei più schiva, / finiscimi se vuoi,
il velo squarcia a questo dolce incontro!
dell’alma mia il più profondo centro!
Poiché non sei più schiva, / finiscimi se vuoi,
il velo squarcia a questo dolce incontro!
2. O dolce cauterio! / Deliziosa piaga!
Morbida mano, tocco delicato,
che sa di eterna vita e ogni debito paga!
Morte in vita, uccidendo, hai tramutato!
Morbida mano, tocco delicato,
che sa di eterna vita e ogni debito paga!
Morte in vita, uccidendo, hai tramutato!
3. O lampade di fuoco, / nei cui vivi bagliori
gli abissi più profondi del mio senso,
prima oscuro e cieco, / con rara perfezion
all’Amato or dan luce e calor!
gli abissi più profondi del mio senso,
prima oscuro e cieco, / con rara perfezion
all’Amato or dan luce e calor!
4. Come mite e amoroso / ti
svegli sul mio seno,
dove in segreto e solo tu dimori!
Col tuo dolce respiro / di bene e gloria pieno,
quanto teneramente m’innamori!
dove in segreto e solo tu dimori!
Col tuo dolce respiro / di bene e gloria pieno,
quanto teneramente m’innamori!
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