L'INCONTRO CON CRISTO
«Si faceva chiamare Gesù»
Mi hanno detto che Don Giussani, dopo aver domandato di ricevere l’ultima assoluzione, guardando chi era attorno al suo letto, ha chiesto che gli cantassero Noi non sappiamo chi era. Mi hanno detto che ha chiesto più volte di cantargli quel canto anche all’infermiere che lo ha assistito negli ultimi giorni di vita. Come mi ha commosso riconoscere quella gratuita prossimità, quella gratuita predilezione, anche in quest’ultima sua domanda! Non era certamente il canto metafisicamente, culturalmente più profondo. Era semplicemente il canto in cui il nome più caro (la cosa più cara, per riprendere le parole dello starets russo Giovanni) veniva più volte ripetuto: Gesù.«Si faceva chiamare Gesù».
E questo mi riporta a uno dei primi ricordi che ho di Giussani. Fine anni Sessanta. Un’assemblea al Centro Péguy a Milano. Giussani domanda: «Che cosa ci mette in rapporto con Cristo?». Le varie risposte più o meno dicevano tutte: «La comunità, la Chiesa». E alla fine la risposta di Giussani alla domanda di nuovo ripetuta: «Che cosa ci mette in rapporto con Cristo? Il fatto che è risorto». Un seminarista, un prete della Chiesa di Milano non può dimenticare l’annuncio «Christus Dominus resurrexit / Cristo Signore è risorto», che «la voce apostolica del sacerdote» (come dice l’Exsultet ambrosiano) per tre volte ripete nella veglia pasquale. Se non fosse risorto, se non fosse Lui vivo nel Suo vero corpo che gratuitamente si rende presente ai suoi, rendendoli, per Sua grazia, Suo corpo visibile, la nostra fede sarebbe vana, come scrive Paolo (cfr. 1Cor 15, 14.16), e la Chiesa sarebbe un semplice apparato, come scrive Giussani in Perché la Chiesa.
«Si faceva chiamare Gesù»..
Il nostro sì a Gesù nasce dall’attrattiva che Lui è. E così è possibile sempre dire sì, perché il sì coincide con una domanda: «Vieni!» (Ap 22, 17). Come da bambini avevamo imparato a cantare alla comunione: «Gesù caro, vieni a me, e il mio cuore unisci a Te…». «Si faceva chiamare Gesù».
Un giorno sorridendo mi disse: «Vedi, in Paradiso tu starai vicino a santa Teresa di Gesù Bambino». E io, ridendo: «Se ci sei anche tu vicino». E poi aggiunse: «Quando hai fatto mettere in copertina di 30Giorni la sua frase: “Quando sono caritatevole è solo Gesù che agisce in me”, per me è stato come l’inizio della fine, cioè l’inizio del Paradiso». E così la frase della piccola Teresa di Lisieux l’ha voluta citare davanti a tutti in piazza San Pietro nel suo ultimo incontro con Giovanni Paolo II: «Al grido disperato del pastore Brand nell’omonimo dramma di Ibsen (“Rispondimi, o Dio, nell’ora in cui la morte m’inghiotte: non è dunque sufficiente tutta la volontà di un uomo per conseguire una sola parte di salvezza?”) risponde l’umile positività di santa Teresa del Bambin Gesù che scrive: “Quando sono caritatevole è solo Gesù che agisce in me”»....
Le sue ultime parole a tutti sono quelle dell’intenzione della santa messa dell’11 febbraio, anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e liberazione, pochi giorni prima che la malattia precipitasse: «Ricordiamoci spesso di Gesù Cristo, perché il cristianesimo è l’annuncio che Dio si è fatto uomo e soltanto vivendo il più possibile i nostri rapporti con Cristo noi “rischiamo” di fare come Lui».
Le parole di Giussani confortano la vita!
P.S .in occasione del settimo anniversario della morte, il 22 febbraio 2012 è stato dato l'annuncio della formale richiesta di Nihil obstat alla Santa Sede per dare inizio alla fase diocesana del processo per la causa di beatificazione e canonizzazione di don Luigi Giussan. Una volta ottenuto il Nihil obstat si protrà chiamare Giussani Servo di Dio.
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