La "bugia" che tiene a galla il governo di Monti
Il
livello di disorientamento dell’opinione pubblica del nostro Paese ha
raggiunto livelli inimmaginabili. È veramente stupefacente che un
governo cosiddetto tecnico, che ha di fatto sospeso la democrazia, e che ha introdotto misure
inique e probabilmente inutili nell’economia del nostro Paese e nella
vita delle famiglie, riscuota un consenso così ampio presso i cittadini
italiani. È paradossale che un governo tecnico, che si sta di fatto
limitando ad attuare le direttive della Comunità europea, già concordate
col precedente governo, si presenti come il salvatore d’Italia
chiedendo sacrifici che non sono condivisi da nessuno dei partiti
dell’attuale maggioranza parlamentare e che, tuttavia, si impegnano a
votare la manovra nonostante le differenze tra i diversi schieramenti
che continuano ad accusarsi reciprocamente del disastro in cui ci
troviamo.
Io non so quanto gli italiani stiano
riflettendo sul fatto inconsueto che Pdl, Pd e Udc sostengono
concordemente questo governo che non solo ha eliminato ogni spazio
politico di discussione, ma che li costringe a votare controvoglia una
manovra che impone solo sacrifici alle parti più esposte e deboli della
società italiana. Le tre voci principali della manovra di risanamento
riguardano infatti la riforma delle pensioni, l’inasprimento del
prelievo sulla proprietà delle case e l’aumento dell’Iva: misure, cioè,
che non solo continuano a incidere soltanto sulla parte della società
italiana che lavora e produce ricchezza per tutti, ma che avranno
probabilmente un effetto recessivo sulla cosiddetta crescita e che
appaiono assolutamente inadeguate rispetto a un debito pubblico di circa
duemila miliardi. È probabile infatti che ci sarà ancora un calo della
crescita e un aumento della disoccupazione, un impoverimento del ceto
medio e un vano tentativo di contrastare l’assalto speculativo sulla
moneta europea.
Nonostante quindi la manovra appaia
iniqua e inutile, gli italiani esprimono ancora un ampio consenso al
governo Monti, e i partiti che costituiscono la cosiddetta classe
politica inghiottono i rospi senza riuscire a proporre alcuna vera linea
alternativa. Ci saranno forse ritocchi sull’impostazione della tassa
sulla prima casa e sulla salvaguardia delle pensioni sociali rispetto
agli effetti dell’inflazione, ma, nella sostanza, rimarrà una mediocre
manovra di aumento delle tasse per i più deboli e per i lavoratori, e un
vano tentativo di ritardare gli effetti della spaventosa crisi
finanziaria che colpisce l’Europa e l’intero sistema occidentale.
Palliativi di fronte a una crisi di sistema che sta mettendo a nudo le
spaventose contraddizioni di un modello economico fondato principalmente
sull’egemonia senza freni del capitalismo finanziario.
Si sta realizzando in tutto l’Occidente una redistribuzione della ricchezza a
favore della finanza e a spese di altre fonti di reddito, attraverso una
continua manipolazione dei prezzi a scopi speculativi, la flessione dei
salari e la privatizzazione di tutte le prestazioni statali. Nella sua
veste di megamacchina deputata a sfruttare il lavoro umano, il
finanzcapitalismo ha utilizzato come strumento principale lo spostamento
della ricchezza dal basso verso l’alto. Si è realizzato così che,
mentre il rendimento del Capitale va dal 15% al 25%, la crescita del Pil
non supera il 3%. Il che significa, in termini banali, che il sistema
finanziario ricava a mezzo della produzione di denaro cartaceo un
reddito decisamente più elevato rispetto alla produzione di denaro per
mezzo di merci.
(da "Il sussidiario)
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