domenica 30 marzo 2014

Don Giussani - I Santi e S.Teresa di Gesù Bambino


"Un punto fuori dalla realtà sperimentabile può permettermi di abbracciare tutta la realtà sperimentabile"      Don Giussani

Aprire gli occhi della fede per credere in Cristo -Padre Raniero Cantalamessa


IV Domenica di Quaresima


Giovanni 9, 1-41


IL CIECO NATO


La guarigione del cieco nato ci riguarda da vicino, perché, in un
certo senso, siamo tutti dei… ciechi nati. Il mondo stesso è nato cieco.
Stando a quello che ci dice oggi la scienza, per milioni di anni c’era
la vita sulla terra, ma era una vita allo stato cieco, non esisteva
ancora l’occhio per vedere, non esisteva il vedere stesso. L’occhio,
nella sua complessità e perfezione, è una delle funzioni che si sono
formate più lentamente. Questa situazione si riproduce in parte nella
vita di ogni singolo uomo. Il bambino nasce se non proprio cieco, almeno
incapace ancora di distinguere i contorni delle cose. È solo dopo
qualche settimana che comincia a mettere a fuoco le cose. Se il bambino
fosse in grado di esprimere quello che prova quando comincia a vedere
chiaramente il volto della mamma, le persone, le cose, i colori, che
“oh!” di meraviglia si ascolterebbe! Che inno alla luce e alla vista! Il
vedere è un miracolo. Solo che non ci facciamo caso perché ci siamo
abituati e lo diamo per scontato. Ecco allora che Dio a volte opera la
stessa cosa in modo repentino, straordinario, così da scuoterci dal
nostro torpore e renderci attenti. È quello che fece con la guarigione
del cieco nato e di altri ciechi nel Vangelo.


Ma è solo per questo che Gesù guarisce il cieco nato? C’è un altro
senso in cui noi siamo nati ciechi. C’è un altro occhio che deve ancora
aprirsi nel mondo, oltre quello materiale: l’occhio della fede! Esso
permette di scorgere un altro mondo al di là di quello che vediamo con
gli occhi del corpo: il mondo di Dio, della vita eterna, il mondo del
Vangelo, il mondo che non finisce neppure con la…fine del mondo.



Questo ha voluto ricordarci Gesù con la guarigione del cieco nato.
Anzitutto, egli invia il giovane cieco alla piscina di Siloe. Con ciò
Gesù voleva significare che questo occhio diverso, della fede, comincia
ad aprirsi nel battesimo, quando riceviamo appunto il dono della fede.
Per questo nell’antichità il battesimo si chiamava anche “illuminazione”
e essere battezzati si diceva “essere illuminati”.


Nel caso nostro non si tratta di credere genericamente in Dio, ma di
credere in Cristo. L’episodio serve all’evangelista per mostrarci come
si arriva a una fede piena e matura nel Figlio di Dio. Il recupero della
vista da parte del cieco procede infatti di pari passo con la sua
scoperta di chi è Gesù. All’inizio, per il cieco Gesú non è che un uomo:
“Quell’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango…”. Più tardi alla
domanda: “Che dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?”, ed
egli risponde: “È un profeta!”. Ha fatto un passo avanti; ha capito che
Gesù è un inviato da Dio, che parla e opera in nome di lui. Infine,
incontrando di nuovo Gesú, gli grida: “Io credo, Signore!” e si prostra
dinanzi a lui per adorarlo, riconoscendolo così apertamente come suo
Signore e suo Dio.


Descrivendoci così dettagliatamente tutto ciò, è come se
l’evangelista Giovanni ci invitasse molto discretamente a porci la
domanda: “E io, a che punto sono di questo cammino? Chi è Gesù di
Nazaret per me?”. Che Gesù sia un uomo nessuno lo nega. Che sia stato un
profeta, un inviato da Dio, anche questo è ammesso quasi
universalmente. Molti si fermano qui. Ma non basta. Anche un musulmano,
se è coerente con quello che trova scritto nel Corano, riconosce che
Gesù è un profeta. Ma non per questo si considera un cristiano. Il salto
mediante il quale si diventa cristiani in senso proprio è quando si
proclama, come il cieco nato, Gesù “Signore” e lo si adora come Dio. La
fede cristiana non è primariamente credere qualcosa (che Dio esiste, che
c’è un al di là…), ma un credere in qualcuno. Gesù nel Vangelo non ci
da una lista di cose da credere; dice: “Abbiate fede in Dio e abbiate
fede in me” (Gv 14,1). Per i cristiani credere è credere in Gesù Cristo. 


Padre Raniero Cantalamessa


mercoledì 26 marzo 2014

Servo di Dio Igino Giordani ...le immagini della sua vita raccontata in VITE DEI SANTI 2014 di Padre Antonio Sicari


ESERCIZI SPIRITUALI MEC 2013....IO C'ERO....NOI C'ERAVAMO..

 
Video di presentazione degli Esercizi del MEC
Al minuto 1,29 si vedono col fermo immagine a destra  Valter e Anna nella sedia davanti
Al minuto 1,41 si vede Letizia sulla destra tra i giovani del MEC
IO C'ERO...NOI C'ERAVAMO
Gianni e gli altri dov'erano?C'erano ma non sono stati ripresi...poco fotogenici?
Alla prossima a Lignano .....fra due anni...


martedì 25 marzo 2014

RITRATTI DI SANTI 2014 :INTERVISTA A PADRE ANTONIO SICARI

                                                                  Dal sito di  Radiovoce

ANCHE A ROMA I RITRATTI DI SANTI 2014 DI PADRE ANTONIO SICARI

(AGENPARL) - Roma, 21 mar - Tornano a Roma I Ritratti di Santi, tre letture, spunto di meditazione prima della Pasqua, dedicate alla santità e affidate alla voce di attori professionisti. Nella prima lettura, lunedì 24 marzo, il regista e attore Giulio Base legge la vita di Papa GIOVANNI XXIII. Eletto papa il 28 ottobre 1958, in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare il rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale. È ricordato con l'appellativo di "Papa buono". Beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000; sarà canonizzato il 27 aprile 2014, insieme a Giovanni Paolo II La seconda lettura presentata da Claudia Koll, in programma mercoledì 2 aprile, è dedicata invece a Lucia di Fatima, monaca portoghese, nota per essere stata una dei tre veggenti protagonisti della vicenda passata alla storia con il nome di apparizioni della Madonna di Fatima. La serie di appuntamenti si conclude lunedì 7 aprile con la terza lettura, affidata all'attore Vincenzo Bocciarelli, che racconterà la vita di Iginio Giordani, scrittore, giornalista e politico italiano, direttore della Biblioteca Apostolica Vaticana e cofondatore del Movimento dei Focolari con Chiara Lubich. Attraverso il racconto delle loro vite, si vuole offrire uno spunto di meditazione nel periodo della Quaresima intorno al tema della santità. Gli incontri, tre in tutto, si svolgono nella chiesa di Santa Maria della Vittoria, e si basano sugli scritti di padre Antonio Maria Sicari, teologo carmelitano, autore di più di cento biografie dedicate ai Santi di ieri e di oggi e fondatore del MEC, Movimento Ecclesiale Carmelitano, che ha organizzato l’evento.
CALENDARIO: lunedì 24 marzo 2014, ore 21.00 Giulio Base legge PAPA GIOVANNI XXIII Mercoledì 2 aprile 2014, ore 21.00 Claudia Koll legge LUCIA DI FATIMA lunedì 7 aprile 2014, ore 21.00 Vincenzo Bocciarelli legge IGINO GIORDANI

RITRATTI DI SANTI 2014 : DIRETTA STREAMING SUL SITO DELLA VOCE DEL POPOLO


PadreAntonioSicari
Padre Antonio Sicari
  I “Ritratti di Santi”, oltre un centinaio di vite di santi scritte da padre Antonio Maria Sicari, carmelitano scalzo fondatore nel 1993 del Movimento ecclesiale carmelitano, sono il momento più rappresentativo della vita del Mec. I “Quaresimali” hanno tracciato negli oltre 20 anni di storia del Mec un vero e proprio itinerario di fede, proposto ogni anno durante il tempo di Quaresima in molte città italiane (Brescia, Catania, Palermo, Enna, Roma, Siracusa, Trento, Treviso, Venezia, Verona) e straniere (Bruxelles e Bucarest). Il percorso di quest’anno (consueto lo schema con la S. Messa accompagnata dai canti delle corali San Luca a Brescia e Madonna della Neve ad Adro, e lettura della vita di un santo in alternativa all’omelia) prevede un tragitto che si svilupperà attraverso i seguenti ritratti: Serva di Dio Lucia di Fatima (chiesa di San Pietro/Brescia, martedì 11 marzo – Santuario Madonna della Neve/Adro, giovedì 13 marzo), San Gabriele dell’Addolorata (chiesa di San Pietro/Brescia, martedì 18 marzo – Santuario Madonna della Neve/Adro, giovedì 20 marzo), Servo di Dio Igino Giordani (chiesa di San Pietro/Brescia, martedì 25 marzo – Santuario Madonna della Neve/Adro, giovedì 27 marzo), San Giovanni XXIII (chiesa di San Pietro/Brescia, martedì 1 aprile – Santuario Madonna della Neve/Adro, giovedì 3 aprile), San Giovanni Evangelista (chiesa Santa Maria delle Grazie/Brescia martedì 8 aprile). La Serva di Dio Lucia di Fatima, morta nel 2005, un anno prima di morire, sapendo che anche Giovanni Paolo II si muoveva ormai a stento, aveva consegnato il suo bastone al Cardinale Segretario di Stato in visita al monastero e gli aveva detto: “Lo porti al Papa e vedrà che con questo riuscirà a camminare”. San Gabriele dell’Addolorata aveva due amori che gli riempivano l’anima: il Crocifisso e l’Addolorata. Il Servo di Dio Iginio Giordani ebbe una lunga vita segnata da una duplice “conversione”, nel senso di “decisione consapevole per l’esistenza cristiana”: la prima a 22 anni, quando una ferita di guerra lo immobilizzò per molti mesi in un letto d’ospedale; la seconda a 54 anni, quando l’incontro con Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei focolari, gli aprì nuovi e più decisivi orizzonti di fede, d’amore e di missione. San Giovanni XXIII, il Papa buono, che verrà canonizzato il 27 aprile di quest’anno in base alla certezza morale acquisita dalla Chiesa e confermata dal Papa, senza attendere un secondo miracolo, come avviene di solito. L’ultimo ritratto, quello di San Giovanni Evangelista, considerato da Gesù “come un figlio”, sarà celebrato a conclusione del percorso quaresimale unicamente nella chiesa delle Grazie di Brescia, martedì 8 aprile, sempre alle 20.30. Info: www.mec-carmel.org

RITRATTI DI SANTI, LA SERVA DI DIO LUCIA DI FATIMA, RIFLESSIONI DI PADRE...

domenica 23 marzo 2014

San Gabriele dell'Addolorata - Film Completo




La vita di S. Gabriele ci è stata raccontata da Padre Antonio ai Quaresimali di quest'anno

La donna samaritana


Udienza generale da Papa Francesco il 25 giugno 2014




Brescia, 21 marzo 2014


«Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?» (Lc 24, 32).


Carissimi amici,


quante volte ascoltando Papa Francesco
il nostro cuore si è aperto alle sue parole! Quante volte abbiamo
sentito più vero il desiderio di seguire Cristo, guardando a lui!

In questo suo anno di Pontificato ci ha indicato concretamente come
vivere la vocazione personale, come prenderci cura delle persone, come
stare nel mondo del lavoro, come essere testimoni di pace. Ci ha insegnato a pregare, ci
è stato di esempio e ci ha invitato a vivere la povertà come modo di
amarci e di farci prossimo, ci ha aiutato a percorrere la strada della
santità, ci ha suggerito il vero modo per realizzare una famiglia
cristiana.

L'appartenenza al Movimento ha sempre avuto come punto di riferimento
la costruzione di una "famiglia di famiglie" e la paternità di Papa
Francesco ci sostiene in questo compito con indicazioni precise, che ci
permettono di confrontarci e di aiutarci fraternamente.

Nella Lettera alle famiglie del 2 febbraio 2014 osserva: “Nel
vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti,
il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i
pellegrinaggi, le azioni di solidarietà… Tuttavia, se manca l’amore
manca la gioia e l’amore autentico ce lo dona Gesù: ci offre la sua
Parola, che illumina la nostra strada, ci dà il Pane di vita, che
sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino”
.


Ora questo nostro grande
Amico ci ha invitati a Roma il 25 giugno, perché anche per noi, come
per i discepoli di Emmaus, sia possibile percorrere vicino a lui un
piccolo, ma significativo tratto di strada in compagnia di Cristo vero e
vivo.



Siamo consapevoli che il nostro Movimento sta ricevendo una grazia straordinaria: il Papa ci attende e la nostra presenza all'Udienza Generale sarà il nostro modo di offrire una sequela affettuosa e riconoscente al successore di Pietro e alla Chiesa tutta intera.


In attesa di poterci rivedere tutti a Roma, vi abbraccio in Cristo.

Il Presidente
Tiziano Salata



domenica 16 marzo 2014

"La Chiesa di Gesù Cristo", Antonio Maria Sicari



Conferenza di Padre Antonio che approfondisce la nostra Scuola di Cristianesimo

http://youtu.be/fQM_ZTFGPfc  clicca sopra per vedere

Io mi percepisco come una cellula amante del corpo vivente di Cristo?



Apparizioni a Fatima - Costelle (1991)- Bellissimo film per parlarci anche della storia di Lucia

 
Sulla Serva di Dio Suor Lucia di Fatima

Scuola di Cristianesimo del Movimento Ecclesiale Carmelitano- 07/02/2014 - Ecco lo Sposo e il Maestro!

 
LA SCRITTURA E'UN LIBRO CHE RESPIRA.
E'VIVA.NON E' UN LIBRO.E' QUALCUNO! (Pascal)

Tu hai l'amore.....You Got The Love - Florence & The Machine



Canzone cantata al Ritiro di  Quaresima dalla nostra brava Letizia

Canto d’inizio: You’ve got the love
Traduzione
A volte mi viene da gettare le mani al cielo, so che posso contare su di te.
A volte mi viene da dire: “Signore, non mi interessa niente”.
Ma tu hai l’amore di cui ho bisogno per venirne fuori.
A volte sembra che la vita scorra in modo ruvido e le cose vadano male,
non importa ciò che faccio.

Di quando in quando sembra che la vita sia troppo,
ma tu hai l’amore di cui ho bisogno per venirne fuori.
Quando il cibo finisce, tu sei il mio pasto quotidiano.
Quando gli amici se ne vanno, riconosco che l’amore del mio Salvatore è reale,
il tuo amore è vero.

Tu hai l’amore…
Di volta in volta penso: “O Signore, a che serve tutto ciò?”.
Ogni tanto penso che non ci sia niente di buono, perché prima o poi nella vita perdi le cose che ami.
Ma tu hai l’amore di cui ho bisogno per venirne fuori.

Tu hai l’amore…
A volte mi viene da gettare le mani al cielo, so che posso contare su di te.
A volte mi viene da dire: “Signore, non mi interessa nient

Movimento Ecclesiale Carmelitano Brescia -Prendersi cura di Gesù-Meditazione di Padre Gianni Bracchi-il testo

RITIRO QUARESIMA 2014 - PRENDERSI CURA DI GESU’

Auguro a voi e a me che oggi sia un giorno di grazia. E’ una scommessa che ho fatto anche io a me stesso. Oggi il Signore vuole fare grazia davvero. Quando si è così tanti insieme con nessun altro desiderio se non che Gesù diventi più presente nella vita di ciascuno, se domandiamo questa grazia l’uno per l’altro, volete che il Signore non ci ascolti? Personalmente chiedo che il Signore sia più vicino a ciascuno di voi oggi e voi fate la stessa cosa: chiedete che il Signore sia più vicino a me. Uno per l’altro chiediamo questa grazia perché il Signore ci tiene alla nostra vita. Magari siamo partiti distrattamente (succede), ma se siamo qui oggi è perché almeno un po’ ci teniamo anche noi al Signore o agli amici, che sono anche amici suoi. Comunque ci teniamo alla nostra umanità e c’è sempre un punto di verità in questa grazia dell’essere insieme. Che il Signore oggi possa farci grazia abbondantemente e per quello che dipende da noi teniamo le porte e le finestre del cuore e della mente ben spalancate. Il Signore sa essere generoso.
Il titolo di questa nostra giornata è “Prendersi cura di Gesù”.
Ho scelto tre immagini che ci guideranno, in obbedienza ad una frase che ho trovato in questi giorni in un articolo di Padre Aldino, che trovate sul sito del Mec. Padre Aldino parla dell’importanza delle immagini nell’educazione alla fede e cita una frase di H. Newman: “Di solito il cuore non è raggiunto attraverso la ragione, ma attraverso l’immagine”. Mi son detto: “Forse con i miei ragionamenti e le mie chiacchiere faccio fatica ad arrivare al cuore, ma spero che le immagini parlino più chiaro di quanto sappia fare io”. Di solito il cuore non è raggiunto attraverso la ragione, ma attraverso l’immagine.
1.    San Giuseppe: prendersi cura della persona di Gesù
Proiezione dell’immagine di San Giuseppe con in braccio Gesù. E’ un’immagine di tenerezza: è san Giuseppe con in braccio Gesù Bambino, che accosta il suo volto al volto di Gesù, quasi a respirarlo.
Frase che accompagna l’immagine: “Il Carmelo è la casa di Nazareth, la casa di Betania, il Cenacolo degli amici di Gesù. Se dovessi esprimere l’essenza del carisma carmelitano, direi che alla radice di esso c’è il bisogno che l’umanità di Gesù ha di essere accolta, ascoltata, abbracciata, amata.
E’ un dato che è vistosamente sottolineato nei Vangeli: Gesù si lamenta con il fariseo che lo ospita perché la sua accoglienza è stata fredda e formale; Gesù si dispiace perché Marta reputa più importanti i suoi servizi che ascoltare la sua parola; Gesù chiede ai discepoli più cari di accompagnarlo in vari momenti e specialmente nel momento della sofferenza più grande.
Il Gesù che accoglie con tenerezza ogni uomo, che non condanna né si separa da nessuno, è innanzitutto lo stesso che ha bisogno di essere accolto, ascoltato e custodito nella sua umana fragilità.
Sogno comunità di persone capaci di accogliere Gesù in questo modo, di conoscerlo come uomo che aspetta di entrare in relazione di amicizia con noi” (P. Saverio Cannistrà, Superiore Generale dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi)
E’ il primo modo che vogliamo sottolineare del prendersi cura di Gesù, così come san Giuseppe si prendeva cura di Gesù, della persona di Gesù. È una delle esperienze più belle: potersi fidare di qualcuno, tanto da mettergli in mano la vita.  Dio Padre, quando ha guardato sulla terra, ha visto Giuseppe e ha detto: “Di lui posso fidarmi fino al punto di affidargli mio Figlio”. Il Figlio era la gioia del Padre. Vi ricordate quando al fiume Giordano Gesù è andato per ricevere il Battesimo dal Battista? Ad un certo momento si è aperto il cielo, è sceso lo Spirito e si è sentita la voce del Padre che diceva: “Questi è il Figlio mio, che amo. Io ve l’ho mandato” (Mt 3,17).  Era come dire: “E’ la mia gioia, il mio tesoro, la mia felicità!”. Dio, il Padre, ha messo tra le mani di Giuseppe la sua felicità, il Figlio suo, perché sapeva che di Giuseppe poteva fidarsi e perché sapeva che il Figlio, venendo nel mondo, cercava qualcuno che si prendesse cura di lui. Per questo, nel prendere in braccio Gesù, Giuseppe ha capito il senso della propria esistenza: io esisto per prendermi cura di Gesù. La diremo tante volte oggi questa espressione “prendermi cura di Gesù” perché è capace di esprimere tutto il senso della nostra esistenza. Tutti noi siamo compresi in questa frase: se io esisto è per prendermi cura di Gesù, la felicità del Padre. Per questo siamo stati creati. S. Tommaso d’Aquino si interrogava e  diceva: “Perché tutto esiste?” e poi dettagliava: “Perché io esisto?” Rispondeva: “Tutto esiste perché Dio è amore e la perfezione del’amore consiste nel condividere con altri la propria felicità”. Condividere con altri la propria felicità spiega l’esistenza di tutto: tu esisti per condividere la felicità di Dio e Gesù è la felicità di Dio. “Questi è mio Figlio, prenditene cura, accoglilo, tienilo con te”. È un gesto di fiducia totale da Parte di Dio e perciò è un gesto che domanda tutto: con tenerezza infinita ed esigentissima Gesù diventa la regola della vita di Giuseppe. Quando noi pensiamo ad una regola, pensiamo a dei regolamenti. Per Giuseppe la regola è Gesù: aveva fame, aveva sonno, voleva uscire, voleva rientrare, c’era da proteggerlo, c’era da portarlo via da Israele perché era perseguitato… Giuseppe era lì e la sua vita era tutta determinata da Gesù. Che bello quando la regola della vita non sono dei regolamenti ma una persona! E’ impegnativo, non lascia fuori niente, ma è ciò di cui il nostro cuore ha bisogno. Il nostro cuore ha bisogno di aderire ad un altro di cui prendersi cura. Tutta la vita è trasformata dalla presenza di Gesù, dal fatto di prendersi cura di lui.
San Giuseppe ha dovuto giocare:
-    l’intelligenza: cosa vuole questo Bambino misterioso da me? Giuseppe ha imparato a pensare davanti a Gesù, a pensare per lui, a pensare con lui, assieme a Maria: non da solo. Questa si chiama obbedienza perché l’obbedienza risponde alla domanda: “Con chi pensi? Con chi ti pensi? Pensi da solo o pensi con qualcuno che per te è importante?”. L’obbedienza è la coniugalità dell’intelligenza: pensarsi sempre con Gesù. Così si muoveva l’intelligenza di Giuseppe: di cosa ha bisogno il Bambino? Cosa posso fare per Lui? Cosa si aspetta da me? Giuseppe si pensava con lui, coniugando tutte le sue domande con la persona di Gesù. Questa è l’intelligenza toccata dalla presenza di Gesù, l’intelligenza che si prende cura di Gesù.
-    gli affetti: Giuseppe impara ad amare il suo bambino e la sua donna come il Padre li ama. Il Bambino era di Dio Padre che lo aveva affidato a lui. Maria era di Dio e l’aveva affidata a lui. Gesù stava con Maria, Maria stava con il Padre: Giuseppe doveva imparare ad amarli così. Riconoscere che l’altro appartiene al Padre ti rende capace di dire veramente “Mio figlio, mia moglie, mio amico, mia madre”. Abbiamo bisogno di dire “mio”, ma è veramente mio ciò che riconosco del Padre. Si chiama verginità.
-    i desideri: Giuseppe non desidera altro se non ciò di cui Gesù e Maria hanno bisogno, se non ciò che Gesù e maria amano. Quando si vuole bene è così: desideri ciò che fa piacere alla persona che ami. Se la persona che ami è Gesù, tutto quello che fai per lui ritorna a te come ricchezza della tua vita. Questa è la “ricca povertà”: ti privi di tutto per fare felice l’altro.
Prendersi cura di Gesù ci insegna ad essere obbedienti, vergini nel cuore e poveri: cioè, educa la nostra intelligenza, il nostro cuore e i nostri desideri. La mia umanità è tutta toccata dalla grazia che Gesù mi è stato affidato e dal compito di prendermi cura di lui. Allora prenditi cura di Lui, accettalo come amico.
Il Padre si è fidato, sapeva che poteva fidarsi di Giuseppe. Il Padre può fidarsi di te? Può fidarsi di me? Sei pronto? Sono pronto a lasciarmi scegliere da Dio per prendermi cura di Gesù? Non è Dio che dubita di te. Lui è sempre aperto, ha questo credito di fiducia verso ogni persona, perché per questo ci ha creati: per affidarci Gesù. Siamo noi a aver paura di lasciare Dio libero di avere fiducia di noi, o a preferire altro. Oggi noi vogliamo sostenerci in questo bel compito: prenderci cura di Gesù.
Come prenderci cura di Gesù in tutto?
a.    Preghiera
Pregare è dire: “Grazie Gesù che sei mio! Cosa posso fare per te? Cosa ti aspetti da me oggi? Come posso prendermi meglio cura di te?” Questo parlare con lui, questo modo di pregare possono farlo tutti, in qualsiasi momento e non solo in chiesa. Lo puoi fare in pullman mentre vieni a scuola, lo puoi fare mentre vai a lavorare o mentre sei all’ospedale ad assistere tuo marito malato, lo puoi fare sempre. Cosa vuol dire pregare, prendendosi cura di Gesù? San Giuseppe ce lo insegna: pregare è stare abitualmente con Gesù; averlo nei pensieri, nel cuore; è parlare sempre con Lui, perché sai che ti vuole bene, perché gli vuoi bene.  Pregare è avere la testa e il cuore pieni di lui. Come potrebbe un padre dimenticarci del figlio che Dio gli ha affidato? Fare compagnia a Gesù abitualmente  è dire a lui: come sto vivendo ti è utile? Nel vivere così mi sto prendendo cura di te o ti faccio soffrire? Ti ringrazio per quello che mi sta accadendo. Aiutami perché non sono capace di fare questo. Sostienimi perché c’è una tentazione da vincere. Vivendo, vivi abitualmente con lui, stai con lui, rimani con lui come un tralcio legato alla vite, come il fiume legato alla sua sorgente. Pregare è stare con lui, sentirtelo dentro, sentirtelo accanto e con lui entrare nell’esistenza: è averlo nei tuoi pensieri, nel tuo cuore perché Lui ti vuole bene e tu gli vuoi bene. San Giuseppe è maestro di preghiera e il Carmelo è il luogo dove la preghiera, capìta così, è come il sapore, il carisma. Gesù ha bisogno della tua compagnia. Pregare è prendersi cura di Gesù.

b. Conoscenza
Come fai a pregarlo se non lo conosci neanche? Come fai a conoscere Gesù? Ci sono i Vangeli, che raccontano di Lui. Leggiamo ogni giorno una pagina di Vangelo. Ve lo propongo come gesto di impegno per questa quaresima e speriamo che duri per tutta la vita. Leggi ogni giorno una pagina di Vangelo, dicendo a Gesù: “Parla Gesù, che il tuo amico ti ascolta. Io sono qui a prendermi cura di te e allora per prima cosa voglio conoscerti di più”. Cominciamo con il Vangelo di Luca che è il vangelo della misericordia e della tenerezza. Così so che non sono solo in questo impegno, ma stiamo camminando insieme. Leggiamo una pagina del Vangelo e tratteniamo ciò che Gesù dice per ciascuno di noi. Alcune parole posso tenerle nel cuore. Pensate che il Signore non ci tenga a dirci qualcosa di importante?
c.Testimonianza
Non vergognarti di Gesù, di essere suo amico: anche pubblicamente, anche in casa tua, anche con gli amici. E’ un dono che il Signore sia presente nella tua vita, è un dono che hai ricevuto, un dono da comunicare anche ad altri, con dolcezza, con pazienza.  Questo dono vive solo se lo comunichi. Scopri Gesù proprio nel momento in cui lo comunichi ad altri, con fierezza. Quando ricevi un regalo ti vien voglia di farlo vedere a tutti. Se non ho voglia di dirlo, vuol dire che non sto conoscendo Gesù, che non me ne sto prendendo cura. L’amicizia di Gesù mi definisce, mi identifica, dice chi sono, mi dà un volto, mi dà un’identità.
2.    Ascensione di Gesù: prendersi cura della Chiesa, Corpo mistico di Gesù.
Proiezione dell’immagine con l’Ascensione (bassorilievo dell’arte catalana del XIII secolo). Il alto si vedono i piedi di Gesù; la nuvoletta attorno indica che sta sta salendo al cielo. Attorno ci sono i discepoli e la Madonna. Gesù  se ne va e i discepoli non sanno neanche dove guardare, perché è salito al cielo, ma ha detto: “Andate”. C’è chi guarda in alto, chi guarda avanti. La Madonna è calma e tranquilla con Giovanni accanto a lei. Lei ha già chiara la missione. L’ha ricevuto sotto la croce: “Prenditi cura del tuo nuovo figlio Giovanni”; e in Giovanni Maria ha cura di tutta la Chiesa, di tutti noi: le reliquie viventi di Gesù. Maria è la Madre degli amici di Gesù, della nostra unità. Adesso che Gesù se ne è andato in cielo, che si è sottratto allo sguardo degli uomini, la scena della storia è riempita dalla presenza dei “suoi”, dall’unità degli apostoli con Maria. La loro unità tiene il posto di Gesù. Gesù se ne va, ma c’è qualcuno che resta: i suoi amici. L’unità dei suoi amici costituisce il Corpo, l’incontrabilità di Gesù oggi.
Frase che accompagna l’immagine
Gesù si sottrae allo sguardo degli uomini; ora la scena della storia è tutta riempita della presenza dei “suoi”: sua madre e i discepoli. La loro unità – e la nostra – parlerà a tutti e per sempre di Lui. Tutti gli uomini hanno diritto a incontrare Gesù: attraverso la nostra amicizia”.
Prendersi cura di Gesù è prendersi cura della Chiesa.
Leggiamo nel vangelo di Giovanni:
“Un altro proverbio dice: ‘Uno semina e un altro raccoglie’. Ebbene si realizza qui! Voi non avete faticato a seminare, eppure io vi mando a raccogliere” (Gv 4,37). E’ come se Gesù dicesse: “Io ho seminato, io mi sono seminato come il chicco di frumento che cade nella terra e muore e porta frutto”. Gesù l’ha fatto e ora sale al cielo. Ora resta il lavoro più facile: il lavoro di raccogliere ciò che è stato seminato. Capite quale simpatia dovremmo avere verso ogni uomo, verso tutto il mondo? Gesù ha seminato se stesso per tutti, è morto per tutti, vive in tutti, e ci dice: Occupatevi di questo, prendetevi cura del frutto che la mia morte e risurrezione hanno portato. Io ho lavorato per voi, io mi sono seminato. A voi tocca raccogliere! È il nostro grande lavoro! Dobbiamo essere cordiali con tutti e avere e una simpatia verso la vita, verso tutti: perché tutti portano dentro la semina che Gesù ha fatto di sé.
Cosa vuol dire prendersi cura di questo? Vuol dire accettare questa missione, questo mandato e farlo nel segno dell’unità e dell’amicizia tra noi.
Nell’immagine proiettata, il gruppo dei discepoli sembra formare una casa, le cui mura sono i discepoli stessi. Le mura di solito chiudono, difendono; invece le mura di questa casa sono persone a braccia aperte. Ogni persona è una porta che dice: “Vieni”. La Chiesa è la casa dove Gesù oggi vive. La Chiesa è la casa dell’amicizia di chi crede in Gesù. Prendersi cura di Gesù, del lavoro che Lui ha cominciato significa prendersi cura della nostra amicizia che è la casa dove tutti hanno diritto ad entrare per incontrare Gesù. La domanda dell’amicizia con Gesù prima ancora del cosa devo fare è: “Dove trovarti?”. Così è stato con i primi discepoli: Maestro, dove abiti? E andarono, videro e rimasero. Oggi tutte le persone hanno il diritto di poter dire: “Dove incontrare Gesù?” e tu puoi rispondere: “Vieni e vedi nella nostra amicizia”. Prendersi cura di Gesù è poter offrire a tutti il diritto di vedere dove abita Gesù. Tutti hanno diritto a incontrare Gesù; la domanda rimane la stessa: “Dove?” Nella Chiesa, nell’amicizia dei suoi: la Chiesa è la casa dell’amicizia di Gesù. Quante amicizie nate dall’amicizia con Lui!
Prendersi cura di Gesù significa prendersi cura della Chiesa, prendersi cura dei “suoi amici”.
Prendiamoci cura della Chiesa, prolungamento di Cristo, vivendo:
a. L’eucaristia
L’Eucaristia, la santa Messa. Dice Papa Francesco: “La Messa non è qualcosa che facciamo noi: non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. E’ proprio un’azione di Cristo, oggi”. Quando andiamo a Messa siamo ancora una volta ai piedi della croce; in quel momento Gesù sta donando la sua vita, grondando sangue per me e per ciascuno di noi. Lì siamo tutti uniti dal suo amore che è più forte di ogni odio e di ogni divisione. Vengono abbattuti i muri che ci separano e diventiamo una cosa sola, grazie alla sua morte e risurrezione. Certo che ci annoiamo se tutto dipende da come il prete fa la predica; ma se sto a Messa come si sta vado sotto la croce, allora sono lì come Giovanni e Maria, attaccato alla croce, attaccato ai piedi di Gesù, per dire: “Perché questo sangue va perso? Questo sangue versato per me?” Allora forse non mi annoio più.
b. L’unità
L’unità è un bene da difendere e preferire, perché solo la nostra amicizia parla di Lui. Questa è la testimonianza più bella e più convincente che Gesù ci ha lasciato: “Da come vi amerete, il mondo capirà” (Gv 17).  “Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo. Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me, perché tutti siano una sola cosa. Come Tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 18.20-21): la nostra amicizia parla di Lui.
c. Il perdono
Il perdono, da ricevere e da donare, perché la misericordia è il futuro dell’amicizia cristiana. Liberamente entriamo dentro l’invito di Gesù a essere suoi amici, liberamente entriamo dentro il dono dell’unità tra di noi. Non c’è possibilità di amicizia e di amore senza libertà. Ma non c’è libertà senza misericordia. Abbiamo continuamente bisogno di essere rigenerati alla grazia dell’unità, abbiamo bisogno continuamente di ricomporre le divisioni e le rotture che sappiamo generare, soprattutto quelle con coloro a cui vogliamo più bene: “ognuno uccide quelli che ama”. Inevitabilmente fai del male a coloro a cui tieni: lì è più doloroso. Ma l’unità che c’è tra noi è più forte di questo, perché Gesù ricompone queste divisioni. La misericordia sperimentata è il futuro dell’amicizia cristiana.
3.    Opere di misericordia: prendersi cura di ogni uomo
Proiezione dell’immagine con le sette opere di misericordia: Gesù è al centro.
Frase che può accompagnare l’immagine
“C’è un testimone decisivo di ogni atto: Gesù, assieme a Maria e a san Giuseppe. Gesù stesso è il destinatario vero di ogni nostro gesto: dobbiamo imparare a vivere ogni momento della nostra vita consapevoli che ad ogni istante siamo in contatto misterioso con Lui, con la sua persona. Il suo sguardo misura e custodisce il valore e l’utilità di ogni nostra azione. Dimenticare questa mistica unione di Gesù con ogni uomo ci condanna a una vita disumana e eternamente infelice”.
In questo quadro sono descritte le sette opere di misericordia (dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, seppellire i morti, alloggiare i pellegrini, visitare gli ammalati, visitare i carcerati). E’ come dire che dobbiamo prenderci cura dell’uomo, dell’uomo che ha bisogno.
Nella scena centrale del polittico è rappresentato Gesù, seduto sul trono, con accanto Maria e Giuseppe. Gesù guarda e vede tutto quello che tu fai, vede che ti prendi cura dell’uomo che ha fame, dell’uomo che ha sete, dell’uomo che è malato o in carcere. Ricordiamo che nel giudizio finale Gesù dirà: “Avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete e mi hai dato da bere…”. “Signore, quando? Io non ho mai fatto queste cose”. Gesù risponde: “In verità io vi dico: ogni volta che avete fatto ciò a uno dei più piccoli di questi miei fratelli lo avete fatto a me!” (Mt 25, 40.45).
Gesù è il testimone fedele di ogni mio gesto a favore dell’uomo o contro l’uomo, è il destinatario reale di ogni mia azione, il garante dell’utilità vera delle mie opere. E’ Lui che costruisce la tua umanità nel tempo e per l’eternità; se vivi con la coscienza che tutto quello che fai lo stai facendo a Gesù, vedrai come la vita diventa preziosa! Ti manca il respiro, quando capisci quanto è importante quello che fai al tuo prossimo. Non c’è nulla di inutile: stai facendo tutto tra te e Gesù, stai facendo tutto a Lui. Gesù, salito al cielo, ha riempito di sé tutta la realtà. Ma cosa è il cielo. Santa Teresa dice che il cielo - per definizione - è dove Dio abita. Poi si pone la domanda: “Ma, dove abita Dio?” e risponde: “Dio abita dentro di te: il tuo cuore è il cielo dove Dio abita“. Prova a incontrare ogni uomo con la consapevolezza che è abitato da Dio, che Gesù è presente dentro di Lui. La coscienza del mistero che abita in ogni persona dà preziosità a tutto quello che facciamo. Tutto quello che fai è sotto lo sguardo di Gesù che è lì per dirti: “E’ prezioso quello che stai facendo” oppure “E’ doloroso quello che stai facendo”. “Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore” (San Giovanni della Croce).
Vi leggo alcune affermazioni del papa:
1. “Il modo di relazionarsi con gli altri che realmente ci risana è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano” (E.G.92)
Fraternità mistica vuol dire che sa riconoscere il mistero presente nell’altro. La fraternità è mistica perché so che Dio abita in me, che Dio abita in te e questo ci lega. Non siamo estranei perché siamo abitati dallo stesso Dio. Ciò che fai per il prossimo che ha più bisogno acquista una dignità infinita, è un “merito”: ti fa felice da subito e costruisce un’eternità di felicità.

2. “Gesù si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà. Che cos’è questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi? E’ proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano che si avvicina a quell’uomo lasciato mezzo morto sul ciglio della strada. La povertà con la quale Gesù ci arricchisce è il suo farsi carne, il suo prendere su di sé le nostre debolezze, i nostri peccati, comunicandoci la misericordia infinita di Dio” (Papa Francesco).
Gesù si è fatto povero per amore, per stare vicino a me che sono povero, per essere come me, che sono bisognoso. Il suo modo di amarmi è di essere diventato come sono io: povero. Ha lasciato il Paradiso per venire qui con me. Gesù si è preso cura di noi facendosi povero. Il Papa tira una conseguenza: se tu vuoi prenderti cura delle persone, devi farlo da povero. E’ da poveri che dobbiamo incontrare l’uomo nel bisogno, forti della sola ricchezza utile: quella dell’amore ricevuto da Gesù. Non abbiamo bisogno di altro per prenderci cura delle persone. Non c’è bisogno di mezzi o di capacità straordinarie. Basta sapere di essere amato, basta ricordare che tu hai ricevuto amore! Condividilo! Prova con decisione e tenerezza a farti
Il tempo, l’attenzione, l’ascolto, la solidarietà, la compagnia, la pazienza, l’affetto sono strumenti poveri, il cui unico prezzo è la rinuncia a te stesso per affermare l’altro: prova, fino a che duole, fino a che fa male. E’ la misura realistica dell’amore.
3. “Noi sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la mistica del vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (E.G. 87).
Il mondo è caotico, ma aspetta qualcuno che dica: “E’ qui presente il Signore Gesù.  Guarda. Io sono accanto a te”, e comincia a trasformarsi in un santo pellegrinaggio.
Non c’è nessun inferno umano (miseria materiale, morale o spirituale) che non possa essere toccato e salvato dalla “ricca povertà” del nostro amore.  C’è tanta disumanità in giro, c’è tanto inferno nella nostra storia, ma la ricca povertà del nostro amore può trasformare tutto in un santo pellegrinaggio, perché “L’umano arriva dove arriva l’amore” (I. Calvino).
Così è accaduto a noi quando Gesù ha deciso di prendersi cura di noi. Il suo lavoro continua se noi accettiamo di prenderci cura di Lui, della nostra unità e di ogni persona che Lui ci mette accanto.
Padre GIANNI BRACCHI (Trascrizione non rivista dall'Autore)

Prendersi cura di Gesù-Meditazione di Padre Gianni Bracchi-il video


martedì 11 marzo 2014

Serva di Dio Suor Lucia di Fatima -Le sue Memorie - in pdf scaricabile

  1.  http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/memorie_di_suor_lucia.pdf
QUI SOPRA TROVI IL LIBRO DELLE MEMORIE DI SUOR LUCIA DI FATIMA
(TROVI TANTE FOTOGRAFIE DA PAG.18 IN AVANTI)...clicca su http://www.devozioni.altervista.org/testi/opuscoli_vari/memorie_di_suor_lucia.pdf

Dopo la Meditazione di Padre Antonio si possono leggere tanti brani della vita di Suor Lucia citati da lui.

"Giocavamo da qualche minuto, quando un forte vento scosse
gli alberi e ci fece alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, dato
che la giornata era serena. Vedemmo allora, al di sopra dell’olive-
to
incamminarsi verso di noi la tal figura di cui ho già parlato.
Giacinta e Francesco non l’avevano mai vista né io ne avevo mai
parlato loro. Mano a mano che s’avvicinava, ne scoprivamo le
fattezze: un giovane di 14-15 anni, più bianco della neve, che il sole
rendeva trasparente come se fosse di cristallo, e d’una grande bel-
lezza. Arrivando presso di noi, disse:
– Non abbiate paura! Sono l’Angelo della Pace. Pregate con me.
E, inginocchiandosi per terra, piegò la testa fino a toccare il
suolo, e ci fece ripetere tre volte queste parole:
Mio Dio! lo credo, adoro, spero e Vi amo! Vi domando perdo-
no per quelli che non credono, non adorano, non sperano, e non Vi
amano.
Poi, alzandosi, disse:
– Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla
voce delle vostre suppliche.
10
Fu la prima apparizione dell'
Angelo.


Le sue parole restarono talmente impresse nella nostra mente
che mai più le dimenticammo. E da quel giorno passavamo lungo
tempo, così prostrati, ripetendole, certe volte, fino a cader di stan-
chezza"   ......(.brano tratto dalle memorie)...

lunedì 10 marzo 2014

Ritiro di inizio Quaresima - Meditazione di Padre Gianni Bracchi - miei Appunti

PRENDERSI CURA DI GESU'
 
Schema della Meditazione :
Immagini del Prendersi Cura
S.Giuseppe   ----  La Chiesa  -----  
Le 7 opere di Misericordia

Prima Immagine:S. Giuseppe
Immagine di Tenerezza:S.Giuseppe con in braccio Gesù bambino
"Di lui posso fidarmi" dice Dio di Giuseppe e Giuseppe può dire:"Io esisto per prendermi cura di Gesù"
S.Tommaso d'Aquino:"Perchè tutto esiste?Perchè io esisto?Tutto esiste perchè Dio è Amore e la perfezione dell'amore è condividere con altri la propria felicità"
E' Gesù la felicità di Dio e la vita di Giuseppe è tutta determinata da Gesù,aderendo a Lui,pensando a Lui..OBBEDENDO
Ma con chi pensi tu? L'OBBEDIENZA E' LA CONIUGALITA' DELL'INTELLIGENZA (pensare insieme a...)
Ed imparare ad amare Gesù e Maria come il Padre Celeste li ama si chiama VERGINITA'
Fare tutto per Gesù,desiderare quello di cui hanno bisogno Gesù e Maria,ha un ritorno di umanità grande...e questa si chiama ricca POVERTA'.
Prendersi cura di Gesù allora per Giuseppe è essere sempre più obbediente,vergine e povero.
Il Padre si fida di Lui...ma può fidarsi anche di me?Sono pronto a essere scelto da Dio per prendesi cura di Gesù?Perchè ci affidi Gesù?Non abbiamo paura,lasciamo che Dio abbia fiducia in noi...

TRE gesti ci aiutano ad essere nella posizione di Giuseppe,nel prendersi cura di Gesù:
LA PREGHIERA,LA PAROLA DI DIO,LA TESTIMONIANZA
La preghiera è dialogare con Gesù:"Grazie Gesù che sei mio,cosa posso fare per Te?"
Pregare significa stare abitualmente con Gesù....nel cuore,nei pensieri,parlando con Lui che sai ti vuole bene
FARGLI COMPAGNIA abitualmente:"Come sto vivendo ti è utile,Signore?""Sostienimi perchè ho una tentazione!""Va bene questo?"
E IL CARMELO VUOLE ESSERE  IL LUOGO DELLA PREGHIERA
"Il Carmelo è la casa di Gesù,la casa di Betania,il Cenacolo Soddisfa il bisogno che l'Umanità di Gesù ha di essere accolta,ascoltata,abbracciata ed amata"(Il Padre generale dell'Ordine Carmelitano)
Ma come si fa a pregare Gesù se non lo si conosce?Ci sono I VANGELI, La Parola di Dio,le parole di Gesù.
Perchè non leggere ogni giorno una pagina del Vangelo?"Parla Gesù...che il tuo amico è qua ad ascoltarti!"
E alcune parole ce le terremo nel cuore per tutta la giornata.....
Non dobbiamo mai vergogniarci di essere amici di Gesù,anche pubblicamente,perchè è un dono che Gesù sia presente nella nostra vita..Dobbiamo dire chi è Gesù per noi...e allora questa è TESTIMONIANZA.

Seconda Immagine:LA CHIESA
Maria e Giovanni si prendono cura l'uno dell'altro sotto la croce di Gesù.
Lo faranno anche dopo la sua Ascensione,con tutti gli apostoli  perchè la loro unità tiene il posto di Gesù
L'unità dei suoi amici costituisce l'incontrabilità di Gesù
"Adesso raccogliete! dice Gesù....Io ho seminato...e la Chiesa raccoglie per me"...
Ma dove possiamo trovare Gesù nella Chiesa?
NELL'EUCARESTIA (All'interno della S.Messa) che non è una commemorazione ma è una azione di Cristo oggi.
NELLA NOSTRA UNITA' perchè la nostra amicizia parla di Gesù   .....da come ci amiamo tra di noi..
NELLA MISERICORDIA E NEL PERDONO perchè ci ricomponiamo sempre,facciamo del male a chi amiamo ma Gesù ricompone sempre le nostre divisioni.


Terza immagine:Le 7 opere di Misericordia corporale
"Dar da mangiare agli affamati,dar da bere agli assetati,vestire gli ignudi,alloggiare i pellegrini,visitare gli infermi,visitare i carcerati,seppellire i morti"...
"Quello che stai facendo a quell'uomo lo fai a me!"dice Gesù con questo..
Faremo felice Gesù o faremo male a Gesù così in ogni nostro gesto.
Se viviamo con questa coscienza capiremo come la vita sia preziosa......
STIAMO FACENDO TUTTO COME COSA TRA NOI E LUI...

Dobbiamo così costruire una fraternità mistica
(il papa nel parla nell'EVANGELLI GAUDIUM,poi nel DISCORSO PER LA QUARESIMA)
Una fraternità mistica che scopre Dio
In Gesù che si è fatto povero per poterci amare...perchè prendessimo esempio da Lui.
Se vogliamo prenderci cura delle persone dobbiamo farlo da poveri e non da ricchi,ricchi solo dell'amore di Gesù!
Poveri con la Tenerezza,la Dolcezza,L'Attenzione....in tutto basta avere cuore.
Dovremo amare fino a quando ciò ci fa male perchè è lì che si comincia ad amare veramente!
Dovremo vivere una Mistica del vivere insieme,nell'appoggiarsi l'uno all'altro,nell'abbracciarsi,in una comunione solidale,IN UN SANTO PELLEGRINAGGIO.
"L'umano arriva dove arriva l'amore" dice Italo Calvino nel racconto "La giornata di uno scrutatore"
Toccando e salvando la realtà attraverso la ricca povertà del nostro amore potremo trasformare così tutto in un SANTO PELLEGRINAGGIO
Partendo dal prenderci cura di Gesù.

Valter

Miei appunti non rivisti da Padre Gianni








venerdì 7 marzo 2014

Francesco - Il Musical.........uno dei più belli che io abbia mai visto in vita mia....



NEL VIDEO UN ASSAGGIO DELLE CANZONI...



 http://www.sanfrancesco.us/main/

 le informazioni qui....



ANCH'IO l'HO VISTO E HO IL CD DELLE CANZONI..



Ecco alcuni commenti su internet...



Io sono stata tra i pochi fortunati a vederlo rappresentato al teatro
lirick di assisi. Ne rimasi incantata! Peccato che non sia stato più
presentato nei vari teatri italiani!!!infatti NON è stato un musical
"qualunque" ma il grande scenografo Vincenzo Cerami(per chi lo conosce)
ci ha messo "la sua mano" Pertanto non vedo perchè non è stato più
rappresentato! lo vorrei sapere!! Comunque è in commercio il cd rom(per
gli appassionati!!!)é una vera chicca!!o
l'ho visto due volte.....è super meraviglioso......ha contribuito in
maniera stupefacente ed emozionante a farmi innamorare di S.Francesco e
della sua spiritualità:))))grazie di cuore a chi l'ha pubblicato!!!!




Quando
ho visto questo musical avevo 8 anni...Ne ho 18 ora e lo ricordo alla
perfezione..uno dei più belli che io abbia mai visto in vita mia.. ai
livelli di notre dame de paris e giulietta e romeo per le canzoni
straordinarie..siete sicuri che non ci sia neanche un dvd in giro? ho
cercato molto nìma non ho trovato nulla! ancora canto le canzoni... ne
ricordo moltissime:) se qualcuno sa qalcosa per favore dia
notizia...grazie
IL DVD SI PUO' COMPRARE ATTRAVERSO IL SITO SOPRA...http://....

mercoledì 5 marzo 2014

Commento al vangelo del 9 marzo 2014 - Paolo Curtaz


La nostra fede è come cenere


Signore, la nostra fede è come cenere,

tiepida e inconsistente!

La nostra speranza è come cenere:

leggera e portata dal vento.

Il nostro sguardo è come la cenere:

grigio e spento.

Le nostre mani sono come la cenere:

quanta polvere!
La nostra comunità è come la cenere:
quanta dispersione!
Signore Dio nostro, ti ringraziamo
perché nel cammino di quaranta giorni
che oggi iniziamo,
il soffio del tuo Spirito
accende di nuovo il suo fuoco
che cova sotto le nostre ceneri.


Amen

STA PER COMINCIARE LA QUARESIMA.....DON ANDREA SANTORO

Sta per cominciare la quaresima. Vivete l’invito della Chiesa al digiuno, alla preghiera, al silenzio, all’ascolto della Parola, alla confessione sacramentale, alla fraternità concreta con i poveri, alla riconciliazione. Raccogliete con decisione l’appello alla conversione, senza disperarvi se siete sempre daccapo e puntando diritto su qualcosa di concreto. (…) Vivete anche l’appello del Signore a farvi strumenti di salvezza e di annuncio del Vangelo ai vostri fratelli. Sempre, dovunque e con chiunque. Con le parole, con le opere, con la testimonianza silenziosa, con il martirio della sofferenza e la giovialità della fede…. Don Andrea».
(don Andrea Santoro, Lettere dalla Turchia, pp. 37-38 )

QUARESIMA 2014......IL DONO DELLA COMUNIONE E' DOMANDARE INSIEME CRISTO.....

La libertà di chiedere

«Se uno è in Cristo è una creatura nuova». (…)
L’importante
… è domandare Cristo. Perché la cosa più grande che possa fare l’uomo,
con tutta la sua intelligenza, con tutta la sua libertà, qual’è?
Domandare, o mendicare, che è lo stesso. Perché l’uomo è un poveretto! È
un poveretto in canna, non può fare nient’altro che domandare. È un
poveretto in canna o un bambino piccolo. Il bambino piccolo, con tutto
quello che dice e fa, domanda: frigni, pianga, chieda, stenda la manina,
tiri i vestiti della mamma… chiede. (…)
Qual è la cosa importante? …
Desiderare di capire, cioè chiedere, chiedere di capire, chiedere,
sempre chiedere. Non c’è nessun’altra ricchezza che chiedere…..
Da ciò che non si conosce non si può pretendere, si può solo domandare.
(Luigi Giussani, Si può vivere così?, pp. 80-81)

lunedì 3 marzo 2014

DOCUMENTARI RELIGIOSI DAL SITO "LA STORIA SIAMO NOI" DELLA RAI

http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/tematiche/religione/26/1/default.aspx



Installare Silverlight (digitare il nome su google e poi scaricare gratuitamente da un sito richiamato) per vedere i documentari in streaming cliccando sull'indirizzo sopra....E SONO TANTI E BELLI....

domenica 2 marzo 2014

VISION - film sub ITA - Vita di Hildegard von Bingen - Margarethe ...



N.B.: Qualora non dovessero comparire in automatico i sottotitoli,
cliccare sull'apposita icona, la seconda a destra, ai piedi del video.


Per la visualizzazione con schermo di medie dimensioni, cliccare sulla
terza icona, a forma di rotellina.
Sottotitolato in lingua italiana il video (doppiato in lingua spagnola) in quanto "il film "Vision - Aus dem Leben der Hildegard von Bingen"(2009) presentato in Italia al Festival del Cinema di Roma nell'autunnodel 2009, non è stato considerato interessante da alcun distributore italiano e quindi non è stato visibile nelle sale, neanche nei circuiti di cinema culturale e d'essai!
Nemmeno la von Trotta ce la fa a passare
la coltre del conformismo  dei circuiti cinema e audio video in Italia!
?"



Ildegarda di Bingen (Bermersheim vor der Höhe, 1098 - Bingen am Rhein, 17
settembre 1179) è stata una religiosa e naturalista tedesca.
Benedettina, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica; nel 2012 è
stata dichiarata dottore della Chiesa da papa Benedetto XVI.

Nella sua vita fu, inoltre, scrittrice, drammaturga, poetessa, musicista e compositrice, filosofa, linguista, cosmologa, guaritrice, naturalista,consigliera politica e profetessa.

COME IMPARARE A PREGARE SECONDO SANTA TERESA D'AVILA NELLE SECONDE DIMORE DEL "CASTELLO INTERIORE"




La Transverberazione di santa Teresa d'Avila (16471652) è una scultura in marmo e bronzo dorato posta nella chiesa di Santa Maria della Vittoria in Roma, nella Cappella Cornaro. È unanimemente considerata dalla critica come uno dei capolavori scultorei, se non il massimo, di Gian Lorenzo Bernini. Lo stesso Bernini, riferendosi all'intera Cappella, la definì come la sua «men cattiva opera».(MIA FOTOGRAFIA FATTA A ROMA)
Secondo la meditazione fattaci da Padre Claudio e gli appunti fattimi pervenire da Padre Agostino ecco come S.Teresa D'Avila parla della preghiera  in 5 punti nelle seconde dimore....

1) Imparare
subito a
giudicare la propria
preghiera, non a partire dalla compagnia che noi riusciamo a fare a
Dio,
ma a partire dalla
compagnia amorosa che sempre Lui fa a noi
.
Il fatto che la nostra compagnia sia distratta, priva di fervore,

insensibile non significa che tale
sia anche la sua. Lui «stima molto» il tempo che

noi cerchiamo di vivere in orazione
(cfr. 2 M 1,3). Ne
segue
ancora che non siamo mai giustificati ad abbandonare la preghiera per
il fatto che non ci sembra di ricavarne profitto: noi non conosciamo
il vantaggio che Lui sa comunque

trarne: “Purché
non abbandoniamo l’orazione, il Signore volge
tutto
a nostro bene,
anche se nessuno ce ne spiega il modo” (2 M 1,10).
2) Poiché il
Nemico, il demonio, si dà molto da fare per indurre le anime ad
abbandonare il cammino intrapreso, quindi di ingannarci, facendoci
credere che “i beni di questa terra sono eterni” ( e l’
eternità come se fosse priva di vero “piacere”),
è
buona pedagogia riflettere spesso sulla precarietà di tali beni

(cfr. 2 M 1,4).



3) In positivo:
coltivare i pensieri che sono simili a quelli del figlio prodigo
pentito: “… fuori del Castello non c’è sicurezza né pace, e
che bisogna smetterla di andar per case estranee, mentre abbiamo a
disposizione la casa nostra che è piena di beni, se vogliamo
goderne. A che scopo perdersi…, mangiando cibo di porci, quando in
casa nostra c’è un Ospite che ci fa signori di tutti i beni di
questo mondo?» (2 M 1,4).
Soffermiamoci
a lungo sulle “attrattive” del Dio vivente, impariamo a
gustarle: “Intanto la volontà, riconoscendo d’aver ricevuto
innumerevoli prove e manifestazioni d’amore, s’inclina ad amare a
sua volta e vorrebbe ricambiare l’amore
.
In particolare ha sempre davanti agli occhi il fatto che Dio, vero
Amatore… le fa sempre compagnia… Un amico migliore non lo potrà
mai trovare neppure in molti anni di vita…” (2 M 1,4). Avere
sempre più chiara la differenza notevole tra il “castello”, cioè
la ‘
nuestra misma casa
e “la casa altrui” ‘
la casa
ajena’
.


4) Imparare ad
“apprezzare” Dio e i suoi
misteri; soffermarsi su di essi, per “molto amare”
.
In particolare meditare sulla Passione di Gesù,
volgere
abitualmente lo sguardo a Gesù paziente
:
“Consideriamo quello che gli dobbiamo, la morte che ha subito per
noi… Piaccia a Sua Maestà di farci intendere quanto gli siamo
costati» (2 M 1,11).
La meditazione
sui misteri della passione di Cristo – che ha commosso i santi –
è la preghiera più congeniale a chi è ancora agli inizi, e non ha
ancora ben compreso il prezzo d’amore pagato da Dio.


MIA FOTOGRAFIA DELL'ALTARE FATTA A ROMA
5) La preghiera
concreta che meglio d’ogni altra si adatta alle Seconde Dimore è
il
Padre
nostro
: “… Risolversi a
conformare la propria volontà alla volontà di Dio
.
In questo sta la più grande perfezione che si possa desiderare” (2
M 1,8).