lunedì 23 febbraio 2015

Il diario spirituale di Gabrielle Bossis (le prime pagine)


Lui e io di Gabrielle Bossis fu pubblicato a Parigi dall'editore Beauchesne in sette volumetti, dal 1949 al
1957 (vedi Note). Nessuno dei quaderni originali utilizzati per la stampa è stato rintracciato, eccetto il
decimo quaderno che, recentemente, è arrivato nelle nostre mani!
Sono pagine bellissime, che ci hanno emozionato con l’emozione che si sprigiona dalle “reliquie”... E ci
hanno procurato, con la loro straordinaria eloquenza grafica, la sensazione di poter quasi “ascoltare”, e
non solo leggere, quei colloqui. La grafia di Gabrielle, rapida ed elegante, lievita quando lei trasmette la
Voce di Cristo, ne traduce in qualche modo la forza e la nobiltà; spesso si arresta su una sola parola; le
maiuscole significative traboccano; i continui capoversi, le linee, le sospensioni rendono quasi sensibile
l’afflato di Colui che le parla, ce ne consegnano perfino le pause: come se la pagina fosse uno spartito,
un “Mistero sacro”, rappresentato con l’essenzialità della parola e sviluppato come una rapsodia.

Il diario di Gabrielle Bossis inizia nel 1936, con i
dialoghi trascritti sul transatlantico che la portava
in Canada per una coraggiosa tournée teatrale.

1936
22 agosto 1936 – Sul piroscafo. Durante il concerto di musica classica, gli offrivo il fascio di suoni e di
dolcezza che ne scaturiva. Lui mi ha detto piano, come una volta:
«Figliolina mia».
23 agosto 1936 – Hanno fatto un altare sul pianoforte, io pensavo ai gabbiani e agli aerei, che vengono a
posarsi sui piroscafi. Lui:
«Questa volta, è il Cristo».
Durante il penoso rollio, gli dicevo: “Lo sapete bene che tutto è per voi; allora, non ve lo dico”. Lui:
«Bisogna dirmelo, perché amo sentirmelo dire.
Dimmelo spesso: quando sai che qualcuno ti ama, sei contenta che te lo dica».
24 settembre 1936 – Canada. La cappella è accanto alla porta della mia camera, e ogni volta che ci passo
davanti gli sorrido. Lui mi ha detto:
«Sorridi a tutti. Unirò una Grazia al tuo sorriso».
3 ottobre 1936 – Nel Saskatscewan. Lui:
«Rinchiudimi nel tuo cuore con un segno di croce, come dietro a due sbarre».
4 ottobre 1936 – Montréal. Lui:
«Quando non ti raccogli, è a me che tu manchi» (con una voce così delicata).
25 ottobre 1936 – Festa di Cristo Re. Stamani, durante la messa, l’Abate mi ha consacrata a Dio posando la
mia promessa sull'altare, sotto l’Ostia. Lui mi ha detto:
«Occupati del mio amore... non c’è nessun orfano abbandonato come me».
Vicino a Quèbec. I bimbi avevano terminato i loro canti, e io gli dicevo: “Ora non vi parlo più in musica”.
Lui mi ha risposto:
«La mia musica è il tuo amore».
4 novembre 1936 – Al ritorno. Ultima messa sul ponte. Distratta dopo la comunione, ho udito la Voce soave
che diceva:
«Io aspetto».
Dicembre 1936 – In Francia. Per strada. Io: “Cammino al Vostro fianco”. Lui (dolcemente):
«Ma tu non mi parli molto...».
14 dicembre 1936 –
«Cerca di essere per tutti il mio sorriso. La mia voce amabile».
15 dicembre 1936 – Stamani alle sei meno cinque, costretta a fare rapidamente la Via Crucis prima della
messa, Lui mi ha detto:
«Pensa alla mia fretta di percorrere la Via dolorosa per andare a morire per voi».
16 dicembre 1936 –
«Esci dalle tue misure abituali: amami di più».
17 dicembre 1936 –
«Cominciamo il cielo. Amami incessantemente mentre io ti amo».
Una sera –
«Dov’è ogni Bellezza e ogni Grazia, io sono lì».
19 dicembre 1936 –
«Talvolta tu dubiti che sia Io a parlarti, talmente questo ti sembra semplice e come uscito da te stessa.
Ma tu ed Io, non siamo Uno?».
21 dicembre 1936 – Poiché gli chiedevo di dare a me e ai miei cari tutte le Grazie che tante anime rifiutano,
Lui mi ha detto:
«Le mie Grazie sono Grazie su misura, ma io sono abbastanza ricco per dartene altre. Non sono
l’Infinito?».
«Con me, sii semplice come in famiglia».
24 dicembre 1936 –
«Sii dura verso te e dolce verso gli altri».
25 dicembre 1936 –
«Nasconditi in me. Nutri il mondo con le tue sofferenze. È così che sarai la mia sposa».
26 dicembre 1936 –
«La tua immaginazione? È il cane di casa che va dappertutto.
Si può irritarsi con un cane che circola ovunque?
Fa’ come se tu non fossi stata distratta».
28 dicembre 1936 –
«Quando mi ami, ti purifichi».
«Sii per ognuno la mia Grazia».
«Ritorna a me come se non mi avessi mai lasciato. Mi farai piacere».
«Io cambio le tue preghiere in mie preghiere, ma se tu non preghi...
Posso far fiorire una pianta se tu non la semini?».
1937
1° gennaio 1937 –
«Con purezza e con semplicità, ecco il tu motto per quest’anno».
2 gennaio 1937 –
«Ti basti offrirmi l’istante presente: così, tutto l’anno sarà mio».
4 gennaio 1937 –
«Tu che ci tieni tanto ad essere pensata dai tuoi amici, come non comprendi che io tengo tanto ad essere
pensato dalle mie creature?».
5 gennaio 1937 –
«Fa’ atti di speranza. Esci da te stessa. Entra in me».
«Non giudicare. Forse tu conosci l'anima altrui?».
«Mettimi davanti a te. Prima io. Tu, dopo».
«Fa’ loro piacere per il mio piacere».
26 gennaio 1937 –
«Una sposa che non contemplasse spesso gli occhi del suo Sposo, sarebbe una sposa?».
12 febbraio 1937 –
«Certo! Conosco tutte le tue miserie poiché tu sei la mia figliolina!».
«Sapessi quanto sono sensibile alle piccole cose!…».
14 febbraio 1937 – In una corriera.
«Hai visto la mia benevolenza attraverso il volto di quella fanciulla? Sii sempre così.
Se i miei fedeli fossero buoni gli uni con gli altri, la faccia del mondo sarebbe diversa».
«Ma i tuoi desideri d’amore, sono Amore».
«Circondami d’amore».
«C’è nella tua anima una porta che si apre alla contemplazione di Dio. Ma bisogna che tu l’apra».
17 febbraio 1937 –
«Non lasciarmi senza le tue sofferenze, esse aiutano i peccatori».
19 febbraio 1937 – Castello di C.
«Non potrai venire a ricevermi nella Comunione in questi tre giorni, così lontana da una chiesa. Ma io
ti do l'appuntamento: sarà tutte le mattine al tuo risveglio».
Ahimè! L’indomani mattina stavo per dimenticare l’appuntamento, quando un uccellino è venuto a cantare
sulla mia finestra con una voce così acuta e insistente, che tutt’ad un tratto mi sono ricordata...
1° marzo 1937 – Nel Dipartimento del Rodano, alla stazione.
«Tu guardi fisso nella direzione del treno che deve arrivare. Allo stesso modo i miei occhi sono fissi su di
te, nell’attesa che tu venga a me».
In treno.
«Non restare mai senza fare nulla, mi onorerai mentre io mi occupo incessantemente di salvarvi».
Davanti alla Loira straripata.
«Sii sempre serena e calma. Il fiume riflette il cielo solo quando è calmo».
3 marzo 1937 – In treno.
«I miei tramonti... sono Amore. Le creature che li guardano per lodarmene, sono poco numerose...
Tuttavia, è Amore».
«Se tu non avessi delle “piccole” prove, come potrei darti “grandi” ricompense?».
«Io sono quello che ama di più».
Di sera.
«Nulla è piccolo per Me».
«Mostra nella tua vita che sulla terra non ci si riposa».
Metà Quaresima – Durante il corteo sono entrata in una chiesa per consolarlo. Con mia sorpresa, nonostante
le navate vuote, l’organo suonava. Un artista senza dubbio approfittato di questa solitudine per studiare. Era
come una solennità ineffabile. Lui mi ha detto semplicemente:
«Ti aspettavo».
«Vedi me negli altri. Questo ti aiuterà ad essere più umile».
9 marzo 1937 – Pensavo di uscire di chiesa all’Elevazione.
«Non andartene così presto (con tenerezza). Non potrei darti tutte le mie Grazie...».
16 marzo 1937 – A Nôtre-Dame.
«Sii tenera. Nella tenerezza, fa' il primo passo verso il tuo prossimo».
La sera, alla Benedizione, mi ha ripetuto:
«Fa' il primo passo!».
«E anche se ciò che scrivi non facesse riflettere che una sola anima!?».
In treno.
Non dire: “Gloria al Padre, al Figlio” in una maniera così vaga, ma augura loro questa Gloria attraverso i
tuoi atti».
18 marzo 1937 – A Puy-de-Dôme, portavo faticosamente i miei bagagli dopo aver passato una notte fra gli
scossoni del treno, e dicevo per le scale del sottopassaggio: “Io porto la mia croce con Te, ma Tu hai avuto
qualcuno che ti ha aiutato...” E subito un signore, dietro a me, mi ha liberata di una valigia.
Ieri – Dal dentista. Lui mi ha detto:
«Io ho sofferto tanto per te! Tu non puoi sopportare questo?...».
20 marzo 1937 – A Lozère.
«Sii amabile, buona, al di là delle tue abitudini. La sposa assomiglia allo Sposo».
«Ascoltali parlare. A loro fa bene parlare ed essere ascoltati».
Assisi. Durante un “Benedicite”, in cui ero stata molto distratta, Lui mi ha detto:
«Tu credi che sia una piccola cosa? Per me, è grande».
Pasqua 1937 – Roma, Chiesa della Minerva. Lo ringraziavo delle sue sofferenze. Lui:
«Non metterai mai nella tua riconoscenza tanto amore e gioia quanto amore e gioia ho messo io nel
soffrire per salvarvi».
Taormina, Sicilia. – Osservavo le donne che hanno un marito per sbrogliare le piccole difficoltà dei viaggi.
Lui mi ha detto:
«Ma se ci sono io, qui!…».
30 marzo 1937 – Palermo.
«Ascolta e ti parlerò. Vuoi essere la mia confidente?».
Monreale di Palermo.
«Io sono in te più che te stessa».
Nella corriera da Kairouan a Sousse.
«Ti ricordi, quando eri piccola? Ti avevo detto: “Raccontami ciò che hai fatto oggi”. Ma non avevi
creduto che fosse la mia voce».
8 aprile 1937 – Sousse.
«Rendi il bene per il male. Non perderne una sola occasione».
9 aprile 1937 – Tunisi.
«Io sarò il tuo sorriso di oggi».
Tunisi, nella chiesa del Sacro Cuore.
«Perché gli uomini non vogliono credere al mio Amore?
Sono forse stato malvagio?
Mi sono forse vendicato quando ero sulla terra?
Non sono forse stato tutto indulgenza, tutto perdono?
Non sono diventato il “Dolore” per amor vostro?
Perché gli uomini non vogliono credere al mio Amore?»
«Non credere che un santo sia stato santo in ogni momento... Ma c’è la mia Grazia».
Oran. Convento delle Suore Trinitarie. Nella mia cella sotto la scala.
«Mira alla perfezione. Ma alla perfezione della “tua natura”».
Lui mi fece capire che la perfezione di un’anima non richiede lo stesso lavoro che la perfezione di un’altra.
«E tu mi farai piacere».
Nella cappella.
«Spero che tu non abbia paura di me! I tuoi peccati? Me ne incarico io».
16 aprile 1937 – Algeri. Nella chiesa di Sant’Agostino, dove avevo potuto comunicarmi appena scesa dal
treno:
«Abbrevia il tuo ringraziamento per spirito di carità».
Infatti, all’uscita, trovai sulla piazza le suore che, non avendomi vista alla stazione, mi cercavano,
preoccupate.
Algeri.
«Fa’ attenzione a non parlare del male. C’è sempre un po’ di Bene, non fosse che in germe, in ogni
anima.
Abbi degli altri la stessa cura delicata che Io ho di te ».
18 aprile 1937 – In un teatro.
«Perché mi parli come se Io fossi molto lontano? Io sono vicinissimo... nel tuo cuore».
23 aprile 1937 – Algeri.
«Non stancarti di me. Io non mi stanco di te».
«Quando Io non ti parlo, è perché quello è per te il momento dell’azione.
Parla agli altri come pensi che Io parlerei a te.
Io ti aiuterò».
25 aprile 1937 – Porto Vendres. In un caffè non lontano dall’imbarcadero.
«Se, nel ristorarti, tu pensassi a dar sollievo alle mie labbra arse, quale somma di gioie mi daresti… Ma
questo non è chiesto a tutti».
30 aprile 1937 – Sul treno di ritorno.
«Quando un oggetto ha bisogno di riparazioni, lo si affida alle mani di un operaio.
Metti dunque l’anima tua, silenziosa e immobile, sotto il mio sguardo.
Io riparo».
A Le-Fresne. Mentre piantavo i gerani in giardino e inghirlandavo il pergolato.
«Noi due insieme faremo belle cose! Ho voluto fare dell’uomo il mio collaboratore per rendere più
stretta la nostra unione. L’amore tende all’unione».
In treno.
«Lasciare gli amori per l’Amore».
Mentre ripartivo.
«Prendi il mio Vangelo. Tienilo sempre con te. Mi farai piacere».
5 maggio 1937 – Nel vagone.
«Vedi la differenza che c’è fra il ricordo di una frase che hai letto e la “mia Parola”».
Cappella di Sant’Anna.
«Perché non mi riconosci nel tuo prossimo?».
Al catechismo a Le-Fresne.
«Sii più tenera con loro. I bambini hanno bisogno di tenerezza».
12 maggio 1937 –
«Io cerco sofferenze che davvero vogliano unirsi alle mie».
14 maggio 1937 – Passando dalla stazione di Vannes.
«Tu non sei che un tessuto di misericordie».
19 maggio 1937 – Parigi. In metropolitana.
«Io sono l’Ostia. Tu sei l’ostensorio. I raggi d’oro sono le mie Grazie tramite te».
20 maggio 1937 – Montmartre. Mentre pensavo a raccogliermi, mi ha detto:
«Lo Sposo non si avvicina alla sposa mentre essa si distrae alla finestra...
Lui attende che essa lo attenda nel fondo della camera dei segreti».
Maggio – A Le-Fresne. Dopo la Comunione. Io: “Signore, supplisci alle mie insufficienze”. Lui: «Sono qui
per questo».
Davanti ad alcune rose appassite.
«Io non passo. Io non inganno».
28 maggio – Pensavo alla sua Festa del Corpus Domini e Lui mi ha detto:
«Quando riceverò tutte le predilezioni, le predilezioni di tutte le anime, sarà veramente la mia Festa».
«Non temere di gioire di me. Vedi quel piccolo insetto che sale dritto nel cielo? Fa’ come lui.
Impara a guardare, imparerai a vedere me, il Creatore».
«Sai che cos’è la Bontà? La Bontà è mia Madre».
30 maggio 1937 – Festa del Corpus Domini. Dopo la Comunione.
«Io non ho lasciato niente di me in Cielo.
Io mi dono interamente a te: donati interamente a Me».
31 maggio 1937 – Nella Seine-et-Oise.
«Quando sei in chiesa, spogliati di ogni pensiero, di ogni preoccupazione della giornata. Spogliatene
come di un vestito. E sii tutta per Me».
In un vagone. Ho avuto la tentazione di essere pungente con una viaggiatrice pungente. Lui mi ha detto
dolcemente:
«Più si è cristiani, cioè miei, più si è amabili: sii amabile fra tutte le donne».
4 giugno 1937 – Festa del Sacro Cuore. In una stazione.
«Oggi, prendo per me ognuno dei tuoi sorrisi».
Allora, ho deciso di sorridere a tutto e a tutti.
8 giugno 1937 – A Le-Fresne.
«Non ti fermare ai piccoli dettagli della vita. Pensa unicamente all’amore: quello che ricevi da me.
Quello che tu mi dai».
«Pensa con carità. I pensieri generano le parole».
Giugno – A Le-Fresne.
«Io non ti chiedo la perfezione – sarebbe difficile per te – ma lo Spirito di perfezione.
Abbi sempre la volontà di far bene.
E questo, con grande amore».
Davanti alle rose che si arrampicano fino alla cima del grande ciliegio, Lui mi ha detto:
«Tuo padre aveva colto dal prato per te una piccola rosa, e ne eri stata tanto commossa.
Io, ho fatto sbocciare per te tutte le tue splendide aiuole. Amami di più».
11 giugno 1937 – Mentre soffrivo, ho inteso:
«Ora, sei tu che offri».
Per strada.
«Io non vi chiedo di essere degli angeli.
Vi chiedo di essere santi secondo la vostra natura».
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