Molte volte la mia fede si ferma al Venerdì Santo. Metto l'indice sulle fatiche,
sulle durezze e sulle negatività che la vita ti propone a volontà. Vedo
solo i teli, quello che c'è da vedere, non vedo Gesù, che sembra non
esserci. Non intendo la voce dell'angelo, delle donne, cioè di chi mi
sta vicino, che mi ripete, guarda che lui qui non c'è, alza lo sguardo
per favore.
Allora qui, oggi, io per primo, ognuno di noi, può fare i conti con se stesso
e dirsi: ma quando smetto di guardare in basso? Quando smetto di
lamentarmi, di ragionare con la logica del mondo, di piangermi addosso
per le ingiustizie - vere o presunte - che ricevo? Invece di sprecare
questa sofferenza, che tanto mi tengo, perché non la uso per crescere,
per fare il bene? Perché non la investo in speranza, mettendo un pizzico
di eternità nella mia giornata? Non devo fare gesti eroici, ma le
stesse cose di ieri con la consapevolezza che Gesù è qui con me e mi dà
la forza che io non ho, basta che gliela chieda. Allora mi accorgo che
le lacrime si asciugano, non solo per me, che le ferite si rimarginano,
anche quelle degli altri.
A volte rimango come Pietro, un po' testone, tardo e lento di cuore,
come dice Gesù ai due di Emmaus. Eppure corro
come fa lui, sfido il buio che prima mi faceva tanta paura e torno
indietro, come i due di Emmaus. Perché ho una speranza nuova, che prima
non avevo. Ricordo le Parole di Gesù che mi dice: abbi coraggio, io ho
vinto il mondo. (da una testimonianza)
A convincerci della verità del fatto che Gesù è Risorto è anche un’osservazione generale. Al
momento della morte di Gesù i discepoli si sono dispersi; il suo caso è
dato per chiuso: “Noi speravamo che fosse lui…”, dicono i discepoli di
Emmaus. Evidentemente, non lo sperano più. Ed ecco che,
improvvisamente, vediamo questi stessi uomini proclamare unanimi che
Gesù è vivo, affrontare, per questa testimonianza, processi,
persecuzioni e infine, uno dopo l’altro, il martirio e la morte. Che
cosa ha potuto determinare un cambiamento così totale, se non la
certezza che egli era veramente risorto?Non
possono essersi ingannati, perché hanno parlato e mangiato con lui
dopo la sua risurrezione; e poi erano uomini pratici, tutt’altro che
facili a esaltarsi. Essi stessi sulle prime dubitano e oppongono non
poca resistenza a credere. Neppure possono aver voluto ingannare gli
altri, perché, se Gesù non era risorto, i primi ad essere stati traditi
e a rimetterci (la stessa vita!) erano proprio loro. Senza il fatto
della risurrezione, la nascita del cristianesimo e della Chiesa diventa
un mistero ancora più difficile da spiegare che la risurrezione stessa.
Questi
sono alcuni argomenti storici, oggettivi, ma la prova più forte che
Cristo è risorto, è che è vivo! Vivo, non perché noi lo teniamo in vita
parlandone, ma perché lui tiene in vita noi, ci comunica il senso
della sua presenza, ci fa sperare. “Tocca Cristo chi crede in Cristo”,
diceva sant’Agostino e i veri credenti fanno l’esperienza della verità
di questa affermazione.(P.Cantalamessa)
"Soffrire di coraggio è la più bella malattia" (dall'ultimo cd di Renato Zero 2013 "Amo" )
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