Siete diventati grandi: mentre vi siete assicurati una capacità umana
nella vostra professione, c’è come, possibile, una lontananza da Cristo
(rispetto alla emozione di tanti anni fa, di certe circostanze di tanti
anni fa, soprattutto). C’è come una lontananza da Cristo, salvo che in
determinati momenti. Voglio dire: c’è una lontananza da Cristo, salvo
quando vi mettete a pregare; c’è una lontananza da Cristo, salvo quando
vi mettete, poniamo, a compiere delle opere in Suo nome, in nome della
Chiesa o in nome del movimento. È come se Cristo fosse lontano dal
cuore. Con il vecchio poeta del Risorgimento italiano si direbbe: «In
tutt’altre faccende affaccendato»(5), il nostro cuore è come isolato, o,
meglio, Cristo resta come isolato dal cuore, salvo che nei momenti di
certe opere (un momento di preghiera o un momento di impegno, quando c’è
un raduno generale, c’è da tenere una Scuola di comunità, eccetera).
Questa
lontananza di Cristo dal cuore, salvo che la Sua presenza sembri
operare in certi momenti, genera anche un’altra lontananza, che si
rivela in un ultimo impaccio tra di noi - sto parlando anche di mariti e
mogli -, in un ultimo impaccio vicendevole. L’assenza della conoscenza
di Cristo (conoscenza come l’intende la Santa Bibbia: conoscenza come
familiarità, come affiatamento, come immedesimazione, come presenza al
cuore), la lontananza di Cristo dal cuore rende lontano l’ultimo aspetto
del cuore dell’uno dall’ultimo aspetto del cuore dell’altro, salvo che
nelle azioni comuni (c’è la casa da portare avanti, i figli da accudire,
eccetera). C’è anche un rapporto, indubbiamente c’è il rapporto
vicendevole, ma è solo in operazioni, in opere, in gesti comuni in cui
ci si ritrovasse o vi ritrovaste. Ma quando vi ritrovate nell’azione
comune, essa leggermente - poco o tanto -, rende ottuso l’orizzonte del
vostro sguardo o del vostro sentire.
È pur vero che tutto ciò che
abbiamo ricevuto nella vita, diventando grandi, si è sedimentato e
opera; opera, non resta senza frutto. ..... Infatti quello che abbiamo ricevuto
si sedimenta in modo tale che dà anche il suo frutto, però il cuore,
proprio il cuore, nel senso letterale della parola, è come se fosse
impacciato con Cristo, è come se non proseguisse una familiarità che si è
fatta sentire, sia pure con la sentimentalità caratterizzante l’età, a
un certo momento della nostra esistenza. C’è un impaccio che è
lontananza Sua, che è come una non presenza Sua, un essere non
determinante il cuore. Nelle azioni no, in quelle può essere
determinante (andiamo in chiesa, "facciamo" il movimento, diciamo anche Compieta
magari, ci impegniamo nella caritativa,
andiamo a fare gruppi di qui e di là e ci lanciamo, ci catapultiamo
anche in politica). Non manca nelle azioni: nelle azioni, in tante
azioni, può essere determinante, ma nel cuore? Nel cuore no! Perché il
cuore è come uno guarda i suoi bambini, come uno guarda la moglie o il
marito, come uno guarda il passante, come uno guarda la gente della
comunità o i compagni di lavoro, oppure - soprattutto - come uno si alza
al mattino. E questa lontananza spiega anche un’altra lontananza, che
si rivela pure in un ultimo impaccio nei rapporti tra noi, nello sguardo
tra di noi, perché è solo Cristo nostro fratello che ci può rendere
realmente fratelli - fratelli! -.
Se pensiamo che il valore, la
consistenza e il valore della nostra vita stanno nella responsabilità di
questa vicinanza di Cristo e quindi di questa vicinanza tra uomini, di
questa vicinanza tra di noi, dobbiamo allora capire che l'amicizia e la
compagnia che intendiamo vivere sono per non permettere che abbiamo a
sospendere o a lasciare sospesa la nostra iniziativa in tal senso. Il
rapporto mio con Dio: questo può sostenere la vita come opera che
edifica il mondo, come cosa vera. Ma il primo frutto che questo rapporto
può dare è quello di creare una compagnia, una compagnia tra chi
quell'opera intende vivere e intende realizzare. La nostra compagnia
vuole non permetterci più che il tempo passi senza che la nostra
esistenza chieda, rincorra, voglia, il rapporto con Dio presente e senza
che la nostra esistenza voglia o accetti quella compagnia, senza la
quale non sarebbe vera neanche l'immagine della Sua presenza.
(Don Giussani 1982)
Buone Vacanze....di cuore ! Walter
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