.Questo scritto di Padre Antonio viene inserito all'inizio della nostra Quaresima perchè in questi 40 giorni di preparazione alla Pasqua dobbiamo curare di più i nostri rapporti d'amore in famiglia..cercando di vivere bene il punto che P.Antonio ci ricordava sul perdono ..
"..Qualunque sia la nostra posizione umana o il nostro ruolo storico,  l’amore possiamo esperimentarlo alla radice del nostro essere sempre e  soltanto come figli: tutti familiarmente schierati, con Cristo, davanti  al Padre celeste; tutti protesi a imparare e gustare la Sua Paternità.
Due  sposi hanno amore di sposi, se l’uno ama la filialità dell’altro e la  protegge.  Perfino il fatto che il matrimonio sia un sacramento,  significa che i due sposi hanno la vocazione e la missione di condursi  reciprocamente al Padre e di aiutarsi nel cammino verso di Lui. Se un  matrimonio fallisce, l’origine del fallimento non è nella relazione di  coppia (come siamo subito inclinati a pensare), ma nell’irrispettosa e  lunga dimenticanza (e mancata custodia) della reciproca filialità. Se un  matrimonio può essere ricostruito, ciò non accadrà soltanto ripulendo  le incrostazioni del rapporto o perdonandosi le reciproche offese, ma  riscoprendo quella purezza che ai figli è sempre possibile (perché ad  ambedue appartiene l’eredità lasciata dalla parabola del “figlio  prodigo”).
Il giorno in cui un coniuge vede morire l’altro  coniuge non è il giorno in cui si spezza il vincolo sponsale, ma il  giorno in cui esso è perfettamente adempiuto, se l’uno ha aiutato  l’altro a gettarsi nelle braccia del Padre celeste.
Due genitori  hanno vero amore di genitori se educano amando, nella filialità della  prole, la propria stessa filialità. I fratelli non riescono ad amarsi  davvero come membri di una stessa famiglia, se prima non si sentono  figli dell’unica famiglia di Dio.
Un figlio non può amare con  tenerezza e rispetto il genitore malato e invecchiato (soprattutto  quando costui regredisce dolorosamente verso l’infanzia) se non lo vede  come “il bambino del buon Dio” (come Teresa di Lisieux definiva il  proprio papà malato di Alzheimer). E gli altri non potranno essere  accolti come prossimo da amare se non li si contempla nella prossimità  filiale che ciascuno di essi ha col Padre celeste.
Senza Cristo -  l’amore del Figlio di Dio fatto carne - tutti i nostri amori avrebbero,  via via,  nomi diversi e diversa qualità, ma resterebbero tutti  incompiuti. Con Cristo ogni amore suppone un’originaria relazione  filiale e un filiale compimento: in chi ama e in chi è amato. In chi  deve amare e in chi deve essere amato....
 (Padre Antonio Sicari )

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