venerdì 24 ottobre 2014

Perché sono tutti contro Asia Bibi? (dal sito di Aleteia)

Come è possibile condannare a morte per blasfemia una donna se non esiste neanche una prova?


Il racconto del marito di Asia Bibi, Ashiq Masih, è emblematico.

Ashiq, come racconta Tempi.it (20 ottobre), era presente in aula quando il giudice di appello ha confermato la condanna a morte per la cristiana accusata ingiustamente di blasfemia. A colloquio con la ong British Pakistani Christians, l’uomo rivela i dettagli della drammatica vicenda: «c’era anche un gran numero di imam e leader islamici che gridavano in continuazione: “Blasfemi!” e “Uccidetela!”».

Giudici sotto pressione
Una testimonianza che mostra quanto i giudici fossero sotto pressione degli estremisti islamici, che più volte hanno minacciato di morte e perfino ucciso fuori dal tribunale avvocati, imputati e giudici. «Questo processo di appello era un raggio di speranza ma il rigetto dell’appello ha distrutto la mia fiducia nel sistema legale pakistano». Ashiq ha poi aggiunto: «Non ho detto ai miei figli della sentenza della corte. Come potevo? Sono troppo spaventato della loro possibile reazione. Già adesso sono tutti molto depressi: ci aspettavamo infatti che a breve sarebbe tornata a casa».

Ora c'è ancora una possibilità per Asia Bibi ed è la Corte suprema: «I miei legali sono estremamente fiduciosi che la Corte suprema annullerà questa sentenza» conclude il marito.


E si spera che la Corte possa farlo "prendendo in considerazione tutti gli aspetti del caso". Lo scrive in un appello la Commissione per i diritti dell'uomo del Pakistan (Hrcp), autorevole ong che ha avuto i suoi martiri nella battaglia ingaggiata contro la legge anti-blasfemia, utilizzata spesso contro i cristini, come nel caso di Asia Bibi. In un comunicato la Commissione sostiene che "il risultato dell'appello di Asia Bibi all'Alta Corte ha deluso molti ed ora tutti gli occhi sono puntati sulla Corte Suprema". "Il Pakistan - si dice ancora - è in una situazione difficile perché la legge sulla blasfemia, ed il modo in cui viene applicata, non sono stati sottoposti ancora ad una necessaria revisione. (Avvenire, 21 ottobre)

Ma come è possibile condannare a morte per blasfemia una donna, se non c’è neanche una prova?

Su questo punto è intervenuto Haroon Barkat Masih, direttore della “Masihi Foundation”, impegnata in Pakistan per il miglioramento della vita dei cristiani e anche nella difesa di cristiani ingiustamente accusati di blasfemia: "Ci sono troppi interessi in gioco dietro al caso di Asia Bibi. Troppi poteri forti e troppe pressioni che, alla fine, coprono e finiscono per calpestare la verità dei fatti”, ha detto in un colloquio con l’Agenzia Fides. “La corruzione e il desiderio di sfruttare il caso per fini economici è un altro aspetto presente” aggiunge Haroon Barkat. Il direttore ricorda infine che alla Corte Suprema la sentenza di condanna può essere ribaltata e che, anche in caso di condanna, il Presidente del Pakistan avrebbe sempre potere di concedere la grazia.

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