giovedì 28 febbraio 2013

Chris Tomlin - Whom Shall I Fear (God of Angel Armies) .....1° in classifica nella Christian music in USA.....molto bello...

TRADUZIONE DEL CANTO:

Mi hai sentito quando chiamo, Tu sei il mio canto mattutino
Anche se il buio riempie la notte, non può nascondere la luce
Di chi avrò paura?
Posso  schiacciare il nemico, Sotto i miei piedi
Tu sei la mia spada e scudo, anche se aleggiano  ancora guai
Di chi avrò paura? 


Coro:
So  chi sta dinanzi a me, lo so chi sta dietro
Il Dio delle armate degli angeli è sempre dalla mia parte
Colui  regna per sempre, Lui è un mio amico
Il Dio delle armate degli angeli  è sempre al mio fianco

La mia forza è nel tuo nome, lei sola mi può salvare
Tu mi libererài, sii la vittoria
Di chi avrò paura? Di chi avrò paura?

Credo alle tue promesse, Tu sei fedele

RICORDANDO MONS.LUIGI BRACCHI...alla Badia...amico di Suor Luisa...e mio...

......E don Luigi entrò così alla Badia. Da subito riuscì a farsi spazio nell'animo
di noi giovani aiutandoci a riposizionare lo sguardo e il cuore sui veri valori. Stavamo, infatti, rischiando di disperderci e di perderci su strade che portano lontano e da cui poi è difficile trovare la via del ritorno a “casa”. Ma ci ha trattenuto e catturato il Bene che don Luigi ci ha trasmesso con la serenità del volto, la delicatezza del tratto, l'amabile semplicità con cui si metteva in relazione con noi.
Ci sentivamo ascoltati e accolti, soprattutto raccolti nel nostro desiderio profondo di dare senso e orientamento alla nostra vita. Ci ascoltava accompagnando l'ascolto con occhi vividi e gioiosi e in quello sguardo pa-reva di incontrare lo sguardo buono di Dio che ha a cuore la vita dei suoi figli. Dopo l'incontro con lui pareva che il cuore avesse guadagnato una nuova freschezza, per questo non era difficile lasciarci coinvolgere nel dif-fondere il Bene ricevuto gratuitamen-te e condividere i nostri “doni”con chi aveva meno.
Abbiamo così intravisto la prospettiva di una Chiesa aperta come casa materna alla rivalutazione di ogni creatura umana: in particolare quella più debole e fragile. Siamo stati coinvolti nell'attenzione delicatissima ad ogni persona.
La voce pacata e profonda di don Luigi ci accompagnava con un ritornello che motivava la nostra azione apostolica: “Come il Signore è stato buono con voi, vedete di esserlo nella stessa misura, benevoli e attenti, per quanti incontrate, specie per i più lontani e i più poveri”.
Don Luigi ci ha presi per mano e ci ha guidato nell'operare scelte a favore di questi nostri fratelli. Penso all'attività feriale del gruppo di “servizio sociale”, attraverso la quale ci preoccupavamo di sostenere alcune famiglie della parrocchia alle prese con situazioni pesanti da portare. Penso alle visite alla Casa di riposo per raggiungere persone sole e abbandonate dai familiari. Particolarmente significativo è stato il viaggio a Lourdes: e anche qui il ricordo mi riporta alla “folla”, a quell’umanità sofferente incontrata molte volte da Gesù - i malati nel corpo e nello spirito  nei quali don Luigi ci ha insegnato a riconoscere e servire il Signore. E così il ricordo diventa,come nell’Eucaristia, “memoriale” e ci sospinge a rendere presenti i gesti dell’Amore che donae si donasenza riserve.
Sono rimasta senza parole quando un amico mi ha telefonato dandomi la notizia della morte di don Luigi e ho sentito un profondo dolore. Non ci sono parole di fronte alla morte, an-che se come dice il poeta Gibran vor-remmo scoprirne il segreto: "Vorreste conoscere il segreto della morte ma come scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?"
E allora non ci resta che andare al “cuore” della vita di don Luigi, per raccogliere la preziosa eredità che ci ha lasciato vivendo, giorno per giorno, fedele alla sua missione sacerdotale.
Grazie don Luigi!La tua vita è stata luminosa come una “perla” in cui il Sole si riflette.
In mezzo a tutte le trame d'Amore con cui il Signore ha intessuto la tua vita,
mi ci sono trovata anch'io insieme alla mia famiglia che ha gustato più
volte la tua presenza.
Grazie perché vedendo incarnato in te lo stile di Gesù e i valori del Vange-lo non mi è stato difficile scegliere la strada della sequela.
Grazie a nome di tutti i giovani del '70
e di tutti coloro che sono stati rag-giunti dall'Amore che hai seminato a
piene mani.Continua ad esserci padre, fratello e amico. Ci sentiremo meno soli e
smarriti e ancora custoditi e accom-pagnati dalla tenerezza di Dio.

Suor Marialuisa Bergomi
Suora originaria della Badia,
vice consigliera generale

UN SALUTO ALLA CARA MIA AMICA SUOR LUISA...A RENATO...AD ANGELO..A FRANCESCO...A MARIO...A TANTI AMICI CHE CON ME HANNO SEGUITO DON LUIGI PER TANTI ANNI DELLA LORO GIOVINEZZA
WALTER

QUI C'E' IL NUMERO SPECIALE CHE PARLA DELLA TUA STORIA......

 Caro Don Luigi, permettimi di chiamarti così ora che non sei più in mezzo
a noi: prima non mi sarei mai permessa di rivolgermi a Te in tono troppo
confidenziale.
Ora che ti trovi in un'altra dimensione, certamente in Paradiso, dimmi perché te
ne sei andato via in modo così improvviso e repentino lasciando tutti i tuoi par-
rocchiani sbigottiti ed increduli.
Sapevamo che avevi qualche acciacco, ma non ci preoccupavamo perché ti ve-
devamo sempre attivo e zelante. Ora che non ci sei più, piangiamo la grave per-
dita e ci rendiamo conto delle tante belle doti che il Signore ti aveva dato: bontà,
mitezza, alacrità, carità, generosità, pazienza, umiltà e potrei continuare ma mi
sembra di vederti scuotere la testa ...
Se non sei d’accordo che io continui, sappi che i Verolesi ti volevano bene, ti
stimavano, ti consideravano, ti ascoltavano anche se a volte la realtà sembrava
diversa ... e sapevano anche che eri stanco.
Ma, in prossimità delle Feste natalizie, come chiedere a Don Luigi di riposare?
Allora il Signore, che tutto vede e provvede, avrà detto: “Vieni, servo buono e fe-
dele a riposare accanto a me”. Perciò, ora che piangiamo la tua dipartita, aiutaci
dal cielo e prega per tutti noi.(L.del Balzo)
 

sabato 23 febbraio 2013

Card.Carlo Cafarra :Non possiamo astenerci....dalle priorità....

"Non possiamo astenerci dal prendere posizione su alcune questioni anche mediante lo strumento democratico fondamentale del voto. La scelta sia guidata dai criteri sopraindicati, che sintetizzo: rispetto assoluto di ogni vita umana; costruzione di un rapporto giusto fra Stato, società civile, persona; salvaguardia dell’incomparabilità del matrimonio – famiglia e loro promozione; priorità del lavoro in un mercato non di competizione, ma di mutuo vantaggio; affermazione di una vera libertà di educazione.
Se con giudizio maturo riteniamo che nessun programma politico rispetti tutti e singoli i suddetti beni umani, diamo la nostra preferenza a chi secondo coscienza riteniamo meno lontano da essi, considerati nel loro insieme e secondo la loro oggettiva gerarchia."                  Mons.Carlo Cafarra

GRAZIE AMICI....per l'affetto verso me e mio padre...la compagnia è un dono grande...

 Mi sono fatto prestare le parole da  Padre Aldo Trento....
Quando qualcuno che ti è tanto caro, sta tanto male,il mondo acquista un'altra luce...la luce della verità..(la salute è una grazia)
e della Verità..con la V maiuscola....
Grazie a tutti ..Valter


"Alcuni giorni fa mi ha colpito una frase di Chesterton: «Colui che è convinto di essere in buona salute è l’unico veramente ammalato». Nel testo latino del Credo la liturgia mette sulle nostre labbra: «Propter nos homines et propter nostram salutem descendit de Caelis». La traduzione italiana sostituisce il sostantivo “salutem” con “salvezza”, mentre per me la parola “salute” esprime molto bene la condizione dell’uomo già sul nascere della vita. Cristo non si è fatto carne solo perché l’uomo impari a guardare il suo destino finale, ma anche perché in questo momento possa godere della bellezza della realtà, della circostanza nella quale ognuno di noi è chiamato. Cristo si è fatto carne e vive in mezzo a noi affinché possiamo sperimentare in ogni momento la grazia della salute. Quella “salute” che abbiamo perso con il peccato originale. Dio si è fatto carne per ridarcela. Perché ciascuno sperimenti il gusto, la gioia di vivere, dentro qualsiasi situazione in cui ci troviamo.
Tutti siamo malati, ma quando il sacerdote versa un po’ di acqua sopra la testa di un bimbo e pronuncia la frase: «Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo», non è più la morte il suo destino finale, ma inizia un’ontologia nuova che trasforma la mortalità in immortalità, la malattia – qualsiasi sia il suo nome – in salute."

JOSEPH CARD. RATZINGER sull'impegno dei cattolici i politica.....trarne le conseguenze....seppur difficile...è doveroso....(voteremo Antonio?)

"È avvenuto in recenti circostanze che anche all’interno di alcune associazioni o organizzazioni di ispirazione cattolica, siano emersi orientamenti a sostegno di forze e movimenti politici che su questioni etiche fondamentali hanno espresso posizioni contrarie all’insegnamento morale e sociale della Chiesa. Tali scelte e condivisioni, essendo in contraddizione con principi basilari della coscienza cristiana, non sono compatibili con l’appartenenza ad associazioni o organizzazioni che si definiscono cattoliche. Analogamente, è da rilevare che alcune Riviste e Periodici cattolici in certi Paesi hanno orientato i lettori in occasione di scelte politiche in maniera ambigua e incoerente, equivocando sul senso dell’autonomia dei cattolici in politica e senza tenere in considerazione i principi a cui si è fatto riferimento.. (Dinanzi a esigenze etiche fondamentali e irrinunciabili, infatti, i credenti devono sapere che è in gioco l’essenza dell’ordine morale, che riguarda il bene integrale della persona. E’ questo il caso delle leggi civili in materia di aborto e di eutanasia (da non confondersi con la rinuncia all’accanimento terapeutico, la quale è, anche moralmente, legittima), che devono tutelare il diritto primario alla vita a partire dal suo concepimento fino al suo termine naturale. Allo stesso modo occorre ribadire il dovere di rispettare e proteggere i diritti dell’embrione umano. Analogamente, devono essere salvaguardate la tutela e la promozione della famiglia, fondata sul matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso e protetta nella sua unità e stabilità, a fronte delle moderne leggi sul divorzio: ad essa non possono essere giuridicamente equiparate in alcun modo altre forme di convivenza, né queste possono ricevere in quanto tali un riconoscimento legale. Così pure la garanzia della libertà di educazione ai genitori per i propri figli è un diritto inalienabile, riconosciuto tra l’altro nelle Dichiarazioni internazionali dei diritti umani. Alla stessa stregua, si deve pensare alla tutela sociale dei minori e alla liberazione delle vittime dalle moderne forme di schiavitù (si pensi ad esempio, alla droga e allo sfruttamento della prostituzione). Non può essere esente da questo elenco il diritto alla libertà religiosa e lo sviluppo per un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, nel rispetto della giustizia sociale, del principio di solidarietà umana e di quello di sussidiarietà, secondo il quale «i diritti delle persone, delle famiglie e dei gruppi, e il loro esercizio devono essere riconosciuti». Come non vedere, infine, in questa esemplificazione il grande tema della pace. Una visione irenica e ideologica tende, a volte, a secolarizzare il valore della pace mentre, in altri casi, si cede a un sommario giudizio etico dimenticando la complessità delle ragioni in questione. La pace è sempre «frutto della giustizia ed effetto della carità»; esige il rifiuto radicale e assoluto della violenza e del terrorismo e richiede un impegno costante e vigile da parte di chi ha la responsabilità politica.)

La fede in Gesù Cristo che ha definito se stesso «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6) chiede ai cristiani lo sforzo per inoltrarsi con maggior impegno nella costruzione di una cultura che, ispirata al Vangelo, riproponga il patrimonio di valori e contenuti della Tradizione cattolica. La necessità di presentare in termini culturali moderni il frutto dell’eredità spirituale, intellettuale e morale del cattolicesimo appare oggi carico di un’urgenza non procrastinabile, anche per evitare il rischio di una diaspora culturale dei cattolici. Del resto lo spessore culturale raggiunto e la matura esperienza di impegno politico che i cattolici in diversi paesi hanno saputo sviluppare, specialmente nei decenni posteriori alla seconda guerra mondiale, non possono porli in alcun complesso di inferiorità nei confronti di altre proposte che la storia recente ha mostrato deboli o radicalmente fallimentari. È insufficiente e riduttivo pensare che l’impegno sociale dei cattolici possa limitarsi a una semplice trasformazione delle strutture, perché se alla base non vi è una cultura in grado di accogliere, giustificare e progettare le istanze che derivano dalla fede e dalla morale, le trasformazioni poggeranno sempre su fragili fondamenta.
La fede non ha mai preteso di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, consapevole che la dimensione storica in cui l’uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli. Sotto questo aspetto sono da respingere quelle posizioni politiche e quei comportamenti che si ispirano a una visione utopistica la quale, capovolgendo la tradizione della fede biblica in una specie di profetismo senza Dio, strumentalizza il messaggio religioso, indirizzando la coscienza verso una speranza solo terrena che annulla o ridimensiona la tensione cristiana verso la vita eterna....

V. Conclusione
9. Gli orientamenti contenuti nella presenta Nota intendono illuminare uno dei più importanti aspetti dell’unità di vita del cristiano: la coerenza tra fede e vita, tra vangelo e cultura, richiamata dal Concilio Vaticano II. Esso esorta i fedeli a «compiere fedelmente i propri doveri terreni, facendosi guidare dallo spirito del vangelo. Sbagliano coloro che, sapendo che qui noi non abbiamo una cittadinanza stabile ma che cerchiamo quella futura, pensano di poter per questo trascurare i propri doveri terreni, e non riflettono che invece proprio la fede li obbliga ancora di più a compierli, secondo la vocazione di ciascuno». Siano desiderosi i fedeli «di poter esplicare tutte le loro attività terrene, unificando gli sforzi umani, domestici, professionali, scientifici e tecnici in una sola sintesi vitale insieme con i beni religiosi, sotto la cui altissima direzione tutto viene coordinato a gloria di Dio».

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II nell’Udienza del 21 novembre 2002 ha approvato la presente Nota, decisa nella Sessione Ordinaria di questa Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.
Roma, dalla sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, il 24 novembre 2002, Solennità di N.S. Gesù Cristo Re dell’Universo.
+ JOSEPH CARD. RATZINGER
Prefetto 

venerdì 22 febbraio 2013

LA PROFEZIA DI PAPA BENEDETTO XVI.......LA CHIESA RITORNERA' AD ESSERE SPERANZA E RISPOSTA...

ARTICOLO INTERESSANTE CHE FA PENSARE....SUL PAPA,SULLA POLITICA,SUL FUTURO DEL CRISTIANESIMO...WALTER

"In cinque discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius Press nel volume “Faith and the Future” – il futuro Papa Benedetto XVI nel 1969 tracciava la propria visione sul futuro dell’uomo e della Chiesa. E’ soprattutto l’ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della “Hessian Rundfunk”, ad assumere i toni della profezia.
Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese. “Siamo a un enorme punto di svolta – spiegava – nell’evoluzione del genere umano. Un momento rispetto al quale il passaggio dal Medioevo ai tempi moderni sembra quasi insignificante”. Il professor Ratzinger paragonava l’era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.

Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a mera presenza politica. “Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”. Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti”.

Quello che Ratzinger delineava era “un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata”. A quel punto gli uomini scopriranno di abitare un mondo di “indescrivibile solitudine” e avendo perso di vista Dio, “avvertiranno l’orrore della loro povertà”. 

Allora, e solo allora, concludeva Ratzinger, vedranno “quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto”."(Vatican Insider)

martedì 19 febbraio 2013

Ritratti di Santi a Brescia..stassera primo ritratto:SAN GIOVANNI PIAMARTA...video:Prima parte della sua vita

Inizia l’itinerario quaresimale Ritratti di Santi

Martedì 19 febbraio alle ore 20.30 a Brescia presso la Chiesa di San Pietro in Castello (parcheggio interno) inizierà il consueto itinerario quaresimale Ritratti di Santi, proposto dal Movimento Ecclesiale Carmelitano e realizzato da Padre Antonio Maria Sicari, che quest'anno vedrà protagonisti le seguenti figure di Santi in questi giorni:
1. San GIOVANNI PIAMARTA (1841-1913) (martedì 19 febbraio)
apostolo della gioventù
2. Santa KATHARINE MARY DREXEL (1858-1955) (martedi 26 febbraio)
Apostola degli Indiani e degli Afro-Americani
3. SHAHBAZ BHATTI (1968-2011) (martedì 5 marzo)
Martire pakistano per la libertà religiosa
4. Servo di Dio FRATEL ETTORE (1928-2004) (martedì 12 marzo)
Missionario tra i "barboni"
5. San PIETRO APOSTOLO (martedi 19 marzo . Santuario delle Grazie)
Una roccia per la fede
I primi quattro ritratti saranno ricordati all'interno  della celebrazione eucaristica delle h. 20.30, presso la Chiesa di S. Pietro in Castello e verranno riproposti nei giorni di mercoledì 20 e 27 febbraio, mercoledì 6 e 13 marzo alle ore 20.30 presso la Chiesa di San Pietro in Vincoli di Roè Volciano e nei giorni di giovedì 21 e 28 febbraio, giovedì 7 e 14 marzo alle 20.30 presso il Santuario Madonna della Neve di Adro.
Nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie, invece, sempre all'interno della S. Messa, sarà tracciato il profilo di San Pietro Apostoli, "una roccia per la fede" (martedì 19 marzo ore 20.30).
I Ritratti di Santi sono il momento più rappresentativo della vita del Movimento Ecclesiale Carmelitano. Scritti da Padre Antonio Maria Sicari, i "Ritratti di Santi" (oltre un centinaio) hanno in questi anni tracciato un vero e proprio itinerario di fede che il MEC propone ogni anno – in molte città italiane e straniere – durante il tempo di Quaresima. Un particolare "itinerario quaresimale" pensato – in preparazione della Pasqua – per imparare a contemplare il volto dei santi, la loro vocazione e la loro missione nella Chiesa e nel mondo.
"Ognuno dovrebbe avere qualche Santo che gli sia familiare, per sentirlo vicino con la preghiera e l'intercessione, ma anche per imitarlo. Vorrei invitarvi, quindi, a conoscere maggiormente i Santi, a iniziare da quello di cui portate il nome, leggendone la vita, gli scritti. Siate certi che diventeranno buone guide per amare ancora di più il Signore e validi aiuti per la vostra crescita umana e cristiana" (Benedetto XVI).

domenica 17 febbraio 2013

Guardando oggi la Tua croce.....(mia meditazione)

Guardandoti

S.Francesco che abbraccia Gesù crocifisso
Guardandoti Signore sulla Tua Croce
penso prima di tutto al tuo soffrire
ed è il soffrire di Dio un soffrire atroce
.perchè debba soffrire Dio,perchè debba morire?
Lui che è vita,è gioia,è verità e Amore....
sarebbe giusto che sia io in croce e non Tu.Signore.

Ma Tu mi anticipi sapendo della mia paura
ad affrontar la morte e ogni notte oscura
mi riempi d'amore,Gesù con la tua croce
e il tuo abbraccio inchiodato diventa voce
luce di speranza,di nuova vita,di pace
davanti alla tua croce,ogni mia amarezza tace....

Walter

Guardandoti Signore sulla Tua Croce
penso prima di tutto al tuo soffrire
ed è il soffrire di Dio, un soffrire atroce
.perchè debba soffrire Dio,perchè debba morire?
Lui che è vita,è gioia,è verità e Amore....
sarebbe giusto che sia io in croce e non Tu.Signore.

Ma Tu mi anticipi sapendo della mia paura
ad affrontar la morte e ogni notte oscura
mi riempi d'amore,Gesù con la tua croce
e il tuo abbraccio inchiodato diventa voce
luce di speranza,di nuova vita,di pace
davanti alla tua croce,ogni mia amarezza tace....

Walter
Guardandoti Signore sulla Tua Croce
penso prima di tutto al tuo soffrire
ed è il soffrire di Dio, un soffrire atroce
.perchè debba soffrire Dio,perchè debba morire?
Lui che è vita,è gioia,è verità e Amore....
sarebbe giusto che sia io in croce e non Tu.Signore.

Ma Tu mi anticipi sapendo della mia paura
ad affrontar la morte e ogni notte oscura
mi riempi d'amore,Gesù con la tua croce
e il tuo abbraccio inchiodato diventa voce
luce di speranza,di nuova vita,di pace
davanti alla tua croce,ogni mia amarezza tace....

Walter

Guardandoti Signore sulla Tua Croce
penso prima di tutto al tuo soffrire
ed è il soffrire di Dio, un soffrire atroce
.perchè debba soffrire Dio,perchè debba morire?
Lui che è vita,è gioia,è verità e Amore....
sarebbe giusto che sia io in croce e non Tu.Signore.

Ma Tu mi anticipi sapendo della mia paura
ad affrontar la morte e ogni notte oscura
mi riempi d'amore,Gesù con la tua croce
e il tuo abbraccio inchiodato diventa voce
luce di speranza,di nuova vita,di pace
davanti alla tua croce,ogni mia amarezza tace....

Walter
Guardandoti Signore sulla Tua Croce
penso prima di tutto al tuo soffrire
ed è il soffrire di Dio, un soffrire atroce
.perchè debba soffrire Dio,perchè debba morire?
Lui che è vita,è gioia,è verità e Amore....
sarebbe giusto che sia io in croce e non Tu.Signore.

Ma Tu mi anticipi sapendo della mia paura
ad affrontar la morte e ogni notte oscura
mi riempi d'amore,Gesù con la tua croce
e il tuo abbraccio inchiodato diventa voce
luce di speranza,di nuova vita,di pace
davanti alla tua croce,ogni mia amarezza tace....

Walter

Ritiro di Quaresima con il MEC..Appunti dalla meditazione di Padre Gino Toppan

Tutto è stato fatto per amore.
Il freddo e il caldo.ogni foglia,e il cuore dell'uomo....sono un dono che Dio Padre ha fatto al Figlio e quindi all'uomo.
“Per mezzo di Cristo sono state create tutte le cose,per mezzo di Lui e in vista di Lui”
“Avevo scritto già il mio nome lassù nel cielo......”
(Il Disegno)

Ma l'Amore più grande di Dio è stato quello di farci liberi. Perchè così Dio amandoci rischia tutto
Ma ci dice anche che non esiste libertà se è contro l'altro...solo una libertà condivisa è una libertà umana e vera.   Dio è comunione....

L'origine del male stà nell'usare la libertà dataci da Dio per pensare male di Dio,per diventare arbitri di ciò che è vero e di ciò che è male.
Ma per sconfiggere tutto questo Cristo è diventato “maledizione”... per svuotare la morte, frutto del Peccato.

NASCERE,VIVERE E MORIRE :essere generosi è ogni giorno generare,bisogna avere rapporti che ci generano e non ci fanno morire.....La vittoria su tutto è l'amore di Gesù....."Questo è mio Figlio,ascoltatelo!"

Per questa Quaresima vi invito a:
-Non pensare a Dio se non come a tuo Padre
-Non pensare a noi stessi se non come suoi figli
-Ad attraversare la vita con la certezza che la Resurrezione impregna da Subito la sostanza del nostro vivere

Padre Gino

(Appunti non rivisti dall'autore)


venerdì 15 febbraio 2013

L'HOBBIT E LA NOSTRA SCUOLA DI CRISTIANESIMO NEL MEC....UN VIAGGIO NEL VANGELO,UN VIAGGIO NELLA VITA...


DEDICO AL GRUPPETTO  QUESTO VIDEO CON L'INTRODUZIONE MUSICALE 
AL FILM:THE HOBBIT,UN VIAGGIO INASPETTATO 
Tratto dal romanzo Lo Hobbit o La Riconquista del Tesoro di J.R.R. Tolkien, il film racconta le avventure di Bilbo Baggins, un hobbit che viene convinto dallo stregone Gandalf a intraprendere un viaggio assieme a un gruppo di nani che ha come obiettivo la riconquista di un tesoro e della Montagna Solitaria, nella quale sta rintanato il terribile drago Smaug. Durante il viaggio il povero Bilbo ne vedrà delle belle, e troverà anche un piccolo Anello...

Un interessante articolo di Luigi Accattoli ci dice quello che Gianni ci ricordava nella nostra scuola di Cristianesimo...Il viaggio di Bilbo e il nostro Viaggio nella Vita...Un viaggio alla ricerca di un tesoro e  un ritorno,  con un regalo  inaspettato...e in compagnia...Walter 


"Mi appassiona il fascino che Tolkien esercita sui nostri ragazzi secolarizzati. Ne ho parlato la volta scorsa e ci torno, riferendo qualcosa dello scambio che in materia ho intrecciato con i miei figli.
Il cristianesimo di Tolkien attrae perché parla il linguaggio del mito. Fosse esplicito, ci fossero dentro l’arcangelo Michele e le tentazioni di Cristo, il mondo l’avrebbe rifiutato, come rifiuta la citazione del cristianesimo nella Costituzione europea.
Ma l’arcangelo e la tentazione ci sono, nel Signore degli anelli. Solo che non si vedono, o meglio: non hanno questi nomi. E c’è l’ora delle tenebre e vi sono allusioni al pane degli angeli e la regina degli elfi silvani Galadriel ricorda la Vergine Maria.
Tanti che si appassionano alla mitologia di Tolkien, non sanno che essa è cristiana nel profondo. E che lui, Tolkien, ne era consapevole........
Ecco come ne parla in una lettera: “Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un’opera religiosa e cattolica; all’inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la ‘religione’, oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l’elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo (…) Io consciamente ho programmato molto poco; e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so” (dal volume La realtà in trasparenza, Bompiani 1998, lettera 142).
Dicevo che Il Signore degli anelli è ricco di segni che rimandano al mondo biblico.
Gandalf lo stregone è qualcosa come “l’equivalente degli angeli” (lettera 131).
Il lembas – il pane di via degli elfi – ricorda l’Eucarestia, perché “nutre la volontà” ed è più efficace quando si è digiuni (lettere 210 e 213)
Aragorn morente che (nell’appendice al Ritorno del re) dice ad Arwen “ora dormirò”, Tolkien stesso lo paragona alla “dormizione” della Vergine (lettera 212).

Nell’universo tolkieniano viene continuamente richiamato “quello strano elemento del mondo che noi chiamiamo pietà o compassione, che è un requisito indispensabile nel giudizio morale, dato che è presente nella natura divina” (lettera 246).
Ma anche questa confessione sul “vero nocciolo della storia” rimanda al cristianesimo: “Il racconto non tratta in realtà del potere e del dominio: due cose che si limitano ad avviare gli avvenimenti; tratta della morte e del desiderio di immortalità. Che è come dire che il racconto è stato scritto da un uomo” (lettera 203 e 186).
La volta scorsa ho segnalato, con citazioni dalle lettere di Tolkien, la dinamica cristiana dello scioglimento finale: Frodo è sconfitto (cioè cede alla tentazione di tenere per sé l’anello), ma si salva perché in precedenza aveva avuto pietà di Gollum. Con lo stesso procedimento si possono evidenziare altri elementi cristiani della sua storia: il ruolo decisivo che in essa hanno gli umili e la similitudine tra la tentazione messianica di Cristo e la tentazione dell’anello.
Le grandi imprese le compiono i piccoli
Con la stessa intuizione cristiana del Manzoni, Tolkien fa degli umili il perno della sua storia, che è “programmata come hobbit-centrica, cioè, fondamentalmente, come uno studio della nobilitazione – o santificazione – degli umili” (lettera 181).
Gli hobbit costituiscono la più umile tra tutte le stirpi dotate di parola, che abitano la Terra di mezzo. Sono detti anche “i piccoletti, i mezziuomini”, perché “anche i più alti tra loro erano più piccoli dei nani” e sempre “erano stati tenuti in scarso conto da elfi e uomini” (Il Silmarillion, Bompiani 2000, p.382).
“Conserva nel cuore la tua hobbitudine”
Allevando i figli e leggendo Tolkien, io sono giunto alla stessa conclusione. Quando vedo i miei ragazzi che, uno dopo l’altro, partono per imprese ogni anno più grandi, io mormoro tra me le parole che Tolkien scriveva al figlio Christopher, impegnato in guerra come aviatore: “Conserva nel cuore la tua hobbitudine” (lettera 66).
Credo davvero di essermi convinto che “i grandi avvenimenti della storia del mondo spesso non sono determinati dai signori e dai governatori, e nemmeno dalla divinità, ma da esseri apparentemente sconosciuti e deboli” (lettera 131). Vedo la più grande risorsa dell’umanità nel fatto che “la vita di tutti i giorni, sia pur calpestata dai grandi avvenimenti e dalla politica mondiale, risorge sempre mai doma” (ivi).
Quando si andava in trattoria, i miei hobbit impazzivano per gli antipasti, mentre io li odiavo e ne veniva turbolenza. Oggi non più: grazie a Tolkien, loro si godono gli antipasti e io lo spettacolo del loro giovane appetito...........
Quando gli dici che l’intenzione di Tolkien è cristiana, i nostri ragazzi si incuriosiscono e invece di abbandonare il mito dell’autore amato, prendono a interessarsi al mito cristiano.
Invito i renitenti ad avventurarsi nella lettura di Tolkien. Chi è interessato a intendere qualcosa dei nostri figli, trova lì lo specchio che più li attrae. Gettandovi l’occhio scoprirà che ad attirarli sono elementi del credo cristiano che le chiese quasi hanno taciuto, proprio a partire dagli anni centrali del secolo scorso, quando il grande affabulatore pubblicava i tre volumi della sua storia. Forse tornando a un annuncio intero, i Vangeli potrebbero riacquistare un significato intero per la generazione a venire."

martedì 12 febbraio 2013

Padre Antonio Sicari agli amici del Movimento Ecclesiale Carmelitano sulle dimissioni del nostro caro Papa Benedetto XVI

"Se il Papa parla di un “ripetuto esame di coscienza davanti a Dio” e di una “certezza” da lui raggiunta d’essere diventato “troppo debole”, e di non aver più “il vigore necessario” per dirigere la barca di Pietro, dobbiamo semplicemente credergli e stargli vicini con affetto e comprensione. Qualcuno si sente frastornato perché pensa che un Papa non dovrebbe mai cedere alle difficoltà. Vorrei solo fargli osservare che ciò sarebbe vero se si trattasse di difficoltà o di contrasti “esterni”.
Benedetto XVI aveva già dichiarato che non si sarebbe mai dimesso se la Chiesa fosse stata in una situazione di difficoltà o di turbamento. Una cosa, infatti, è ritirarsi a causa dei contrasti o delle difficoltà provocate da altri, o intimiditi dalle aggressioni altrui, (ciò che il Papa non ha inteso fare!) e un’altra cosa è ritirarsi umilmente a causa delle propria debolezza, provocata dagli anni e dal deperimento fisico che può togliere, a volte, vigore e lucidità alle proprie azioni e all’esecuzione dei propri compiti. Nel primo caso si tratterebbe di paura e di fuga (e non è certo questo il motivo della decisione di Papa Benedetto). Nel secondo caso si tratta di realismo, di umiltà, e perfino di coraggio, come alcuni hanno già riconosciuto con ammirazione. Non critichiamo il Papa proprio nel suo gesto spiritualmente più intenso e nobile. Diamogli invece l’affettuosa comprensione che si merita e uniamoci a Lui nella stessa preghiera che l’ha guidato e sostenuto nella sofferta decisione." (11/02/2013)

Il Santo Padre Benedetto XVI darà l'addio ai fedeli in piazza San Pietro il 27 febbraio, il giorno prima delle dimissioni annunciate per il 28, che diverranno effettive alle ore 20:00. Joseph Ratzinger si ritirerà prima per un periodo a Castel Gandolfo, e poi in un ex convento di clausura in Vaticano, dove si dedicherà alla lettura e alla preghiera. Non si è ancora deciso l'abito che dovrà indossare, nè il titolo che avrà dopo il 28 febbraio, ma certamente avrà quello di vescovo emerito di Roma e non più quello di cardinale

PREGHIAMO PER IL PAPA OGGI SEGNO DI VERITA' E UMILTA' 

"Il mio vero programma di governo è quello di non fare la mia volontà, di
non perseguire mie idee, ma di mettermi in ascolto, con tutta quanta la
Chiesa, della parola e della volontà del Signore e lasciarmi guidare da Lui,
cosicché sia Egli stesso a guidare la Chiesa in questa ora della nostra
storia." Benedetto XVI

"Colui che è il titolare del ministero petrino deve avere la consapevolezza
di essere un uomo fragile e debole - come sono fragili e deboli le sue
proprie forze - costantemente bisognoso di purificazione e di conversione."
Benedetto XVI

"un piccolo fanciullo, un operaio oppresso dal lavoro, se credono, sono
superiori ai più grandi asceti"



domenica 10 febbraio 2013

"IO SONO" : riflessione di Roberto al Gruppetto di Scuola di Cristianesimo

RIFLESSIONI del nostro amico ROBERTO al gruppetto di SCUOLA DI CRISTIANESIMO
Riflessioni su  “  IO SONO  “
Sono parole  forti, impegnative, che hanno ricadute grandi sulla nostra vita.   E’  Gesu’ – Dio   che afferma se stesso nella Sua natura.
Se tra le due parole “ Io Sono”  ci mettiamo un  “ci”  la  frase diventa “ Io  ci Sono “ .
L’affermazione non cambia di significato, ma  acquista  un valore  di maggiore presenza e tenerezza per l’uomo.
“Io ci sono “  è infatti la frase che noi comuni esseri mortali diciamo a un amico in  difficolta’; vogliamo
dirgli , in altri termini, : “  non preoccuparti,di qualunque cosa abbia bisogno,  “ Io ci sono “ . Vale dire:
“ Io sono pronto a  starti  vicino,ad aiutarti,non ti lascio solo  con i tuoi problemi, sono pronto a farmene carico.”
Se ,dunque,noi uomini che siamo “ i cattivi “  a  causa  della nostra  natura  corrotta  e corruttibile per la ferita originale,siamo capaci di parlare così a un amico, tanto più Gesù che è bonta’ infinita,amore infinito, ci puo’ garantire la Sua amicizia e il Suo aiuto ; non ci lascia soli, resta vicino a noi e ci aiuta.
L’ “ Io sono “  è una frase che appare in tutta la sua potenza, ma , in definitiva è un frase d’amore,
piena di dolcezza  e di promessa d’aiuto.
E’  il Vangelo che ci racconta cosa significa l’”IO  Sono” .
Gesù si è fatto vicino gli uomini  che incontrava sul Suo cammino: li vedeva ammalati e li guariva,li
vedeva tormentati da spiriti immondi e li  liberava, li vedeva oppressi da una vita  di peccato ( V. la
Samaritana ) e li amava comunicando loro l ‘Amore misericordioso del Padre; gli comunicavano la
morte di una persona cara,  addolorato interveniva e,solidale con il dolore  dei congiunti , da Dio
quale  era,  risuscitava il morto. Un  amico,insomma, totalmente  affidabile.
Gesù ancor oggi è così e ci ripete
IO  SONO
Queste due parole hanno una valenza teologica. E’  spontaneo il richiamo  del “ Io sono il Signore Tuo
Dio” delle  Tavole del legge.
Il Dio fatto Uomo, Gesù , nella  Sua vita terrena  con gradualita’   ci spiega il significato di questo Suo
potere sulla natura e sugli uomini  attraverso  incontri significativi con altri uomini ,attraverso  parabole
e miracoli , finchè , catturato perche’  scomodo per il potere costituito,durante  il processo di Pilato
arriva  ad affermare  di essere RE.
I Sommi sacerdoti  gia’  sapevano    che Gesu’ si proponeva  come Dio  e come Re: era  quindi  un
bestemmiatore  contro  Dio e un pericoloso rivale  al vero capo del potere politico; avevano gia’  preso
la loro decisione che , per  loro,  era l’unica  possibile. L’eliminazione  fisica  di un Re  rivale.
Gesù obbediente  al Padre, sebbene angosciato dalla sofferenza, non  oppone resistenza e si  abbandona
totalmente ( Padre se è possibile allontana  da  me questo calice, ma non la  mia,   ma la Tua volonta’
Sia fatta).
L’affermazione Io Sono da parte di  Gesù ha  prodotto  quindi una reazione da  parte degli uomini, che
conseguentemente l’hanno ucciso credendo  così di eliminare una menzogna (la menzogna ) che
invece è una Verita’, la Verita’.
Io Sono   significa ,quindi , Io Sono la Verita’  per l’Uomo con tutto cio’  che questo significa nella  vita
personale  di ciascuno : pensiamo   a quale deve essere la diversita’  del modo di interpretare la vita
da parte di un amico di Cristo che vive secondo i Suoi “consigli” , quale diverso approccio ha con la
realta’ fuori di sé; così  amera’ in modo diverso , del tutto particolare, sara’  vicino all’altro uomo in modo
unico, non per  interesse, ma vedendo in lui un fratello in Cristo.  In altre parole amera’  in modo
particolare perche’  a sua volta è stato ed è amato in modo del tutto particolare , IMMENSAMENTE

"Io sono la vite e voi i tralci"
L’ Io Sono, quindi, non è da vedere in chiave autoritaria, ma nell’ottica di un Amore incommensurabile
Che  genera  altro amore che vuole trasformare la  realta’  a  immagine ( purtroppo spesso pallida ahime’  ) del Paradiso . (   Siamo   chiamati ad anticipare il Paradiso  su lla terra  in modo che  ‘Uomo sperimenti  che la  sequela di Cristo gli dona non solo la  Vita  Eterna  , ma il centuplo quaggiu’).
(A un giovane   è possibile non interessi la Vita Eterna; se è intelligente non rifiutera’ però il centuplo quaggiu’ )
Tutto questo ci sembra impossibile, utopistico ?
Vediamo i Santi: sono e sono stati uomini e donne come noi, hanno amato immensamente  ( per quanto possibile ai limiti imposti dalla natura umana ) fino a divenire degli  Alter Christus e hanno trasformato la realta’ fino a farla diventare un    anticipo di  Paradiso. Pensiamo alla figura  del Santo Curato d’Ars , a San Benedetto che ha  trasformato completamente  la realta’  europea del suo tempo; ma pensiamo anche Santi a noi piu’  vicini  come Madleine Delbrel che interpretava  la  realta’ con gli  occhi di Cristo, anzi vedeva in ogni circostanza della vita , anche la piu’ banale, Cristo stesso.
Pensiamo a P.Pio , quanto amava e pativa per le anime a lui affidatesi e quanto pagava , anche
fisicamente, per  loro: poteva essere sicuramente definito sostanza d’amore, un amore totale e,al
tempo stesso,umile  al punto  di essere perseguitato dall’idea di  essere egli stesso in stato di grave
peccato ( come molti Santi frequentava spesso il Sacramento della Confessione, forse
quotidianamente).
IO SONO   ha, quindi, la pretesa di  dire: Io sono  la Verita’  della tua vita : ti amo immensamente,sono il tuo piu’  caro amico, sempre presente anche  quando non mi cerchi, sempre pronto ad aiutarti e a sorreggerti quando cadi.
 Ci dice: seguimi e insieme faremo cose  grandi ! .  (Roberto)



























































































































































































































Ci dice: seguimi e insieme faremo cose  grandi ! .

mercoledì 6 febbraio 2013

PADRE ALDO TRENTO: Quella familiarità con Cristo dei nostri santi ....la positività del dolore di Cristo...

Questa lettera di Padre Aldo mi ha colpito veramente perchè è la nostra Scuola di Cristianesimo incarnata nella vita....La Passione di Cristo unita alla sofferenza di ogni uomo dalla mano amorevole di un "samaritano" ......Walter

 «Perché devo soffrire tanto Signore?» domandava santa Teresa d’Avila a Gesù in un momento di grande sofferenza. Ed il Signore rispose: «Perché ti amo molto Teresa». La Santa, che non ha perso mai l’ironia neanche nei momenti più drammatici della sua vita, gli rispose con estrema sincerità: «Oh Gesù mio, allora preferirei che Tu mi amassi un po’ di meno». Ho ascoltato queste parole una settimana fa quando, dopo essere atterrato all’aeroporto di Malpensa, a Milano, sono andato come di consueto nel paese di Trivolzio dove si trova il santuario con il corpo di san Riccardo Pampuri, per confessarmi. Avevo sentito parlare di tanti aspetti della santa d’Avila, delle sue penitenze, della sua contemplazione e del suo misticismo, della sua attività instancabile, ma mai del suo rapporto umoristico con Gesù. Mi ha fatto molto bene, perché è splendido scoprire che i santi sono uomini e donne come noi, con gli stessi drammi, con le stesse problematiche, con la stessa stanchezza quando il dolore colpisce profondamente. È bello osservarli nella loro vita quotidiana e scoprire che soffrono ciò che soffriamo tutti, che chiedono al Signore che gli venga allontanato il dolore e che, a volte, arrivano perfino a lamentarsi. Ciò vuol dire che sono umani, non sono eroi, parola che si oppone al sostantivo santo. L’eroe è un fantasma, un’illusione, una menzogna, mentre il santo è l’uomo reale, l’uomo che vive tra le vicissitudini di questo mondo con lo sguardo fisso là, dove c’è la vera gioia, come recita una colletta della Messa. Il santo, ha detto Giovanni Paolo II parlando di san Benedetto, è «l’uomo che vive l’eroico come quotidiano ed il quotidiano come eroico». E questo coincide con la casalinga, con l’impiegata, con lo spazzino, con il malato, con il professore, con il bottegaio, con qualsiasi persona che viva intensamente il reale. Cioè la santità è possibile in qualsiasi stato o condizione della vita in cui l’uomo è chiamato a vivere. Per noi, abituati ad ammirare i santi rappresentati nelle immagini o a considerare tali esclusivamente quelli che il Papa santifica, è molto difficile questa posizione. Ma anche le persone proclamate sante dalla Chiesa sono semplicemente persone, appartenenti allo stesso mondo in cui viviamo noi. Tra loro ci sono tutti i tipi di persone, appartenenti a tutti gli strati sociali, ci sono sposati, nubili e celibi, consacrati, gente semplice, professionisti, scienziati e persone umili. La santità per la Chiesa è la vita ordinaria, vissuta con lo sguardo fisso verso il destino ultimo, con la coscienza che siamo proprietà di Cristo. Quando penso a mia madre, non posso non pensare alla sua santità. Lei non ha fatto niente di eccezionale, era una povera ed umile casalinga che si è occupata di suo marito, mio papà e dei suoi cinque figli e che alternava i lavori domestici con quelli del campo, andava a Messa e recitava il rosario ogni giorno. Non aveva tempo di partecipare a ritiri spirituali, né a nessun’altra forma di aggregazione parrocchiale, ma nonostante questo la parrocchia è stato il luogo in cui si è rafforzata la sua fede che testimoniava nella sua specifica vocazione matrimoniale e familiare. Quando ancora giovane si ammalò, imparò, tra i lamenti per il dolore, ad offrire. L’ho vista piangere a causa dei dolori fisici e morali, ma sempre dicendo: «Signore, te lo offro». Era una vera donna, perché il santo prima di tutto è un uomo, cioè un essere umano che vive intensamente il reale, guardando verso l’infinito. La sua unica preoccupazione è stata quella di cercare in tutto la gloria di Dio, vivendo la sua piccola condizione umana come un’offerta totale a Gesù. In quest’ultimo decennio è stato bello vedere come la Chiesa ha cominciato ad esporre sulla facciata della Basilica di San Pietro, circondata dalle colonne del Bernini, immagini di persone sposate proclamate sante, rompendo così la tradizione in cui sembrava che il matrimonio fosse un impedimento alla santità. Che commozione per me, quando hanno beatificato i genitori di Teresina del Bambin Gesù! Il papà di questa santa carmelitana, che ho imparato ad amare nella mia gioventù, è rimasto vedovo ancora giovane ed ha sofferto di disturbi psicologici a causa dei quali si alternava tra l’ospedale psichiatrico e casa sua. Ciò nonostante la Chiesa lo ha proclamato, insieme a sua moglie, beato e se Dio vuole presto santo. Questo è un esempio in cui notiamo che neanche una malattia psichica è un ostacolo per la santità, perché non esiste condizione fisica o psichica che impedisca totalmente e definitivamente quel minimo di libertà che permette all’uomo di riconoscersi nella frase: «Io sono Tu che mi fai». Durante questi anni di vita quotidiana con malati terminali con problemi fisici o psichici, non ho mai visto in loro perdersi completamente la possibilità di dire con me: «Tu, o Cristo!». Per questo nessuno è morto senza confessarsi, senza riconoscere la grande Presenza, senza abbandonarsi alla tenerezza del Mistero che si è fatto carne nelle loro carni, molte volte consumate dal cancro o dalle conseguenze dell’Aids. Guardando i miei figli che soffrono, vedo chiaramente cosa sia la santità e percepisco l’umorismo di santa Teresa d’Avila. Quanti di loro hanno avuto ed hanno la stessa posizione di questa santa! Ricordo Carlos, un gitano, che distrutto da un cancro al volto, prima di morire, ha composto la sua ultima canzone che ha intitolato Morire cantando. Quando la morte è arrivata a prenderselo, lui stava cantando nel suo cuore.
Mi ha commosso anche Cynthia, una ragazza molto giovane madre di due bambini, morta recentemente di Aids, o Bernardino, morto anche lui da poco per la stessa causa. Entrambi si sono preparati serenamente all’incontro con Cristo, quasi come un innamorato aspetta la sua fidanzata. Senza un lamento, ma con un’ironia fino alla fine: «Bernardino, sei ancora vivo?», gli chiedevo scherzando ogni volta che lo andavo a trovare e lui rispondeva: «Sì padre, sono ancora vivo» e dopo faceva il segno della croce. La sua vita era stata un inferno. Quando è arrivato in clinica le sue parti intime erano in pessime condizioni. Ricordo che una notte la dottoressa responsabile del reparto di malati di Aids mi chiamò, mentre stava accudendo Bernardino, e mi impressionò come gli stesse pulendo le parti intime che avevano cominciato un processo di decomposizione. Le chiesi: “Dottoressa, non le provoca nausea quello che sta facendo?” e lei mi rispose: “Padre, sto curando il corpo di Cristo”.
Cynthia quando è arrivata in clinica per morire, pesava soltanto 30 kg ed era cosciente del suo imminente incontro con Gesù. Per questo lo ha atteso, assistita da sua mamma, offrendo e pregando per tutti. Per lei il suo letto coincideva con l’altare su cui celebro la Messa, entrambi erano il luogo del sacrificio. Leggendo queste testimonianze uno può pensare: come è possibile che nella tua clinica tutto sia bello e positivo? Oppure: come uno può non esserlo, sapendo che il direttore generale è il Santissimo Sacramento e che la presenza di Cristo è più evidente del sole in una bellissima giornata senza nuvole?
La positività non è l’assenza di drammaticità, non è l’eliminazione del dolore, non è la censura delle terribili malattie dei pazienti o l’eliminazione dei gemiti causati dai dolori che provoca il cancro, ma è proprio il contrario. Tutto questo esiste, come esistono tutti i mezzi che la scienza ci offre per calmare o ridurre il dolore. Ma quando la vita di una persona è afferrata dal Mistero, attraverso la grazia di un incontro vivo, presente ogni giorno, in lei tutto acquista una positività. Il valore positivo di chi riconosce che il motivo per il quale si nasce, si vive, si soffre e si muore è la gloria umana di Cristo, la positività del dolore di Cristo. Senza di Lui perfino la cosa più bella del mondo perde senso, valore, ragione d’esistere. Quando San Paolo afferma: «Tutto posso in colui che mi dà la forza», vuole provocarci affinché possiamo sperimentare questa verità. Non vengono tolte le difficoltà, i dolori, le sofferenze, ma niente di questo impedisce di poter vivere tutto con una gioia piena di pace, di umanità, fino ad arrivare alla familiarità che Santa Teresa d’Avila aveva con Gesù. L’essere cristiano non è come una droga, un analgesico o la morfina per calmare il dolore della vita o per scappare dalla realtà, ma è un fatto che ci permette di dare senso alla vita in tutti i suoi aspetti e dentro ogni circostanza, anche nelle più dolorose. L’esperienza cristiana non toglie il dolore, ma gli attribuisce un senso.
paldo.trento@gmail.com

Hillsong - At The Cross (ALLA CROCE)

 Alla croce

Oh, Signore Tu mi hai cercato
Tu sai la mia strada
Anche quando ho fallito

So che mi ami
La tua santa presenza
Mi circonda


Io so che mi ami
Io so che mi ami


Alla croce piego le ginocchia
Dove il tuo sangue è stato versato per me
Non c'è amore più grande di questo
Hai vinto il male
 
Che cosa può separarci  adesso?

La tua mano mi sostiene
Io so che mi ami


Tu hai tolto il velo
Tu hai inventato la strada..... ...................................................La croce.............

martedì 5 febbraio 2013

Sulla Passione di Gesù...Padre Antonio a Scuola di Cristianesimo


"Noi siamo implicati realmente con la Passione di Gesù....
e questo avvenimento è direttamente in contatto con il male del mondo..
L'amore è una cosa seria...e il male cerca di distruggere il bene..
Doveva essere dimostrato che niente è più grande dell'Amore di Dio....
..e la vittoria dell'Amore ancora oggi si fa momento per momento..
vivendo una contemporaneità con la Passione di Gesù.....come l'hanno vissuta i santi"    P.Antonio.


domenica 3 febbraio 2013

VORREI ESSERE QUI......musica di Ludovico Einaudi

Ogni anima ha un suo mondo; per ogni anima ogni altra anima è un mondo fuori dal mondo.

GRAZIE AMICI........è come se fossi lì....