....Dobbiamo sentirci «servi inutili» (Lc 17,10): servi perché  chiamati e mandati, ma inutili perché è Lui, colui che ci ha chiamati e  mandati, ad agire e a condurre a compimento l’opera; l’importante è  compiere tutto «quanto dovevamo fare». 
Con questa coscienza ci accostiamo al mondo giovanile, al vostro  mondo, che costituisce una frontiera nevralgica per la missione  cristiana oggi, poiché coglie la nostra società sul crinale decisivo  della sua evoluzione. Nel dipingerlo è facile cadere nei luoghi comuni e  nelle approssimazioni. Quando se ne parla si oscilla tra la retorica  giovanilistica che sa dire solo quanto siete bravi (ma spesso si tratta  solo di un espediente degli adulti per evitare che si porti l’attenzione  sulle loro responsabilità) e, dall’altro lato, il pessimismo più nero  circa il destino di tutta una generazione considerata condannata senza  rimedio al fallimento.
La realtà è molto più complessa di tali  rappresentazioni semplicistiche e conosce un po’ di tutto, dal degrado  all’eccellenza, con nel mezzo la mediocrità, l’ignavia e, molto di più,  la fatica ordinaria e onesta di tanti tesa ad affrontare fatica e  ostacoli di ogni genere.
Non ultimo, le nuove generazioni subiscono il  condizionamento o, semplicemente, respirano una cultura diffusa  impregnata di tutto ciò che vanifica ogni forma di impegno con un gioco  al ribasso che idolatra e persegue il consumo e l’evasione  deresponsabilizzate, una subcultura impregnata di cinismo distruttivo e  autodistruttivo. Da non pochi osservatori si rileva, soprattutto, che i  giovani sono le prime vittime del nichilismo, questa malattia dello  spirito del nostro tempo che – non ce lo nascondiamo – conosce cause e  fattori degenerativi oggettivi che incidono sulla condizione giovanile,  quali la crisi economica, la mancanza di prospettive future, il  prolungato parcheggio in condizioni di non adeguata valorizzazione delle  sue risorse con percorsi di studio spesso lunghi e ripetitivi, la  difficoltà a entrare nel mondo del lavoro, la lentezza nel ricambio di  ruoli e responsabilità sia nell’ambito pubblico che privato, in un  sistema sociale di gerontocrazia che spesso mortifica e non riesce ad  avvalersi di energie nuove; non dobbiamo ignorare, però, le radici  ideologiche del nichilismo che propugnano una visione dell’uomo e della  realtà priva di orizzonti ultramondani, o anche semplicemente aperti al  futuro; una visione che affida all’uomo, spesso ridotto ad un individuo  isolato e abbandonato a se stesso, un potere illimitato grazie  all’illusione di onnipotenza alimentato dagli sviluppi della tecnica e  della scienza.
A volte ho l’impressione che molti giovani, per responsabilità degli  adulti e per condizionamenti sociali, ma anche per responsabilità  proprie, dilapidano le loro energie migliori (privandone anche la  società), per incapacità o impossibilità di investirle, nel vuoto  dell’inedia o di un agire dissennato e distruttivo per altri e per se  stessi.
C’è una chiamata, che ultimamente viene da Dio creatore, a  investire e far fruttificare le capacità e i beni di cui disponiamo. Per  quanto dipende da voi giovani, non mettere a frutto le risorse e le  potenzialità della vostra età diventa presto un peccato dinanzi a Dio e  un delitto nei confronti della società intera. Sta qui la prima  testimonianza da rendere, il primo segno del vostro essere cristiani, la  prima espressione del vostro desiderio di bene per i vostri coetanei e  per la vostra generazione. Mettere a frutto ciò che siete e ciò che  avete per un progetto di vita e di società: non è questo che il Signore  vi chiede oggi? O pensate forse che la fede si possa ridurre a qualche  preghierina e a qualche canzonetta in bella compagnia? La fede sfida la  vita e chiede di diventare scelta operosa e impegno concreto.......
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