Ecco le prime 2 pagine del libretto preparato da un gruppetto del MEC di Bologna sul Castello Interiore di Santa Teresa d'Avila in occasione dell'apertura del V Centenario (con brani di S. Teresa e commenti tratti dal libro di Padre Antonio Sicari "Nel Castello Interiore di Santa Teresa d'Avila")...
Un ringraziamento a Laura che me le ha inviate e mi ha dato il permesso di pubblicarle nel blog!
Dal "CASTELLO INTERIORE" di s. Teresa d'Avila
Commenti introduttivi da: A.M.Sicari, Nel Castello Interiore di
S.Teresa d'Avila, ed. Jaca Book.
Cinquecento anni fa – nel Marzo 1515 –
nasceva in Spagna, ad Avila, Teresa de Ahumada che, col nome di
Teresa di Gesù, avrebbe avviato la riforma del Carmelo; per la
profondità dei suoi insegnamenti, sarebbe poi stata definita
"Dottore della Chiesa", mentre nell'Ordine Carmelitano
viene chiamata affettuosamente "la Santa Madre".
Per celebrare la Santa Madre Teresa in questo 5°
Centenario, presentiamo alcuni brani più significativi del
"Castello Interiore", la sua opera più conosciuta,
commentati dal carmelitano p. Antonio Sicari. Nel corso di questi 5
secoli, tante anime hanno preso forza dalle sue parole (pensiamo
anche solo ai santi carmelitani, come S. Teresa del Bambino Gesù, S.
Edith Stein, la B. Elisabetta della Trinità…).
E' un testo sempre attualissimo, perché, come
ebbe a dire Benedetto XVI, "……ci
insegna a riconoscere e a sentire realmente questa sete di Dio che
esiste nella profondità del nostro cuore, questo desiderio di essere
in colloquio con Lui, e di essere suoi amici…"
Santa Teresa di Gesù, avendo vissuto in prima
persona le tappe di questo cammino interiore, è in grado di
descrivercele con estrema chiarezza. Sta a noi fare tesoro dei suoi
suggerimenti…
INTRODUZIONE
Beato chi trova in te la sua forza e
decide nel suo cuore il santo viaggio" dice un famoso Salmo.
Il viaggio nel Castello, di cui parleremo ora, ci introdurrà alla
Preghiera: un viaggio verso un incontro, al centro di noi stessi.
Il
CASTELLO INTERIORE di Santa Teresa di Gesù è riconosciuto come uno
dei testi più incisivi di tutta la letteratura sul tema della
infinita dignità dell'uomo. Santa Teresa lo scrisse nel 1577, di
getto, in soli 6 mesi, in obbedienza alla richiesta dei superiori,
come aiuto nel cammino di orazione delle sue figlie. Il testo inizia
così: "Oggi stavo supplicando il Signore di parlare in luogo
mio, perché non sapevo come cominciare ad obbedire al comando che mi
è stato dato, ed ecco quello che mi venne in mente…."
L'idea di
paragonare l'anima ad un Castello di diamante venne a Teresa durante
la preghiera, mentre scongiurava Dio di voler "dettare Lui
stesso" quel trattato sulla preghiera che i superiori le
avevano chiesto di comporre.
Il castello splendente
è l'immagine di un'anima in grazia.
Teresa ce lo presenta
come suddiviso in 7 Dimore o "Mansioni"
(dallo spagnolo Moradas o Mansiones)
Il protagonista di tutte le Dimore è Dio
stesso, che attrae a sé l'anima.
Dio diviene sempre più protagonista, al punto
che – al termine del percorso -
Teresa può semplificare radicalmente il suo
simbolismo affermando che la sua opera non tratta di nient'altro che
"di ciò che Lui è e di ciò che Lui fa nelle anime".
Santa Teresa
parla di "numerose Dimore" (dice: "ve ne sono a
milioni"), ed insiste sul fatto che "le cose
dell'anima vanno sempre considerate con pienezza, ampiezza
e grandezza, senza temere di esagerare, dato
che essa ha una capacità che supera ogni nostra immaginazione".
Come entrare nel
Castello? Attraverso la Preghiera: cioè l'invito di Dio che chiama
dalla stanza più interna delle Settime Dimore e la decisione
dell'anima che finalmente risponde, oltrepassando la soglia della
propria muta solitudine. Si tratta della grande promessa
annunciata nel Vangelo di san Giovanni:
"Se uno mi ama, osserverà la mia Parola,
il Padre mio lo amerà, noi verremo a lui e prenderemo dimora
presso di lui".
Non sempre,
però, il Castello splende come un diamante. Può oscurarsi. La pena
di vedere un castello oscurato e sporco, a causa del peccato,
dipende proprio dal fatto che non lascia più trasparire quel Sole
interiore che pur continua a splendere dentro.
Teresa descrive l'anima in peccato come "
completamente impotente, del tutto schiava, legata, con gli occhi
bendati,
sepolta fra dense tenebre."
Ne prova
profondissima compassione e conclude esclamando:
O anime, capitevi, abbiate pietà di voi
stesse!".
"Capire se stessi", "aver pietà
di se stessi" significa, in concreto, decidersi a oltrepassare
la porta del Castello, cioè "cominciare a pregare".
Per l'uomo, "rientrare
in se stesso" e "andare alla ricerca
di Dio" sono due esperienze che accadono contemporaneamente: in
ambedue i casi si tratta
di mettere in comunicazione i due protagonisti, e ciò può
avvenire soltanto dando avvio ad
un "dialogo amoroso" : appunto,
la Preghiera .
Ma occorre
credere questo in maniera personale, irripetibile, al punto
che ciascuno deve poter affermare: "Nessun altro
può prendere il mio posto nell'appuntamento
d'amore a me destinato.
1. Prime Mansioni - Conosci te stesso, la tua anima.
INTRODUZIONE:
Santa Teresa parla di sette "dimore" o "mansioni"
o "stanze" – tutte collocate nell'uomo interiore – che
bisogna attraversare per giungere a quella più intima e segreta (la
settima) dove Dio abita. Non si tratta certo di luoghi, ma piuttosto
di "modi di essere": l'anima umana si può collocare
davanti a Dio in atteggiamenti d'amore diversissimi.
Sette dimore vuol dire
dunque: sette fondamentali modalità di amare Dio. L'amore è
incomparabilmente ricco, tanto che ogni anima può dirsi collocata
davanti a Dio in maniera unica.
Chi entra nelle prime dimore – dopo aver a lungo abitato
fuori dal Castello, come un mendicante - non solo vi entra
accompagnato da molte brutture a cui è da tempo abituato, ma
all'inizio non ne percepisce tutta la bellezza, anche se esso si è
già, per così dire, parzialmente risvegliato e illuminato.
Appena oltrepassata la porta della preghiera, l'anima si trova
nelle Prime Dimore. C'è però una Maturazione che deve avvenire,
qualcosa che ella deve cominciare ad assorbire in queste prime
dimore. La tradizione cristiana ha chiamato questo "qualcosa",
umiltà, o "conoscimento di sé".
Teresa ci ricorda che un vero umile conoscimento di sé non
potrà mai avvenire, se la preghiera non sarà accompagnata da un
ridimensionamento della vita, da una nuova impostazione che sgombri
il campo da tante pesantezze e distrazioni.
TESTO:
Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto
di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano
molte dimore, come molte ve ne sono in cielo, e ognuna di esse
si suddivide in molte altre. Dio dice di averlo fatto a sua
immagine…
Al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove
si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l'anima.. Del
resto, che cos'è
l'anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di
prendere le sue delizie? No, non vi è nulla che possa
paragonarsi alla grande bellezza di un'anima e alla sua immensa
capacità!
Che confusione e pietà
non poter – per nostra colpa - capire noi stessi e conoscere chi
siamo! Sì, sappiamo di avere un'anima, ma ben poche volte pensiamo
alle ricchezze che sono in lei e a Colui che in essa abita!
Dobbiamo ora vedere il modo di poter entrare nel nostro
incantevole e splendido castello. Però dovete sapere che vi è una
grande differenza tra un modo di essere e un altro, perché molte
anime stanno soltanto nei dintorni, là dove sostano le guardie,
senza curarsi di andare più innanzi, né sapere cosa si racchiuda in
quella splendida dimora, né chi l'abiti, né quali appartamenti
contenga.
Se avete letto in qualche libro di orazione consigliare
l'anima ad entrare in se stessa, è proprio quello che intendo io.
Ora, pretendere di entrare nel cielo senza prima entrare in noi
stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per
vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua
misericordia, è una vera follia.
La porta per entrare in questo castello è l'orazione: ….Le
anime che finiscono con l’ entrare nel castello, benché ingolfate
nel mondo, non mancano di buoni desideri: di tanto in tanto si
raccomandano a Dio, e, sia pure in fretta, rientrano in se stesse con
qualche considerazione. Pregano qualche volta al mese, benché
distrattamente, dato che il loro pensiero è quasi sempre tra gli
affari, a cui sono molto attaccate, secondo il detto: Dov'è il tuo
tesoro ivi è il tuo cuore. Però, di tanto in tanto decidono di
liberarsene perché, grazie al proprio conoscimento riconoscono che
la strada per cui camminano non è quella che conduce al castello.
Finalmente entrano
nelle prime stanze del pianterreno,
ma vi portano con sé un'infinità di
animaletti e serpenti velenosi i quali non solo impediscono di
veder le bellezze del castello, ma neppure permettono di rimanervi in
pace.
Tuttavia hanno già fatto molto con l’entrarvi…..!!
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