Nella scuola di Cristianesimo abbiamo parlato delle parabole di Gesù
(Buon Samaritano,Pecorella Smarrita,Figliol Prodigo),è per imparare insieme...
IL
METODO DI DIO
MARINA
CORRADI
Si
può immaginare un partito politico che scelga per una convention il
luogo della peggiore sconfitta elettorale, o una multinazionale
in crisi che rilanci la sua immagine proprio dal Paese in cui un
disastro ecologico l’abbia danneggiata? Simili scelte
verrebbero immediatamente bocciate dagli esperti di comunicazione.
Invece proprio l’Irlanda, la Chiesa d’Irlanda già travagliata
dallo scandalo della pedofilia, è il luogo del Congresso
eucaristico. Il prossimo Incontro delle famiglie sarà a Filadelfia, in
una comunità cristiana molto provata da un analogo scandalo. E la
Giornata mondiale della gioventù è stata a Madrid, nel mezzo
della corrente contraria della Spagna di Zapatero. Sembrerebbe dunque
che il metodo di Benedetto XVI sia quello di scegliere, per i grandi
eventi ecclesiali, i luoghi dove la Chiesa è più indebolita e
sofferente.
Nell’ultima
Udienza, il Papa ha come indirettamente spiegato la radice di questa
logica, umanamente paradossale. Partendo dalla
Seconda
Lettera ai Corinzi di
Paolo – quella in cui l’apostolo delle genti parla della sua
"spina", della oscura sofferenza che lo tormenta, e però
conclude «quando sono debole, è allora che sono forte» – il Papa
ha ricordato che proprio quando si sperimenta la propria debolezza si
manifesta la forza di Dio. «Non è la potenza dei nostri mezzi,
delle nostre virtù, delle nostre capacità che realizza il regno di
Dio, ma è Dio che opera meraviglie attraverso la nostra debolezza,
la nostra inadeguatezza», ha detto.
Il
"metodo" di Dio dunque non si fonda sulla nostra bravura o
coerenza, ma proprio, dentro alla preghiera, sul riconoscersi poveri
e impotenti, e quindi domandare.
E
certo, lo aveva già insegnato Paolo; ma quanto noi cristiani
continuamente ce lo dimentichiamo. Quanti, e magari fra i più assidui
in chiesa, ne incontri, fieri delle proprie virtù, e amareggiati
magari dal come stranamente quelle virtù non si trasmettano ai
figli, che se ne vanno per un’altra strada.
E
l’amarezza, allora: siamo stati fedeli, coerenti, casti, siamo
stati "bravi", e cosa ci ritroviamo fra le mani?
(Quell’amarezza che poi allontana anche chi si avvicini, perché
non è mai la tristezza, che affascina e converte). La oscura spina
di cui scrive Paolo ai Corinzi contiene lo straordinario metodo di
Dio, che, si direbbe, attende semplicemente che noi allunghiamo verso
di lui la mano, come fanno i bambini con la madre, quando sono
caduti. L’umiltà di quella mano vuota, è il vuoto che Dio riempie
con la sua grazia.
Grazia
che moltiplica i frutti dell’opera degli uomini; come accadde a
Paolo, perseguitato, incarcerato, che pure contagiò con
il cristianesimo tutte le terre in cui mise piede. Paolo, che se
avesse fatto conto solo su se stesso sarebbe stato, dalla storia, da
tempo dimenticato. Paolo, che proprio come noi avrebbe voluto essere,
dal suo male,semplicemente liberato; giacché poi – pensava,
come noi – allora sì, sarebbe stato forte, libero, potente.E
invece nella compagnia di una a noi sconosciuta sofferenza imparò
l’abbandono, e la domanda del bambino; imparò in sé il metodo di
Dio.
Un
Dio che si fa evidente sulla faccia dei più apparentemente
impotenti, come il Giovanni Paolo II degli ultimi anni, malato, tremante,
mostrò al mondo. (E c’era chi mormorava che, così malato, avrebbe
dovuto lasciare. Ma quanto invece splendeva su
quella sua vecchia faccia una luce che ben oltre le parole stupiva e
affascinava; e come lo si vide, alla sua morte, nella immensità
della folla venuta a salutarlo).
E
Benedetto ora, anziano, in tempi di turbolenze e sofferenze per la
Chiesa, che tenacemente conduce gli eventi cruciali là, dove
in una prospettiva umana ci si aspetterebbe un fallimento. Benedetto
XVI che dedica una lunga Udienza a rispiegarci la logica
di san Paolo, non sembra forse testimoniarci:non abbiate paura,
semplicemente bisogna allungare la mano aperta, a domandare?
Portando avanti tenace, magari contro ottimi e assennati e razionali
consigli, quel metodo umanamente assurdo che
però perpetua da duemila anni la Chiesa: il folle, straordinario
metodo di Dio. (da editoriale AVVENIRE DEL 15 GIUGNO 2012)
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