CAP. II: IL "FIGLIO DI DIO SI È FATTO UOMO"
Paragrafo 1. L' AVVENIMENTO DELL'INCARNAZIONE
L'uomo, anche quello più peccatore, ha un cuore che ha desideri infiniti, che non si sazia con meno di Dio
(cfr. CAP. I: Il Desiderato di tutte le genti)
Questo desiderio di Dio trova l'unica risposta possibile nell’Incarnazione: la Persona del Figlio di Dio, la cui
natura divina è Amore, assume la nostra concreta natura umana.
“Noi confessiamo un solo e medesimo Figlio: il Signore nostro Gesù Cristo, perfetto nella sua
divinità e perfetto nella sua umanità, veramente Dio e veramente uomo, [uomo composto] di anima
razionale e di corpo, consostanziale al Padre per la divinità, e consostanziale a noi per l'umanità,
simile in tutto a noi, fuorché nel peccato, generato dal Padre prima dei secoli secondo la divinità, e
in questi ultimi tempi per noi e per la nostra salvezza da Maria vergine e madre di Dio, secondo
l'umanità: Uno e medesimo Cristo, Signore Unigenito; da riconoscersi in due nature, non confuse,
immutabili, indivise, inseparabili, non essendo venuta meno la differenza delle nature a causa della
loro unione, ma essendo stata ancor più salvaguardata la proprietà di ciascuna natura, e
concorrendo a formare una sola persona e ipostasi; Egli non è diviso o separato in due persone,
ma è un unico e medesimo Figlio, unigenito, Dio, Verbo e Signore Gesù Cristo: come prima i
profeti e poi lo stesso Gesù Cristo ci hanno insegnato, e come ci ha trasmesso il simbolo dei padri”
(definizione del Concilio di Cacedonia)
Domanda per i gruppetti: a Natale, che cosa ho festeggiato? Che significa per me che Dio si è
fatto uomo?
Paragrafo 2. L'ESPERIENZA DEL MISTERO DIVINO-UMANO
Nell'Incarnazione, nel Dio fatto uomo, in Gesù Cristo, ci si apre il mondo di Dio come comunione di Persone
Divine che hanno tutte un'unica natura di Amore.
Ascoltare, vedere, toccare il Dio fatto carne è il miracolo accaduto in Gesù
"Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri
occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della
vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l'abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi
annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo
veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La
nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la
nostra gioia sia perfetta. " (1 Gv 1, 1-4)
Tutta la grazia che Maria e Giuseppe e gli apostoli hanno vissuto di fronte a Gesù si ripropone anche a noi
attraverso la Parola di Dio e i Sacramenti, vie privilegiate con cui Dio ci raggiunge e ci tocca il cuore per farlo
Suo.
"Quando teniamo il Vangelo tra le mani, dobbiamo pensare che lì abiti il Verbo che vuole farsi
carne in noi, impadronirsi di noi, perchè con il Suo cuore innestato nel nostro cuore e con il Suo
Spirito comunicante col nostro spirito, noi diamo nuovo inizio alla Sua vita in un altro luogo, in un
altro tempo, in un'altra società" (M. Delbrel)
L'evento dell'Incarnazione, Mistero in cui contempliamo la verità della natura umana assunta da Cristo,
richiama alla verità di ogni singolo credente e di ogni uomo che viene abbracciato da Cristo.
Come vivo l'abbraccio che Cristo mi sta donando?
Domanda per i gruppetti: per Maria , Giuseppe e gli apostoli, preghiera significava colloquio con
Gesù, culto significava prendersi cura della persona di Gesù, per tutti loro i due grandi
comandamenti di amore a Dio e amore al prossimo coincidevano.
Come faccio io “esperienza” di Cristo nella mia vita?
( P.Mauro-MEC Brescia)
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