sabato 4 ottobre 2014

Movimento Ecclesiale Carmelitano :Famiglia di Famiglie (contributo per il Sinodo) testo per riflettere...

Durante gli Esercizi Spirituali svolti in Sicilia nel 2011 è stato presentato il libro "Famiglie in Comunione" di Giovanni Pillitteri e Michelangelo Nasca, Riflessioni elaborate su testi di P. Antonio Maria Sicari. Uno strumento nato all'interno di un gruppo di Scuola di Cristianesimo del MEC di Palermo, in seguito allo studio di alcuni testi di P. Antonio Sicari sulla coniugalità, la famiglia, il rapporto tra fidanzati, i figli e il mistero della fede in essi contenuto. Di seguito riportiamo la presentazione del testo curata da Antonio Bellingreri.

Presentazione
di Antonio BELLINGRERI

Non occorre consultare le statistiche per comprendere quanto oggi la famiglia sia ferita. Un numero crescente di coppie mette in questione l'amore coniugale, sia perché lo si reputa un vincolo rescindibile, pertanto un'esperienza ripetibile nel tempo, sia perché si preferisce di non accedervi affatto, accettando che le relazioni che si vivono conservino un carattere di precarietà permanente. La crisi tocca anche la vita familiare, perché vacilla o crolla la convinzione che essa possa essere luogo generativo, di accoglienza di nuove esistenze e di cura educativa, affinché nuove persone siano generate proprio come persone.
Un fatto sintomatico di questa situazione è costituito forse dall'affermarsi, in particolare negli Stati Uniti, di gruppi e di movimenti che diffondono una visione anarcoide e radicaleggiante del matrimonio e della famiglia: presentate come scelte di vita e forme di relazioni che se sono andate bene in alcune epoche della storia umana, non è detto che debbano sopravvivere per l'avvenire; potrebbero (dovrebbero, secondo questa opinione) essere sostituite da nuove scelte e nuove modalità relazionali.
Sollevando però lo sguardo, per considerare, anche solo a grandi linee, lo svolgimento delle società umane, ci si persuade che la loro storia non è attraversata unicamente da esperienze di critica o di crisi, da vicende che in modo inequivocabile ci appaiono, per la qualità della vita umana, di segno negativo. In realtà, in ogni momento delle vicende umane, è possibile scoprire e descrivere fenomeni che, in ragione della loro intrinseca bontà etica e assiologica, con evidenza ci appaiono positive, vere e proprie conquiste nel senso di una maggiore autenticità personale e sociale. Le emergenze, potremmo pertanto affermare, presentano sia momenti critici, quelli nei quali occorre subito un soccorso, ma possono essere irruzione di fenomeni nuovi: l'emergere di modalità nuove d'intendere e di condurre l'esistenza, che vanne in direzione di una crescita, di un autentico progresso umano. La distinzione dei due significati che il termine stesso "emergenza" in sé serba, è della massima importanza per una riflessione sulla sorte del matrimonio e della famiglia: ci orienta e ci mobilita nella ricerca dei «segni dei tempi», di quelli che portano anche, accanto alle cose vecchie, cose inedite; forse sarebbe meglio scrivere così: che ci fanno vedere in una luce nuova, l'antico, secondo virtualità inespresse che non si erano pienamente manifestate in altri periodi della cultura e dalla civiltà umana.
Per parte mia, reputo che uno di questi «segni» sia l'affermarsi di una visione e di una esperienza di vita che vanno verso una sempre maggiore personalizzazione dell'essere e dell'esistenza: la scelta di vivere in prima persona la propria vita, da attori protagonisti, senza accettare di svolgere ruoli secondari o parti insignificanti. È una disposizione di fondo che impegna al massimo grado la libertà e la consapevolezza, esaltando la nostra dimensione propriamente personale; ed è una novità di grande rilievo, soprattutto se la si interpreta come alternativa adeguata rispetto al diffondersi e al divenire prevalente di una dimensione anonima, impersonale o apersonale, dell'esistenza; a questa paiono consegnati la maggior parte dei nostri contemporanei, gli abitatori delle società della tarda modernità, soggetti di esistenze «liquide», come è stato scritto, di vite frammentate e per lo più spente.
C'è però un altro «segno», prossimo a questo appena descritto e che tocca proprio il matrimonio e la famiglia. Queste realtà umane per eccellenza, oggi, da un numero di persone ancora minoritario ma ognor crescente, sono intese e vissute come vere e proprie scelte esistenziali: in particolare, per quanti vogliono essere e permanere nell'amore di Cristo e nella fedeltà alla sua Chiesa, esse sono diventate e vengono percepite come vocazioni speciali.
Da un lato, ciò dipende da una situazione più generale, che riguarda in qualche modo tutti, che forse bene la si designerebbe, denotandola con l'espressione coniata da qualcuno, che parla della «tramonto del mito di Romeo e Giulietta». Si tratta del mito che ha dominato la modernità; esso è stato sicuramente significativo perché ha indotto a mettere il sentimento al centro delle scelte della propria vita affettiva. oggi però oggi viene percepito come una forma d'amore che crea dipendenza - al pari, per intenderci, dell'alcool o delle droghe; è in ultima istanza im-morale – non a caso, infatti, il mito porta entrambi i protagonisti al suicidio. Questo mito è percepito oggi nel suo limite sostanziale, soprattutto perché è cresciuta la consapevolezza dell'alterità dell'altro: l'altro, il mio partner, è un'altra esistenza e un destino originale, irriducibile al mio; unendomi a lui e scegliendo di sposarlo, io scelgo di esserne il compagno nella sua esistenza e il custode del suo destino: colui che mette prima d'ogni cosa la piena fioritura della vita di chi gli sta accanto, perché pervenga ad una buona destinazione; certo che non si debba cercare in altro un senso e una gioia piena.
Dall'altro lato, per quanti scelgono di essere i discepoli amorosi di Gesù, il matrimonio e la famiglia sono intesi e vissuti come una vocazione particolare (nello stesso senso in cui, sino a non molto tempo, così si diceva dei figli e delle figlie che in una famiglia sceglievano di andare in convento), perché è cresciuta la consapevolezza teologale o sacramentale dell'amore dell'uomo e della donna e della loro generatività. Oggi va maturando viepiù la coscienza che questo amore sponsale, in quanto amore è l'evento che, più d'ogni altro nel cosmo, rende realmente presente e operante il Mistero stesso di Dio; e in quanto sponsale, lega i coniugi realmente ed efficacemente alla Persona stessa di Cristo: tanto che ognuno, nel volto della sua sposa/del suo sposo, vede e riconosce un riflesso del Volto santo – il volto dell'altro resta l'unico volto umano col quale ciascuno può figurarsi, in qualche modo, il Volto di Dio.
Ma il matrimonio è una vocazione speciale anche perché fonda una famiglia, un luogo di accoglienza e di cura benevolente di persone che noi contribuiamo a chiamare all'essere dal loro non essere. La famiglia porta per ogni soggetto una qualche risposta al fondamentale bisogno di riconoscimento che costituisce l'essere personale: la persona infatti, per essere, ha bisogno di essere riconosciuta nell'essere: voluta amata stimata abbracciata baciata…, da chi sceglie di farla fiorire in pienezza. Si tratta di un mistero molto grande perché proprio la famiglia può essere il luogo in cui si generano nuovi discepoli di Gesù, nuovi figli e figlie della Chiesa; anzi, come costantemente ci è stato ricordato da molti documenti ufficiali a partire dal Concilio, la famiglia diventa essa stessa Chiesa, una piccola e insieme grande «Chiesa domestica».
Siamo di fronte ad una speciale chiamata, ma bisogna subito aggiungere che si tratta di una vocazione impegnativa; soprattutto oggi, nel tempo in cui il matrimonio e la famiglia sono così duramente e radicalmente osteggiate, è difficile anche per i discepoli di Gesù compiere questa scelta di vita e restare interi, assumerla come compito per tutto il tempo della propria esistenza in questo mondo. Possiamo tutti correre il rischio di disorientarsi e di smarrirsi, se nessuno ci può portare aiuto e sostegno.
Nel testo, breve ma denso, che sto presentando si ragiona proprio di questo sostegno da offrire a chi è chiamato a questa vocazione; l'essenziale è portato a sintesi facendo ricorso alle belle espressioni «famiglia di famiglie» e «famiglie in comunione». È necessario, ecco la convinzione di fondo dei curatori, pensare e costruire dei luoghi, che sia educativi per eccellenza, in cui si possa rispondere al bisogno di orientamento e di cura, di soccorso infine, perché gli sposi e le famiglie cristiane, soprattutto quelle più giovani, possano scoprire e vivere in pienezza la loro vocazione speciale.
I curatori sono due giovani insegnanti, e soprattutto giovani sposi e padri, che hanno attinto alle riflessioni che P. Antonio Sicari, in quelli che restano forse i suoi libri più belli, ha offerto sul matrimonio sulla famiglia e sulla essenziale verginità di cuore che occorre chiedere e conquistare per viverli bene. Nel testo è diffuso per tutto il clima carmelitano, se ne può sentire il tepore in ogni pagina; per tale ragione, questo piccolo libro è uno strumento prezioso: esso apre alla certezza che nell'intera esistenza umana, in tutta la realtà cosmica, è in opera un grande mistero d'amore: è la «divina passione», Dono ineffabile d'amore ed insieme attesa, (molto) spesso sofferta, che questo amore offerto possa essere accolto e ricambiato.

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