- 5. Quinte Mansioni - La Trasformazione
INTRODUZIONE:
Il dialogo con Dio ha progressivamente trasformato l'anima:
all'inizio la sua preghiera era fatta di
balbettii, poi di
parole umilmente apprese e ripetute, poi di
faticosa perseveranza,
poi di riflessioni
ragionate, poi di umile
ascolto e di
sguardi attenti, poi di silenzioso
raccoglimento, poi di
abbandono nelle braccia stesse di Dio….
Ed ecco che finalmente
l'uomo oltrepassa la metà del cammino interiore e si trova alle
soglie delle Quinte dimore. Qui la preghiera comincia a diventare
davvero una vera e completa trasformazione.
Qui Teresa ricorre al simbolismo della metamorfosi
descrivendo come il piccolissimo baco da seta diventa una splendida
bianca farfalla.
Teresa guarda tutto il
lavorio di conversione, a cui l'anima ha dovuto applicarsi, come
provocato "dal
sole dello Spirito Santo": è al suo calore che ha ripreso
vita la larva che sembrava morta.
Da un lato è l'anima che
fila la seta, per fabbricarsi la casa in cui dovrà morire e
risorgere, dall'altro questa "casa dorata" è Cristo
stesso.
Ed ecco lo splendido equilibrio con cui Teresa raccorda
l'opera dell'uomo con quella di Dio: "Guardate qui, figlie
mie, che cosa possiamo fare con la grazia di Dio! Possiamo far sì
che Sua Maestà diventi la nostra dimora fabbricata da noi stessi.
Egli giungerà: prenderà il nostro lavoruccio
da niente, lo unirà alla Sua grandezza e farà in modo che sia
tutto una cosa sola!"
Una tale unione di
volontà porta alla decisione di obbedire totalmente al duplice
comandamento dell'amore.
L'amore del prossimo
dà evidenza e concretezza all'amore che diciamo di avere per Dio; …
ma l'amore per Dio dà all'amore del prossimo la sua radice
sostanziale.
Senza l'amore per il
prossimo, l'amore per Dio è un'illusione; … e senza l'amore di
Dio, l'amore per il prossimo è fragile e precario.
TESTO:
In che modo,
sorelle, vi potrei parlare delle ricchezze, dei tesori e delle
delizie che si trovano nelle quinte mansioni?
Qui l'anima è addormentata, e
profondamente, tanto che per la breve durata di questo fenomeno essa
rimane così fuori di sé, da non poter formare alcun pensiero,
neppure volendolo. Qui per sospendere il pensiero non c'è proprio da
ricorrere ad alcuna industria. Se ama, non sa come, né chi; se
vuole, non sa cosa vuole: è come se sia morta al mondo per più
vivere in Dio.
L'orazione di cui parlo è appunto la cella
vinaria nella quale il Signore
intende introdurci, ma quando e come vuole
Lui. Da noi, con i nostri sforzi, non vi possiamo entrare: bisogna
che ci introduca Lui. Ed Egli lo fa quando entra nel centro
dell'anima nostra. Qui, per meglio mostrare le sue meraviglie, vuole
che altro non facciamo che assoggettargli la volontà.
Secondo voi, in che consiste la divina
volontà ? Per noi la volontà di Dio non consiste che in due cose:
nell'amore di Dio e nell'amore del
prossimo .
Qui devono convergere tutti i nostri sforzi.
Il segno più sicuro per conoscere se
pratichiamo questi due precetti è vedere con quale perfezione
osserviamo quello che riguarda il prossimo. Anzi, più vi vedrete
innanzi nell'amore del prossimo, più lo sarete anche nell'amore di
Dio: statene sicure. Ci ama tanto Iddio, che in ricompensa dell'amore
che avremo per il prossimo, farà crescere in noi, per via di mille
espedienti, anche quello che nutriamo per Lui.
Resta molto
da parlare circa gli effetti che Dio produce nelle anime quando esse
si dispongono a ricevere le sue grazie. Ne voglio dire qualche cosa,
e nel contempo far conoscere lo stato in cui l'anima rimane.
Per farmi meglio capire, voglio servirmi di
un paragone che trovo molto appropriato. Avrete già udito parlare
delle meraviglie che Dio opera nella produzione della seta,
invenzione di cui Egli solo poteva essere l'autore. Si tratta di
piccoli semi, simili a granellini di pepe che io non ho mai veduto,
ma di cui ho sentito parlare: perciò, se cado in qualche inesattezza
la colpa non è mia. Al sopraggiungere dell'estate, quando i gelsi
si coprono di foglie, questi semi cominciano a prender
vita. Prima che spuntino quelle foglie di
cui si devono nutrire, stanno là come morti; a poco a poco, con
quell'alimento
si sviluppano, finché, fatti più grandi, salgono sopra alcuni
ramoscelli, ed ivi con la loro piccola bocca filano la seta che
cavano dal loro interno, fabbricandosi certi
bozzoli molto densi, nei quali ognuno di
quegli insetti, che sono ormai brutti e grossi, si rinchiude e muore.
Ma poco dopo esce dal bozzolo una piccola
farfalla bianca, molto graziosa. L'anima,
di cui quel vermetto è l'immagine, comincia a prendere vita quando
per il calore dello Spirito Santo, comincia a valersi dei soccorsi
generali che Dio accorda a ognuno e a servirsi dei rimedi che Egli ha
lasciato nella sua Chiesa, come le frequenti confessioni, le buone
letture e le prediche. Quando questo vermetto si è fatto grande -
come abbiamo visto in principio di questo scritto - comincia a
lavorare la seta e a fabbricarsi la casa nella quale dovrà morire.
Questa casa è il nostro Signore Gesù
Cristo! La nostra vita è nascosta in Cristo, ovvero in Dio.
Orsù, dunque,
mettetevi subito al lavoro! Tessiamo questo piccolo bozzolo mediante
lo spogliamento di ogni nostro amor proprio e volontà, distaccandoci
da ogni cosa terrena e praticando opere di orazione, di meditazione e
di obbedienza.
Un'anima che
Dio ha condotto a questo punto, se si sforza di andare avanti,
vedrà grandi meraviglie.
Nessun commento:
Posta un commento