martedì 7 luglio 2015

S. Maria Goretti -film-Cielo sulla palude - 1949 Italiano -diviso in 11 parti



SANTA MARIA GORETTI

Santa Maria Goretti
Piccolo fiore di campo, cielo sulla palude
Fiori senza colori,
e un cielo dagli occhi stranieri.
Ma su quella terra di nome palude
si posò la poesia.
Dietro quei passi
di bambina di Dio.


“Io lo perdono e lo voglio con me in paradiso”. A 11 anni, 6 mesi e 20 giorni, Maria Goretti, conosciuta per la gente delle paludi con il nome di Marietta, sul letto dell’ospedale di Nettuno, sale al cielo, perdonando il suo assassino e invocando per lui il Paradiso. Bambina di Dio, cos’hai fatto? Quale grandioso dono hai lasciato all’umanità, a volte dimentica di cielo, ma certamente impastata di terra? Quali altezze ha raggiunto il tuo animo? Ecco il tuo cuore batte forte vicino a quello di ognuno di noi quando ti invochiamo, assetati di misericordia, vogliosi anche noi della grazia del perdono, che dona pace e serenità. Scampoli di cielo, cielo sulla palude, come recita il titolo del film a te dedicato e girato nell’Italia appena uscita dalla guerra, povera e affamata di pace, distrutta dall’odio e assetata di perdono, di riconciliazione. Quella Italia ricorda bene il 24 giugno del 1950: una piazza san Pietro stracolma, oltre mezzo milione di persone, una folla oceanica che si perdeva in via della Conciliazione e nei vicoli di Borgo Pio. Papa Pio XII canonizzava la piccola Maria Goretti: la santa più giovane della storia della Chiesa (dopo i Martiri Innocenti), la prima volta che la Cerimonia si svolgeva all’aperto in Piazza san Pietro e non dentro la Basilica, un fiore di campo, luce per le giovani generazioni, la prima Santa canonizzata alla presenza della Madre vivente, Mamma Assunta, ormai ottuagenaria che vide elevata alla gloria dell’altare la propria figlia, un evento straordinario; presenti anche i fratelli, i nipoti e – in disparte – anche il suo assassino, Alessandro Serenelli, pure lui avanti con l’età, salvato dalla grazia, salvato da quel perdono di Marietta lucidamente concesso sul letto di morte, testimoni la madre Assunta e il parroco Temistocle Signori.
Marietta nasce poverissima il 16 ottobre del 1890 a Corinaldo (Ancona). Prima di sei figli, i suoi genitori Luigi e Assunta, devotissimi, crescono la famiglia nella fede e in piena fiducia della provvidenza. Due sposi straordinariamente timorati di Dio. Marietta bevve a questa fonte. Qualche anno più tardi, spinti dalla fame e dalla povertà, la famiglia Goretti decide di trasferirsi nel Lazio, prima a Paliano vicino Palestrina e poi a Cascina Antica a Le Ferriere di Conca, nell’Agro Pontino, vicino Nettuno. Quanta povertà, i Goretti lavoravano i campi, una lotta impari con la palude e con il padrone che chiedeva più dell’impossibile di un raccolto che era meno del possibile. E poi la malattia, la malaria che falciava le giovani vite dei lavoratori delle paludi, perché nessuno, né lo Stato, né i proprietari terrieri ritenevano giusto dare loro il chinino; la vita di un uomo valeva poche lire, ma in quegli anni si preferivano le poche lire nelle mani di pochissimi piuttosto che la vita di un uomo… così, malato di malaria, muore di colpo a soli 41 anni il papà Luigi. La mamma Assunta rimane sola con i figli piccoli. Ma a fianco alla mamma c’è un fiore di campo, un giglio ammantato di porpora, una bambina di Dio. “Mamma non ti preoccupare, il Signore vedrai ci aiuterà, sarà al nostro fianco, tu lavorerai nei campi e io manderò avanti le cose di casa”: eccola Marietta, in tutta la sua stupenda persona. Piccola ancora, ma fortemente timorata di Dio, proprio per seguire il Santo Evangelio, curava la famiglia e lavorava sodo da mattina a sera. Voleva a tutti i costi fare la prima comunione, ed eccola percorrere a piedi anche più di 40 chilometri ogni volta per andare al catechismo in Parrocchia. Grembiule e corona.
Vivevano con loro, nella stessa Cascina, che era grande, anche la famiglia Serenelli, il papà Giovanni e il figlio Alessandro. Giovanni Serenelli era un uomo rude, ormai vedovo da qualche anno, si occupava ben poco del figlio e aveva poca voglia di lavorare, era arrabbiato con il mondo; quel suo sentimento negativo lo stava corrodendo dal di dentro. Così tante tensioni e tanta violenza si riflettevano dal padre al figlio. Alessandro soffriva molto, una vita di durissimo lavoro, poco pane, nessuna istruzione, nessun punto di riferimento. Nessuna buona fonte da cui bere.
In questo contesto si consuma la tentata violenza e l’assassinio della piccola Marietta per mano di Alessandro Serenelli. Il 5 luglio del 1902, nell’aia davanti la Cascina Antica fervono i lavori di trebbiatura del favino. Verso le tre del pomeriggio, Maria Goretti – sola in casa – viene raggiunta da Alessandro. Il giovane tenta di avere un rapporto con lei (non era la prima volta), Marietta si rifiuta nel Nome di Gesù (“no Alessandro, è peccato, il Signore non vuole”), ma Alessandro questa volta sembra accecato, non ragiona, tenta la violenza, Marietta – terrorizzata – rifiuta con ogni forza…. “fu allora – racconta Serenelli – che presi un punteruolo acuminato… l‘acciuffai brutalmente per un braccio e vedendo che non voleva assolutamente accondiscendere alle mie voglie, andai su tutte le furie e preso il punteruolo, cominciai a colpirla sulla pancia, come si pesta il granturco…”. Maria ha nel corpo quattordici ferite gravi. Morirà il giorno dopo. Non prima però di aver perdonato Alessandro. Una mostra itinerante realizzata un alcuni anni fa a lei dedicata ha come titolo “Non è la Santa brava cinque minuti”. Che significa? Nella cineteca dell’immaginario, di frequente un fotogramma subisce un tale ingrandimento da coprire l’intera trama. Il perdono da lei concesso al suo assassino e anche il rifiuto del peccato rischiano di diventare quel fotogramma. No, non è così! La sua santità è nel quotidiano, negli anni silenziosi e bui passati nel fango della palude. Il perdono non è un flash-simbol, un episodio a sé, le sue radici e il suo humus sono da ricercare e sicuramente trovare nella vita quotidiana di Marietta, sono il frutto e la conseguenza di un percorso intenso di fede, una grazia addirittura - che racchiude su di sé gli anni della sua infanzia (grembiule e corona) passati all’ombra di Dio e alla luce del Vangelo. Con questa grande consapevolezza, ti diciamo grazie Marietta per il tuo perdono. Ancora una volta il Cielo e la terra ti dicono: “Grazie Marietta per il tuo perdono”. Venne la notte e il piccolo fiore conobbe il gelo, l’inverno e il dolore ma nel giardino di Dio rifiorisce oggi e per sempre immensa questa Santa Bambina di Dio.

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