Avvertenza: se già leggete qui, vuol dire che siete dei privilegiati, che siete delle eccezioni.
Perché avete una scolarità tendenzialmente medio alta,
perché il vostro reddito non è da fame, potete permettervi un computer, una connessione,
il tempo da perdere leggendo quel che scriviamo mentre là fuori impazza una crisi finanziaria che inizia a ricordare quella del 2007.
Letta l’avvertenza, passiamo oltre.
Voi, voi eccezioni che leggete qui, avete capito che cosa sta succedendo?
Io penso che pochi l’abbiano capito. Per un primo motivo: non c’è niente che annoi più dell’economia, se si è digiuni della materia. Divincolarsi tra spread, bund, btp, default swap, e simili, è un impegno cognitivo che pochi italiani hanno voglia di fare. Figuriamoci in agosto: e arriviamo al secondo punto.
Ok, visto che la baracca sta affondando, e per baracca intendo la baracca Italia nel caso qualcuno non se ne fosse accorto, come mai non siamo tutti in piazza? Eravate in piazza per Giuliano Pisapia, per Luigi De Magistris, per “Se non ora Quando?”.
Ma ragazzi, è agosto.
In Italia si va in vacanza in agosto, e anche se c’è una crisi che minaccia alle fondamenta il nostro stile di vita,
i nostri conti correnti, la vita come siamo abituati a immaginarla, c’è il mare. E questo racconta un’altra cosa…
Scusate, ma le elezioni comunali, i referendum, non ci avevano abituato a questa partecipazione popolare ai momenti chiavi della vita pubblica? Macché. Le vacanze alla fine ci sono i soldi per farle. E da italiani cicale, tutti – destra, sinistra, centro – non solo un pezzo, vediamo sempre prima il piacere, e poi il dovere. Quale sarebbe il dovere in questo momento? Non dico scendere in piazza, ma reagire. Provare almeno a capire in che razza di pozza di guano siamo finiti. Invece no: meglio lu Salentu (non me ne vogliano gli amici salentini) meglio lu sole, lu mare, lu ventu.
Sentivo poco fa Paolo Mieli: al timone di un quotidiano importante, che orienta nel suo piccolo un Paese, che riflette gli orientamenti e i pensieri di chi conta davvero, che diceva di “un’Italia fragile”, dove “nessuno sa fino a che punto precipiterà la situazione”.
Voi fino a dove pensate che possa precipitare?
Io non credo molto oltre quanto abbiamo visto ultimamente. Ma solo perché siamo un paese di gente con i soldi da parte.
Problema: quelli con i soldi da parte erano i nonni e i genitori. I figli e i nipoti non sono come loro.
Vedrete che il collasso non sarà ora, ora ci salveremo.
Ma sarà questione di due, tre, cinque anni al massimo.
I nostri governanti in Italia sembra che stiano solo a inseguire qualcosa che non hanno il potere di controllare. Speculazioni sulle quali non possono intervenire, borse che crollano senza che possano muovere un dito, insomma, tutto come dal 2008 a oggi, quando il governo di Silvio Berlusconi è andato al potere.
Non ha fatto nulla? Forse. Non avrebbe comunque potuto fare nulla? Anche.
Ma dovrebbero andarsene, dovrebbero lasciare il posto a qualcun altro.
Mario Monti? Che venga Mario Monti.
È una voce che gira, in questi giorni dove pochi si rendono conto del baratro, quella di Mario Monti a capo di un governo tecnico, che sappia come agire in giornate come queste, dove le borse crollano –
il Mib al -6,65% – e gli incontri con le parti sociali in Italia,
producono quantità di aria fritta che riempirebbero un’autocisterna.
Chiudo lo sfogo: oggi la giornata per le borse è stata pessima. C’è poco da stupirsi: le banche vivono di debito, il debito per loro è come l’ossigeno, è normale che in questi momenti soffrano.
Vedremo domani come andrà, con Tremonti che riferisce a Camera e Senato.
(da Hello Magazine)
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