mercoledì 25 novembre 2015

Quel silenzio assordante­ ( Una lettera al settimanale Diocesano La Voce del Popolo di Brescia)



Quel silenzio assordante­
Egr. Direttore,
ho assistito come tutti con sgomen­to alla cronaca degli attentati pari­gini di metà novembre, battezzati subito come l' 11 novembre euro­peo. Ho visto ed ho letto le mani­festazioni di vicinanza al popolo francese, dal profilo fu tinteggiato di tricolore francese, all'inno del­la marsigliese nei campi di serie B, ai lumini e alla penosa esibizione pianistica del ragazzo sulle note di John Lennon. Una risposta che non ha nome, una religione senza Dio. Tutto mi è parso una reazione 000­lescenziale, emotiva, superficiale e vuota. Non ho visto o sentito qualcuno invitare a pregare. Ho seguito tutti i talk televisivi nella speranza che qualche conduttore o qualche ospite ne analizzasse le cause. Tutti a cercare il colpevole. Tutti politi­camente corretti uniti e compatti a criticare il governo- ma questo era scontato - e a evocare i valori della tradizione e dell'Occidente. Non si è sentita una parola di pietà cristia­na,. Sono rimasto ferito dal silenzio assordante della comunità cristia­na. Non ho visto la chiesa parigina, radunarsi al Sacré Coeur sulla col­lina di Mon1martre a pregare. Papa Francesco invece si è fatto immedia­tamente sentire. Ma anche la nostra chiesa locale dov'era? È vero, abbia­mo aggiunto una preghiera dei fedeli alla Messa nella quale si celebrava la dedicazione della Chiesa! Forse qualche sacerdote più sensibile ha allungato l'omelia con un pensiero e un ricordo alle vittime del terrori­smo. Parigi, una città smarrita, ec­co quello che ho visto, una Francia smarrita, un'Europa smarrita. Que­sto è l'aggettivo più calzante. Quan­do si tradisce la propria fede e ci si affida ad un fumoso senso di appar­tenenza, siamo baldanzosi e arro­ganti nei momenti di gioia e spen­sieratezza, ma diventiamo impauriti e smarriti di fronte ai gravi ten1i del dolore e della morte, perché ci man­cano i fondamentali della speranza. I giorni in cui si scriveva la Costi­tuzione della Comunità europea, la maggior parte dei rappresentanti volle inserire il termine "radici cri­stiane" nei valori su cui si basa il nostro continente. Francois Mitte­'rand si oppose fermamente in no­me della laicità. Noi italiani, come sempre, ci siamo affrettati a ricono­scere le ampie vedute del presiden­te francese, abbiamo allegramente e stupidamente collaborato a dare delle grosse spallate per buttar giù la Chiesa, con la soddisfazione in­fantile che si prova a distruggere le cose vecchie per gettarle nel fuoco. Adesso che la fiamma si è spenta, ci sentiamo vuoti e nudi, senza valori di fede, senza la voglia di pregare.
Cominciamo a provare il terrore del vuoto, le vertigini del nulla. Come sacchi vuoti che non si reggono più in piedi e si afflosciano. Ci accon­tentiamo di esteriori lumini, di tre­molanti accendini o la lacrimuccia adolescenziale di una stupida emo­ticon. Ci manca la meditazione che non è una sterile esercitazione di new age, ma è l'evento unico di un Dio che nasce a Betlemme, da porre al centro. Altrimenti dimentichiamo le ceneri di Auschwitz e il ghiaccio del Gulag, l'acqua e il sangue delle risaie dell'Asia, dei laghi dell'Africa, paradisi massacrati. Ci scordiamo di tanti bambini negati, prostituiti, mu­tilati e la strage dei giovani cristiani fucilati in Kenya - alcuni decapitati, perché non ricordavano il nome del­la madre di Maometto. Nessuno mi dice la app per colorare la mia fac­cina su whattsapp con i colori della Nigeria, della Libia e dell'Eritrea?
Padre Ettore Moscatelli

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