Nella notte del 26 marzo 1996 sette trappisti
dell'abbazia di Tibhirine, in Algeria, vengono rapiti. Per due mesi
nessuna notizia. Il 21 maggio i fondamentalisti islamici annunciano: "Ai
monaci abbiamo tagliato la gola". Il 30 vengono ritrovati...
Frère Christian de Chergé, priore della
comunità, 59 anni, monaco dal 1969, in Algeria dal 1971. La personalità
forte, umanamente e spiritualmente, del gruppo. Figlio di generale, ha
conosciuto l'Algeria durante tre anni della sua infanzia e ventisette
mesi di servizio militare in piena guerra d'indipendenza. Dopo gli
studi al seminario dei carmelitani a Parigi, diventa cappellano del
Sacré Cocur di Montmartre a Parigi. Ma entra ben presto al monastero di
Aiguebelle per raggiungere Tibhirine nel 1971. È lui che fa passare
l'abazia allo statuto di priorato per orientare il monastero verso una
presenza di "oranti in mezzo ad altri oranti". Aveva una conoscenza
profonda dell'islam e una straordinaria capacità di esprimere la vita e
la ricerca della comunità.
Frère Luc Dochier,
82 anni, monaco dal 1941, in Algeria dal 1947. Quello che tutti
chiamavano "il dottore" era, per usare una sua espressione "un vecchio
consumato ma non disilluso". Nato nel Drome, esercita la medicina
durante la guerra e arriva perfino a prendere il posto di un padre di
famiglia numerosa in partenza per un campo di prigionia in Germania.
Per cinquant'anni a Tibhirine ha curato tutti, gratuitamente, senza
distinzioni. Nel luglio 1959 era già stato rapito dai membri del FLN
(Fronte di liberazione nazionale). Le crisi d'asma non avevano
intaccato il suo hamour salace. Per il suo funerale aveva scelto una
canzone di Edith Piaf: Non, je ne regrette rien.
Frère Christophe Lebreton,
45 anni, monaco dal 1974, in Algeria dal 1987. Personalità calda ed
esplosiva. Settimo di dodici figli, questo sessantottino ha prestatò
servizio civile a titolo di cooperazione in Algeria. E il primo
contatto con il monastero di Tibhirine. A 24 anni entra al monastero di
Tamié. Ma è innamorato della terra algerina. Verrà ordinato prete nel
1990 e diventerà maestro dei novizi della comunità. Il suo gusto per i
rapporti con i più umili va di pari passo con una caparbia volontà di
spingersi sempre più lontano nella riflessione di fede e nel dono di sé.
Frère Bruno Lemarchand,
66 anni, monaco dal 1981, in Algeria e Marocco dal 1990. Come Michel e
Célestin, proviene dall'abazia di Bellefontaine. Ma prima era stato per
quattordici anni direttore del collegio Saint-Charles di Thonars
(Deux-Sèvres). Figlio di militare, nell'infanzia ha conosciuto
l'Indocina e l'AIgeria. In realtà, è solo per caso che si trova a
Tibhirine il 26 marzo 1996. Dal 1990 è 1'animatore della fraternità
che,la comunità ha aperto a Fez in Marocco. È venuto per partecipare
alle votazioni per il rinnovo della carica di priore. Lo dipingono come
un uomo posato e riflessivo.
Frère Michel Fleury,
52 anni, monaco dal 1981, in Algeria dal 1985. Un uomo semplice, per
non dire schivo, ma impregnato di povertà. Nato da una famiglia
contadína della Loire-Atlantique, era entrato nella congregazione del
Prado a 27 anni e aveva lavorato come fresatore a Lione e a Marsiglia,
prima di dirigere i suoi passi all'abazia di Bellefontaine. Lì sente la
chiamata dell'Algeria. A Tibhirine è il cuoco della comunità e l'uomo
dei lavori domestici. È sua la cocolla (abito monastico che segna
l'assunzione dell'impegno definitivo) che viene ritrovata sulla strada
di Médéa dopo il rapimento.
Frère Célestin Ringeard,
62 anni, monaco dal 1983, in Algeria dal 1987. Due esperienze
caratterizzano lo sfondo della sua vocazione monastica. Innanzitutto la
guerra d'Algeria nel corso della quale, infermiere, cura un partigiano
ferito che l'esercito francese avrebbe voluto finire. Poi un lavoro di
educatore di strada a Nantes, in mezzo ad alcolizzati, prostitute e
omosessuali. Prete diocesano, sceglie tardi la Trappa. Estremamente
sensibile, dovrà convivere con sei by-pass coronarici dopo la prima
visita del GIA al monastero nel Natale 1993.
Frère Paul Favre-Miville,
57 anni, monaco dal 1984, in Algeria dal 1989. Un savoiardo fino al
midollo, che ha trovato solo a 45 anni il suo cammino verso le vette.
Prima è stato idraulico e ha fatto il militare in A1geria come
ufficiale paracadutista. A Tibhirine è l'uomo dell'acqua, quello che
mette in funzione un impianto di irrigazione per gli orti. Nel marzo
1996 era appena rientrato da una sosta in famiglia, portando una scorta
di vanghe e dei giovani faggi da piantare.
Perché Tibhirine significa
"giardino"...
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