"Due sposi hanno amore di sposi, se l’uno ama la filialità dell’altro e
la protegge. Perfino il fatto che il matrimonio sia un sacramento,
significa che i due sposi hanno la vocazione e la missione di condursi
reciprocamente al Padre e di aiutarsi nel cammino verso di Lui. Se un
matrimonio fallisce, l’origine del fallimento non è nella relazione di
coppia (come siamo subito inclinati a pensare), ma nell’irrispettosa e
lunga dimenticanza (e mancata custodia) della reciproca filialità. Se un
matrimonio può essere ricostruito, ciò non accadrà soltanto ripulendo
le incrostazioni del rapporto o perdonandosi le reciproche offese, ma
riscoprendo quella purezza che ai figli è sempre possibile (perché ad
ambedue appartiene l’eredità lasciata dalla parabola del “figlio
prodigo”).
Il giorno in cui un coniuge vede morire l’altro coniuge non è il giorno in cui si spezza il
vincolo sponsale, ma il giorno in cui esso è perfettamente adempiuto,
se l’uno ha aiutato l’altro a gettarsi nelle braccia del Padre celeste. Due
genitori hanno vero amore di genitori se educano amando, nella
filialità della prole, la propria stessa filialità. I fratelli non
riescono ad amarsi davvero come membri di una stessa famiglia, se prima
non si sentono figli dell’unica famiglia di Dio. Un figlio non può
amare con tenerezza e rispetto il genitore malato e invecchiato
(soprattutto quando costui regredisce dolorosamente verso l’infanzia) se
non lo vede come “il bambino del buon Dio” (come Teresa di Lisieux
definiva il proprio papà malato di Alzheimer). E gli altri non potranno
essere accolti come prossimo da amare se non li si contempla nella
prossimità filiale che ciascuno di essi ha col Padre celeste". (Padre Antonio Sicari) |
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