Pubblico una nuova lettera di P. Aldo Trento del 13/7/2011 dal Paraguay con l'augurio che sempre sorgano preti con questa coscienza di sè:
Cari amici,
la sproporzione fra il mio nulla, e il Mistero di cui è fatto il mio cuore aumenta man mano che vedo la mia impotenza davanti al bisogno mio e di quanti, sofferenti, derelitti, bussano alla mia porta. Che dolore, che grido dentro di me al Mistero perché mostri il Suo tenero volto davanti a tre giovani mamme ricoverate con cancro terminale. Maria, 29 anni e 5 figli, Giuseppina, 32 anni e 6 figli, Cinzia 42 anni e 3 figli. Tre donne sole, senza marito che le ha abbandonate con 14 figli. Mentre celebravo la messa, credevo che Giuseppina morisse. Un cancro ai polmoni pareva soffocarla. Vedevo il suo affannoso respiro e guardavo l´ostia che avevo fra le mani. Sentivo tutto il dolore di quell´affanno e chiedevo a Gesù di guardarla negli occhi, le chiedevo di condividere con lei il suo dolore. A un certo punto mi sono avvicinato accarezandola e dopo averle dato l´unzione degli infermi, dopo la comunione si è riposata.
Chi sono io Signore, si domandava Santa Caterina? Niente, e chi sei Tu? Tutto.
Vedere ogni giorno chi è l´umano è drammatico eppure quell´uomo che in un momento cessa di vivere, è Cristo e guardandolo così non puoi non metterti in ginocchio. Perché se ciò che di più caro che hai è Cristo è vero che quell´uomo è ciò che di più caro hai in quel momento. E lui è ciò che di più caro hai perché lui come me è ciò che di più caro esiste per Cristo. .......................
Infine una notizia interessante nel giorno di San Benedetto. Si presentò un giovane di 24 anni, ricco, diseredato dalla famiglia e cacciato di casa perché vuole farsi prete. È laureato in filosofia ed altri titoli. Arriva da me, grazie al settimanale che pubblichiamo e che legge (quanto è importante entrare nei quotidiani laici con un settimanale “laico”, cioè cattolico). Vuole essere sacerdote perché affascinato dall´esperienza che vibra nel settimanale.
Lo guardo con molto distacco anche perché in questi anni più di qualcuno mi è venuto con questo desiderio, ma poi davanti alla mia proposta non tornano più. L´ascolto e poi gli chiedo: “Ti piacciono le ragazze?”. Lui mi guarda stupito e sorpreso. Al che io gli rispondo: “Con i tempi che corrono, è una domanda importante perché la condizione, come diceva Giussani, per essere prete è di essere uomini”. “Padre, chiaro che si”, mi rispose. Bene, allora ti propongo subito una cosa: “Per tre mesi, non solo perché sei laureato in filosofia ti piace leggere, studiare cantare (cantava nell´opera di Asunción), parlare italiano etc. (un sacco di doni che io non ho mai avuto essendo stato un asino a scuola) ma perché tu possa imparare a fare i conti con il “mordere la pietra” come diceva il frate a Miguel Mañara, vieni oggi con Paolino e me alla fattoria dove ci sono gli ammalati di AIDS, rifiutati da tutti. Per tre mesi vivrai con loro: dormirai in una delle loro stanze in un letto a castello, mangerai con loro, lavorerai la terra e ovviamente ci sarà lo spazio necessario per la preghiera, lettura, silenzio, etc. Poi, terminati i tre mesi, andrai dai “ex barboni” della casa S. Gioacchino e Anna, per lavare e pulire questi figli prediletti di Dio, vivendo con loro. Ed infine altri mesi nella Clinica”.
Amico per essere prete ci vogliono le palle, perché altrimenti domani basta una ragazza che ti guarda e sparisci o vivi nell´orgoglio, lamenti e borghesismo di tanti giovani e non, preti che conosco: “Bisogna soffrire perché la verità non si cristallizzi in dottrina”, diceva Mounier.
Mi guarda e con un sorriso mi dice: “Padre, grazie è quello che voglio, accetto la sfida”. Siamo saliti in macchina, siamo andati alla fattoria e dal giorno di S. Benedetto con il suo “ora et labora” è lí che ha dato inizio a un’avventura che se Dio vorrà – chissà- sarà quello che mi sostituirà, perché la vita passa e sempre ho chiesto al Signore un sostituto pero che sia con le palle e ami Cristo e i poveri inmensamente di più di quanto un innamorato ami la donna che ha sposato come un innamorato, la sua morosa. Pregate allora, amici perché se Gesù vuole, sia davvero per lui la possibilità di vivere la grazia che mi è data di vivere.
La regola è sempre quella: “Calli nelle ginocchia, calli nelle mani, calli nella mente”. Preti, cioè uomini virili!
Ciao, P. Aldo
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