martedì 24 gennaio 2012

TESTIMONIANZA DI GIANNI SUL NOSTRO GRUPPETTO DI SCUOLA DI CRISTIANESIMO

ADRO Assemblea 21-1-2012 

Il mio gruppetto è stato uno dei primi, qualcosa è cambiato, qualcuno se ne è andato, qualcuno è arrivato, molti sono gli stessi dell’inizio o da molti anni, ed è commuovente (non uso questa parola con superficialità)  vedere persone non giovanissime, piene di impegni e di problemi, fedeli da anni all’incontro del lunedì sera.
Bisogna dare atto della grande lungimiranza di P. Gino quando ha lanciato la proposta dei gruppetti, vedendo potenzialità che noi non vedevamo.
In questi anni l’esperienza è cambiata, oltre ogni mia aspettativa, senza averlo cercato o voluto, e il gruppetto che all’inizio era solo un incontro di catechesi  è diventato una piccola fraternità.
Fraternità vuol dire un luogo dove puoi fare esperienza.
In primo luogo esperienza di cosa è una amicizia cristiana, cioè un’amicizia che non si basa solo su simpatie o affinità personali ma solo sulla comune sequela a Cristo, quindi una amicizia non esclusiva, cioè che non esclude, ma che è potenzialmente possibile con chiunque incontri sulla tua strada; un’amicizia, cioè persone, che ti rimettono in piedi quando ti siedi, ti fanno camminare quando avresti solo voglia di fermarti, ti ridanno motivazione quando sei pigro o disattento; ti rendi conto che da solo non andresti da nessuna parte! Un’amicizia che piano piano non si è più accontentata dell’incontro del lunedì, ma si è con naturalezza estesa ad altri momenti, occasioni, incontri, condivisioni, fino a diventare le persone  con cui passi la vita.
E’ un luogo dove fai esperienza di accoglienza; in primo luogo dove tu sei accolto così come sei, coi tuoi limiti senza essere giudicato, accettando la sproporzione che c’è tra la proposta che il Movimento ti fa e la tua risposta; e contemporaneamente tu impari ad accettare le altre persone così come sono, con i loro tempi, coi loro limiti, senza pretesa.
Luogo di condivisione, dove si cerca almeno un po’ di portare i pesi gli uni degli altri e di prendersi cura di chi ha bisogno o è più fragile.
Luogo dove esperimenti che  gli insegnamenti della scuola di cristianesimo non sono teorie, ma diventano concretezza, vita quotidiana; dove anche attraverso la discussione  e la  reciproca testimonianza diventano chiare parole non semplici, alcune delle quali in questi anni sono state  particolarmente significative per noi, come i consigli evangelici (ci è costato fatica accostarci soprattutto alla parola povertà, con tutte le sue implicazioni assolutamente concrete), o la parola compito (cioè il dover restituire almeno in parte quello che ti è stato donato), o le parole persone-in-comunione, dove cominci a intuire almeno un po’ l’importanza delle tue relazioni nel determinare la tua stessa persona;   dove impari i nuovi criteri di giudizio che la scuola di cristianesimo ti dà, non solo studiando e riflettendo, ma soprattutto vedendo come gli altri li vivono; e questa è una grande lezione di umiltà, perché capisci che tu, che, come capo-gruppetto,  pensi di essere lì per parlare o a spiegare, hai molto più da imparare che da insegnare.
Non sto parlando di un’esperienza perfetta, perché ognuno di noi è umano, quindi imperfetto, ma insieme stiamo facendo un’esperienza di Movimento più bella  di quella che potremmo fare da soli.
Un’esperienza che ha avuto un inizio, è cresciuta nel tempo e può crescere ancora, cercando innanzitutto esperienze di carità condivise (nel rispetto delle esperienze già in atto da parte di molti), ma anche aprendosi agli altri gruppetti o alle realtà più piccole del Movimento.
L’unico criterio con cui giudicare se un gruppetto lavora bene o no è questo, se cresce, almeno in qualcuno, l’appartenenza al Movimento, l’adesione al Movimento, la risposta a quello che il Movimento propone.
I gruppetti sono nati per questo, e questo è il loro compito. (Gianni)

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