Il Premio Narducci 2011 a Padre Antonio Maria Sicari
Il premio «Angelo Narducci» 2011 è stato assegnato a padre Antonio Maria Sicari, dell’ordine dei Carmelitani Scalzi. Forse poco noto al grande pubblico, padre Sicari, nato nel 1943, è il fondatore del Movimento ecclesiale carmelitano e vive a Brescia. Collaboratore della rivista «Communio», ha scritto moltissimi libri, in gran parte dedicati al racconto delle vite dei santi, antichi e contemporanei, e proprio per questo gli è stato assegnato il premio «Narducci».
Padre Antonio sarà a Lerici martedì 26 e mercoledì 27 luglio,nell’ambito della festa del quotidiano cattolico, che inizia sabato 23. Martedì alle 19, al Belvedere Stefanini, il giornalista di «Avvenire» Gianni Cardinale presenterà con lui l’ultimo libro, «Il Divino Cantico di san Giovanni della Croce». Seguirà un aperitivo con prodotti locali. Mercoledì alle 9.30, nella chiesa di San Francesco, Sicari parlerà al clero diocesano sul tema «La bellezza della santità», tema legato appunto ai suoi libri. Seguirà alle 11 la concelebrazione presieduta dal vescovo. Alle 21.15, alla Rotonda «Vassallo», Gianni Cardinale lo intervisterà in pubblico sul tema, legato a quello generale della festa,
«Omologazione o santità ?».
Il premio “Narducci” è riservato a importanti personalità del mondo della comunicazione e della cultura. Alcuni tra i premiati delle precedenti edizioni: Mons. Ersilio TONINI – Arcivescovo di Ravenna, Luigi ACATTOLI – Vaticanista Corriere della Sera, Fabrizio DEL NOCE – Giornalista televisivo, Mons. Gianfranco RAVASI – Biblista, Mario AGNES – Direttore Osservatore Romano, Andrea RICCARDI – Fondatore Comunità Sant’Egidio, Pupi AVATI – Regista, Giuseppe DE CARLI – Vaticanista Televisione RAI, Mons. Giancarlo BREGANTINI – Vescovo di Locri, Padre Federico LOMBARDI – Direttore Sala Stampa Vaticana, Dino BOFFO – Direttore Avvenire e SAT 2000, Claudia KOLL – Attrice e Conduttrice televisiva, Wanda POLTAWSKA.
Il «Divino Cantico» di San Giovanni della Croce
Poi, sul finire del XV secolo, la cristianità si era lacerata e la teologia aveva cominciato a indurirsi nelle controversie e nelle sottigliezze esegetiche, al punto da dimenticare (o perfino temere) l’antico Cantico, cuore della Scrittura. Giovanni della Croce assunse allora la missione di commentarlo in forma nuova, anche poetica (per la prima volta!): così il testo sacro rivisse nel suo Cántico Espiritual, un poema che «arde di passione più di qualsiasi poesia profana», ma in cui si sente aleggiare «lo Spirito di Dio che è passato di qui, abbellendo e santificando tutto» (Damaso Alonso). In seguito, commentando ripetutamente il proprio Cantico (e aggiungendovi altri poemi), egli poté annunciare alla Chiesa la centralità assoluta dell’amore sponsale che Dio offre a ogni singola creatura umana. Un Dio «inaudito» che, dalle pagine del mistico spagnolo, può parlarci così: «Io sono tuo e per te; sono felice di essere come sono, per essere tuo e donarmi a te» (L 3,6).
Padre Antonio, ripercorrendo tutto l’itinerario spirituale offerto da san Giovanni della Croce (a partire da una nuova traduzione dei suoi poemi), ha inteso sottolineare con rara insistenza che nessun dramma o problema ecclesiale può essere davvero compreso e vissuto, se ci si colloca a un’altezza inferiore di questa e a una minore profondità.
Il carisma del Santo carmelitano (e di chi si fa suo discepolo) è tutto in questa
esperienza offerta come principio pedagogico: quando l’uomo si lascia attrarre dal Cuore di Dio, egli va, contemporaneamente, verso la massima profondità del proprio cuore e verso i più lontani confini, là dove ogni creatura umana può essere riconosciuta e accolta.
Padre Antonio, ripercorrendo tutto l’itinerario spirituale offerto da san Giovanni della Croce (a partire da una nuova traduzione dei suoi poemi), ha inteso sottolineare con rara insistenza che nessun dramma o problema ecclesiale può essere davvero compreso e vissuto, se ci si colloca a un’altezza inferiore di questa e a una minore profondità.
Il carisma del Santo carmelitano (e di chi si fa suo discepolo) è tutto in questa
esperienza offerta come principio pedagogico: quando l’uomo si lascia attrarre dal Cuore di Dio, egli va, contemporaneamente, verso la massima profondità del proprio cuore e verso i più lontani confini, là dove ogni creatura umana può essere riconosciuta e accolta.
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