Cos’è la confessione? Qualcosa da temere, perché c’é un giudizio
sugli errori commessi e le mancanze avute? Per questo normalmente la
gente la sfugge: per paura. Per me, da alcuni anni, non è più così e per
questo ringrazio padre Aldo che mi ha fatto riscoprire la confessione
come la bellezza della misericordia di Dio che tocca la nostra carne,
quella carne rovinata dal peccato ma che viene resa bella dal Suo
perdono. Al Signore non importa il colore dei nostri peccati o le nostre
nefandezze. Ciò non vuol dire che vengano giustificati, anzi.
È sempre necessario un lavoro personale per poter chiedere il perdono
sacramentale. Ma il lavoro non è l’analisi psicologica del peccato o
del motivo del peccato, è la richiesta struggente del Suo perdono che ci
rende capaci di riprendere il cammino. Come il figliol prodigo che
viene riaccolto nella casa del padre con una festa perché il peccato lo
aveva fatto letteralmente morire e il perdono gli dà la possibilità di
risuscitare, di nascere di nuovo. La confessione è letteralmente una
nuova nascita.
Quando mi confesso, preparandomi seriamente, io sperimento questo, e
Lui mi fa guardare alla Sua presenza. Quello sguardo che prima era tutto
rivolto alle mie incapacità, incoerenze ed evidenti deficienze, si
rivolge a quella Bellezza che mi fa nuovo.
Quello della penitenza è diventato negli anni il sacramento che amo
di più insieme all’Eucarestia a cui è strettamente legato, per cui
confessarmi è diventata una necessità e la penitenza non è una condanna
da scontare o una pena da infliggere, ma una speranza da ridare a chi si
era allontanato. Ringrazio di nuovo i miei confessori (nei primi anni
di questa riscoperta è stato padre Aldo anche se dopo per circostanze
storiche sono stati altri), ho sempre incontrato non giudici che mi
hanno inflitto una pena che mi sono meritato, ma fratelli nel sacerdozio
che mi hanno fatto sperimentare la bellezza della Sua misericordia.
Padre Alberto
Buona Settimana Santa e la Misericordia del Signore sempre ci accompagni....Walter
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