"Non è una commemorazione la nostra. È la presenza di Cristo, nostra vita, da riconoscere. Non è una commemorazione che facciamo, ma è una Presenza che dobbiamo riconoscere.
Questa è la fede: riconoscere una Presenza, e basta; riconoscere una Presenza che è il significato del sangue che circola, del bambino che si fa nascere, del marito o della moglie che si ha.
Fede è riconoscere un avvenimento che riaccade di nuovo ogni volta che ci pensiamo.
Quando Isaia profetizzava: «Non un angelo, ma Egli stesso vi salverà» (Is 63,9), descriveva questo avvenimento che è Dio fatto compagnia all’uomo; lo stesso quando Mosè, nel capitolo 33 dell’Esodo, chiede: «Signore, se tu non ci accompagni nel cammino, allora piuttosto non farci partire di qui» (Es 33,15).
Ma quando diciamo l’Angelus (potrebbe essere il primo proposito di quest’anno che in ogni casa ciascuno di voi ogni giorno non dimentichi questa sintesi di tutta la fede, perché dire: «E il Verbo si è fatto carne e abita in mezzo a noi» è il riaccorgersi di quello che sta accadendo) a che cosa pensiamo? A una Presenza, da cui si è distolto lo sguardo per distrazione.
E quando diciamo alle Lodi il Benedictus, il cantico che invoca un avvenimento che stava accadendo allora, perché lo recitiamo, se non per il fatto che esso sta continuamente accadendo? La Sua compagnia, la Sua presenza: non esiste nessun’altra alternativa in tutta la storia a tutte le ideologie possibili e immaginabili, che ci sono state, ci sono e ci saranno (perché in fondo i loro fattori fondamentali sono tali e quali per tutte; sono come i legnetti o i pezzetti di ferro di un meccano per i bambini: si possono fare tante forme, ma i pezzetti sono sempre gli stessi). L’unica alternativa, la misura che non è più quella delle nostre cose è l’annuncio di questa Presenza.
Perciò non c’è che una novità nella nostra vita; una, non due: l’accorgerci di questa Presenza.
È talmente l’unica novità che rende nuovo tutto, perfino l’istante, la banalità del tuo luogo quotidiano: anzi, l’indice supremo che Cristo è Dio è proprio che il fattore umano più vicino al nulla, cioè la routine quotidiana, pezzetto per pezzetto viene redenta e tutta l’ampiezza della personalità dell’uomo è riassunta, salvata nell’istante, in questo istante, qualunque cosa faccia......"
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