Cari amici, il cristianesimo si comunica con lo sguardo, come sempre ci
ripete Giussani mediante Don Carrón. Ho fatto una bellissima esperienza a
questo riguardo in questi giorni. Abbiamo ricoverato nella fattoria
“Padre Pio” dove c’è una casa di accoglienza per gli ammalati di AIDS,
stabilizzati nella loro malattia. Ammalati eterosessuali. È una bella
comunità di giovani, guidati da noi e accompagnati da una mamma che li
accudisce. Non solo fa da mangiare, lava la biancheria, ma fa anche il
ministro dell’Eucarestia, per cui tutti i giorni, quando alle 7 del
mattino arriva al lavoro, la prima cosa che fa è la liturgia della
Parola e dà la Santa Comunione ai ragazzi. Due settimane fa abbiamo
accolto nella casa di questa fattoria un uomo basco, che l’ambasciata di
Spagna aveva raccolto in cattive condizioni alla stazione delle
corriere, ammalato di AIDS, assuefatto alle droghe e pelle ed ossa.
Arrabbiato con la Chiesa, con la sua famiglia, con il mondo. Dopo un po’
di fatica nell’inserirsi nella comunità, con cui pranziamo ogni lunedì
quando andiamo lì a fare un po’ di ritiro, finalmente si è consegnato
agli amici. Al sabato pomeriggio vado a dire la Santa Messa. E vengono
tutti senza che io dica una parola. Così questo sabato sono andato per la Messa e terminata la
celebrazione si è avvicinato lo spagnolo e con il suo caratteristico
accento che spesso mi impedisce di capire cosa vuol dire, mi dice: “
Padre, voglio confessarmi”. Mai gli avevo parlato di questo sacramento. E
continua dicendomi:
“Padre io ho bisogno che Dio mi liberi e per questo
vengo tutte le mattine alla liturgia della Parola. Ho chiesto a quella
signora che la celebra se poteva confessarmi, ma lei mi ha detto che non
può perché solo il sacerdote può farlo e così sono qui a chiederle che
mi confessi. È stato un momento in cui ho toccato con mano la
onnipotente carità di Dio.
La sua misericordia fatta carne in una
semplice amicizia, una amicizia contagiosa per cui uno si trova a fare, a
vivere certe cose che fino a un minuto prima sembravano impossibili.
Basta uno sguardo, come succede ogni giorno nella clinica e una persona
cambia:
vuole incontrare Gesù.

Come oggi pomeriggio, domenica 24 di
febbraio quando Clotilde una giovane e bella donna, metastasi in tutto
il corpo, con sei figli piccoli e 29 anni di età, riceverà la Cresima
chiesta personalmente da lei; la sua madrina sarà una sua compagna di
stanza. Nella stessa Santa Messa Marcellina, la bambina di 3 anni
ammalata di fibrosi cistica ai polmoni e quindi tutti i giorni con
l’ossigeno, riceverà il Battesimo.
Davvero, come ci ricorda il Santo
Padre, l’ospedale è un luogo privilegiato di evangelizzazione. Ci si
ammala per convertirci, per incontrare Gesù. Mi sorprende ogni volta
perché gli ammalati chiedono i sacramenti per contagio e non perché
parlo a loro dei sacramenti. E in particolare il sacramento della
Confessione.
Con affetto,Padre Aldo..
Grazie...da tutti noi...per la tua esperienza e le tue lettere...Valter....
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