martedì 31 maggio 2011

PAROLA DI VITA su ricchezza e povertà (Movimento dei Focolari)



Ho chiesto ad alcuni amici focolarini un contributo sulla nostra Scuola di Cristianesimo sulla povertà.
Ecco un loro contributo....parole semplici e "chiare"....da Chiara Lubich..
.
"E' impossibile che un uomo straordinariamente buono sia a un tempo straordinariamente ricco" (Seneca)
"O mio Signore Gesù,come sarà presto povero colui che amandoti con tutto il cuore non potrà sopportare d'essere più ricco del suo Beneamato! O mio Signore non so se è possibile a certe anime vederti povero e restare volentieri ricche....Io penso che sì esse ti amino,o mio Dio,ma tuttavia credo che manchi qualcosa al loro amore..non possono concepire l'amore senza un bisogno imperioso di rassomiglianza e di partecipazione alle difficoltà della vita...(C.de Foucault)

domenica 29 maggio 2011

Il prof.Zamagni al Movimento Ecclesiale Carmelitano a Brescia-intervista

Stefano Zamagni (Rimini, 1943) è un economista italiano, presidente dell'Agenzia per le Onlus.
Si è laureato nel 1966 in Economia e Commercio presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dopo aver vinto una borsa di studio per il Collegio Augustinianum
Dal 1985 al 2007 ha insegnato Storia dell'analisi economica alla Bocconi di Milano, mentre negli anni ha lavorato anche per la Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione, sede di Bologna.
Per l'Università di Bologna ha ricoperto numerosi ruoli, tra cui la presidenza della Facoltà di Economia, impegnandosi negli anni soprattutto negli studi sul mondo del No profit, arrivanto all'attivazione di uno specifico corso di Laurea ("Economia delle Imprese Cooperative e delle Organizzazioni Non Profit")
In quanto consultore del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, fra il 2007 ed il 2009 è tra principali collaboratori di Papa Benedetto XVI per la stesura del testo dell'Enciclica Caritas in veritate

..........alcuni brani   dell'intervista......pubblicata sulla rivista del MEC "Dialoghi Carmelitani"(dialoghi@mec-carmel.org)


In  una  recente  intervista,  rilasciata  ad  “Avvenire”,  lei  afferma  che  quello  presente  è  un momento  di  sfida  per  la  Dottrina  Sociale  della  Chiesa  ed  è  un’occasione  d’oro  per  il  laicato cattolico. Può dirci perchè?
In questo momento sono molti quelli che vanno riscoprendo il fondamento e il valore della Dottrina Sociale della Chiesa, molto più che in passato. Richiamando ancora per un attimo la parabola del figlio prodigo  possiamo  dire  che  quando  ci  si  accorge  non  solo  di  non  avere  più  soldi,  ma  neanche  il  cibo garantito ai maiali (!), a quel punto ci si ravvede dalla follia precedente e si può ritornare sui propri passi. 
Negli anni passati molti economisti si erano impegnati a sbeffeggiare la Dottrina Sociale della Chiesa come un discorso adatto solo a sottosviluppati dal punto di vista culturale; oggi c’è crisi, invece, e una crisi  di  tali  proporzioni  che  molti  si  stanno  ricredendo.  Infatti,  ci  si  accorge  che  o  l’attività  economica tornerà ad essere quello che dovrebbe essere, cioè un’attività finalizzata al bene comune, oppure non ci saranno sbocchi diversi da queste crisi, anche in futuro. Ma perché questo accada è necessaria una svolta culturale decisiva, e cioè il ritorno al matrimonio tra etica ed economia.
In  secondo  luogo,  va  detto  che  la  crisi  è  una  situazione  che  apre  spazi  nuovi  di  impegno  e  di accoglienza per la Dottrina Sociale della Chiesa, che normalmente sono più ristretti, mentre tutto sembra andare bene e mentre tutti sono ubriachi di una spasmodica ricerca del denaro facile. 
Tuttavia, questo implica una responsabilità nuova per la Chiesa e per tutti i soggetti ecclesiali, perché non basta essere convinti del valore della propria dottrina di fede e di quella sociale, ma occorrerà che questa convinzione giunga a delle opere concrete, che incarnino quei valori creduti. E questo non sarà, non è, il campo d’azione di parroci e religiosi, ma è quello privilegiato dei laici cattolici. I laici devono assumersi la loro parte di responsabilità, per mostrare che la Chiesa non è solo una realtà da associare a sacrestie  e  pratiche  di  pietà,  che  pure  conservano  tutto  il  loro  valore,  ma  è  una  realtà  dinamica, espressione di una religione che si fonda sul mistero dell’Incarnazione di Dio. E la traduzione in opere di questa fede può essere paradossalmente più immediata in circostanze di crisi, perché suscitano in tutti un’attenzione diversa.

Un’ultima  domanda:  nella  nostra  esperienza  ecclesiale,  quella  del  Movimento  Ecclesiale Carmelitano, abbiamo riflettuto a lungo sulle dimensioni del dono e della comunione; queste nozioni hanno anche una rilevanza economica?

Sì,  perché  già  all’inizio,  cioè  circa  700  anni  fa,  quando  nacque  l’economia  di  mercato  –  e  non  va dimenticato  che  essa  nacque  per  impulso  del  movimento  francescano,  che  può  essere  considerato  il primo  grande  costruttore  dell’economia  moderna!  –  tra  gli  obiettivi  principali  c’era  quello  di  dare concretezza al principio del dono. La finanza di allora (si pensi ai “Monti di pietà”) doveva creare lavoro, sviluppo, ma anche assolvere a finalità caritative. Si capiva, infatti, che il dono non poteva essere limitato solo  alla  sfera  dei  rapporti  familiari  o  della  vita  associata,  ma  bisognava  che  entrasse  anche  nella dimensione socio-economica. Ed in effetti, quando l’economia smarrisce il riferimento a questo principio, poi le sue dinamiche tendono a degenerare, come sta accadendo nella crisi attuale.
Ma cosa significa applicare all’economia il principio del dono? Significa parlare della sua traduzione
pratica, cioè del principio pratico della reciprocità. Nella sfera economica del mercato, infatti, accanto al principio  di  equivalenza  nello  scambio,  che  tutti  conoscono  benissimo  (cioè  uno  scambio  di  beni  di equivalente valore) c’è spazio per l’applicazione di una reciprocità economica: c’è spazio, cioè, per quelle forme di azione economica – e sottolineo economica – per le quali lo scopo consiste nella soddisfazione di bisogni  autenticamente  umani  di  tipo  relazionale.  Sono  queste  le  forme  d’azione  economica  che caratterizzano l’operare delle banche etiche, del microcredito, di un’economia di comunione (come quella pensata  dal  Movimento  dei  Focolari),  del  commercio  equo-solidale  (che,  ricordiamolo,  nacque  per iniziativa di un sacerdote messicano circa 30 anni fa), di cooperative sociali di vario genere.
Queste  forme  d’azione  economica,  già  operanti  nella  nostra  economia  di  mercato,  hanno  come caratteristica  comune  quella  di  non  avere  come  fine  la  massimizzazione  del  profitto/guadagno,  ma  il soddisfacimento  di  bisogni  umani  relazionali,  per  soddisfare  i  quali  occorre  applicare  il  principio  di reciprocità. Dono e comunione allora, oggi più che nel passato - e in particolare a fronte della crisi attuale - si mostrano come due categorie di assoluto valore, per un modo giusto, completo e umano di gestire le risorse economiche. Una società che eliminasse il dono dal proprio orizzonte, culturale e pratico, sarebbe una società senza futuro.

ANCORA SULL'ECONOMIA DI COMUNIONE.... Video fantastico che ce la fa capire.....


Ciao amici.....cosa ne dite?Si puo fare?.........Già fatto....

venerdì 27 maggio 2011

ECONOMIA DI COMUNIONE (POVERTA' DONO E COMPITO)

Nell''ultima scuola di Cristianesimo si è accennato ad un nostro maggiore impegno a conoscere il dono della povertà ma anche al COMPITO a cui questo dono ci chiama.
Essere responsabili davanti al mondo della Beatitudine della povertà e anche LANCIARCI nel fare e nell'agire.
NEL VIDEO C'E' L'ESEMPIO DELL'ECONOMIA DI COMUNIONE CHE 20 FA CHIARA LUBICH ha fondato con i focolarini.
E' MOLTO INTERESSANTE... anche perchè Il prof.Zamagni l'abbiamo invitato e sentito  parlare proprio noi  del MEC qui a Brescia...Tutto ciò deve svegliare la nostra coscienza sociale (leggere anche l'ultimo discorso del Card.Bagnasco ai vescovi italiani)perchè la povertà riconosciuta di noi stessi ci apra agli altri.

mercoledì 25 maggio 2011

Film on-line...... Grandissima lezione sulla povertà e sul riscatto dell'uomo

Cari amici,veramente vale la pena vedere questo film di 20 minuti...

Il circo della farfalla
IL NUOVO STUPENDO FILM DI EDUARDO VERASTEGUI
(PROTAGONISTA DI ''BELLA'')
Il circo della farfalla
Nel cortometraggio si comprende che la vera povertà è la perdita della capacità di meravigliarsi e di sondare in profondità la vita e l'umanità, fino a trovarne il senso trascendente, quale che ne sia la condizione, mentale, fisica, sociale

IN FONDO A QUESTO ARTICOLO PUOI VEDERE GRATIS IL FILM

In cima, una minuscola piattaforma agganciata a un palo. Giù, cinquanta piedi (quindici metri) più in basso, un barile pieno d'acqua, pomposamente chiamato «piscina». Sotto il tendone di un circo, l'ardito di turno si lancia a capofitto, centra la «piscina» e ne esce incolume tra le ovazioni di un pubblico eccitatissimo, che sfoga così la sospensione del respiro.
Dov'è la novità? Che cosa c'è di speciale? Un numero da circo come tanti. Solo che lui è un tronco d'uomo, senza braccia – solo qualche centimetro d'omero sporgente – e senza gambe, con due «piedini» focomelici per reggersi e spostarsi come può. È Will, il protagonista di uno straordinario cortometraggio, che su Youtube conta centinaia di migliaia di contatti, intitolato El circo de la mariposa. E non c'è trucco: Will è interpretato da Nick Vujicic, nato a Melbourne nel 1982, accolto, cresciuto ed educato da genitori serbi proprio così, affetto dalla rarissima tetramelia, privo di tutti e quattro gli arti.
Un uomo che ha imparato a utilizzare i suoi «piedi» per scrivere, usare il computer, radersi, versarsi un bicchiere d'acqua. Si è laureato in economia, gira il mondo come conferenziere «motivazionale», in ogni ambito, compresi quelli aziendali. È direttore dell'organizzazione Life without limbs («Vita senza arti») e ha scritto Senza braccia, senza gambe, e senza preoccupazioni. «Ho imparato ad accontentarmi dello stato in cui mi trovo» – dice –, testimone vivente di come non esistano vite senza valore, indegne di essere vissute, se non nella mente di chi le vive o di chi non accetta che siano vissute, oltre che dei pianificatori di una società «razionale». Naturalmente è cristiano, e predica ovunque la sua fede.
Nel «corto», ambientato ai tempi della grande depressione americana, è un fenomeno da baraccone. È esposto – letteralmente: al dileggio e alla perfidia degli spettatori, per il loro divertimento –, con altri monstra, come «L'uomo – se così si può dire – senza arti, cui anche Dio ha voltato le spalle», in un Luna park. Ma proprio nel luogo dei suoi tormenti, in cui la dignità della persona è annichilita, dove ogni giorno si convince di essere un non-uomo, un progetto non riuscito, gli accade l'incontro della vita: il direttore di un circo. Quando questi lo avvicina, convinto che anche lui voglia deriderlo, gli sputa. L'uomo capisce che Will non poteva capire le sue intenzioni: si pulisce il viso e si scusa. Ma nel suo atteggiamento c'è qualcosa di più. Come nel volto e negli occhi di Will. Che apprende da un suo compagno a chi aveva sputato. C'è un lampo nel suo sguardo, e lo ritroviamo nascosto nel cassone di uno dei furgoni della compagnia.
Il direttore lo accoglie nel circo, come aveva fatto con altri reietti della società.  Ma senza pietismi, senza nessuna indulgenza per il suo risentimento. Con modi scabri e persino bruschi, infatti, cerca di abbattere non le barriere architettoniche – ossessione che fa da falso lavacro alla cattiva coscienza del nostro tempo –, ma quelle psicologiche e naturali che separano Will non tanto dal mondo, ma da sé stesso e dalle sue capacità. Gli fa intravedere la bellezza del creato e della vita: il senso. In ogni vita, anche nella sua, che lui crede fallita in partenza. Anzi, il suo stato ha addirittura un vantaggio: «più dura è la lotta, più grandioso il trionfo!».
E così Will, in circostanze drammatiche, scopre che può persino nuotare, e invece di chiedere di continuare a fare il monstrum – «nel nostro circo queste cose non le facciamo» – impara quel numero, che tra l'esaltazione e l'allegria del pubblico gli restituisce il sorriso, la gioia di vivere. Che trasmette ad un piccolo storpio, convincendolo che nulla è davvero impossibile a chi colga la meraviglia della vita, «tutto ciò che serve all'uomo».
A nessuno Dio ha mai davvero «voltato le spalle», a nessuno può essere tolta la sua umanità. La speranza non è vana.
Il bruco è diventato la farfalla cui allude il nome del circo.
Eduardo Veràstegui – l'attore messicano convertito, che oltre a pensare e vivere s'impegna anche a recitare cattolico, e che attendiamo di poter vedere presto sugli schermi in Cristiada, la produzione messicana sull'epopea del cristeros, che finalmente la iscriverà all'anagrafe della storia – interpreta il direttore del circo. Che è in realtà un'opera di riscatto dalla vera povertà in un mondo di rovine materiali: la perdita della capacità di meravigliarsi e di sondare in profondità la vita e l'umanità, fino a trovarne il senso trascendente, quale che ne sia la condizione, mentale, fisica, sociale. Fino a trovare Dio, la cui assenza è l'unica miseria che può davvero affliggere e sconfiggere l'uomo.

martedì 24 maggio 2011

Bob Dylan- compie oggi 70 anni- Forever young


Canzone di Bob Dylan cantata da Joan Baez.....con dedica

Lo spirito dell'infanzia mette il cielo nelle tue azioni... 

Non tradire mai l'infanzia:
E' come una miniera d'oro sotto il cumulo dei tuoi problemi e delle tue angosce.
Un sole che non si spegne mai


Di fronte a tutto ciò che ti succede,comportati come il guerriero lucido che combatte l'ostacolo e come il bambino stupito che scopre il mondo

(frasi tratte dal libro di Dugpa Rimpoge: 500 precetti per una vita felice  (Oscar Mondadori )

Appunti lezione scuola di Cristianesimo 23 Maggio


Scuola di Cristianesimo   23 Maggio 2011    S.Pietro in Castello      Prof.Rossella Tomasini

Miei appunti non rivisti….


Capitolo quinto sul consiglio di povertà evangelica per i laici  da pag 105 del libro “Ci ha chiamato amici”

Alla luce degli interventi giuntimi dai gruppetti e del documento sulla dottrina sociale della chiesa
possiamo metterci a fare scuola di cristianesimo muovendo la nostra intelligenza,la nostra conoscenza e la nostra memoria.
Vorrei sottolineare innanzitutto che bisogna svegliare la nostra coscienza sociale alla luce del consiglio di povertà.
Bisogna aprire la nostra intelligenza per capire le conseguenze sociali e politiche e dare delle risposte sull’ economia.

LA POVERTA’ CRISTIANA E’ DIVERSA DALLA POVERTA’ COME LA CONSIDERA IL
MONDO.
La povertà è il dato originario del nostro essere e la nostra antropologia.
Perché tutto ci è stato dato da Dioe tutto quello che facciamo è origianto dalla  compassione di Qualcun altro.
Abbiamo un limite e questo può aiutarci ad essere poveri ed umili.Non diventi un obiezione!
La povertà malata del mondo è la povertà deformata dall’uomo.
E’ quella che l’uomo “sfrutta”  per sembrare meno povero.

Ma ogni dono (questa povertà) ci è dato per un compito.
Possiamo fermarci alla contemplazione della nostra povertà,alla sua idea, nel crogiolamento
di una vita senza scelte ed azioni concrete.Partiamo da questa domanda:
Ma qualcuno attorno a me e che mi conosce ,si è accorto che sto facendo scuola di cristianesimo sulla povertà?
(Il Movimento,come dice p:Antonio,non è per una mia cosmesi spirituale).

Non possiamo accostarci al consiglio di povertà senza che questo dono diventi compito.
La pura contemplazione del dono non porta al cambiamento. Altrimenti è un rifugio…

“Il Cristiano deve essere pronto a RINUNCIARE a tutto ciò che impedisce di amare Dio e il prossimo…e deve saper dire di no”

Altra constatazione citata nei gruppetti:”C’è povertà economica ma soprattutto c’è povertà umana attorno a noi…”

In conclusione : Leggiamo 2 pagine riassuntive sul Compendio sulla vita economica.  

 Sottolineando :SOLIDARIETA’-OPERATORI ECONOMICI-CONSUMISMO

Ricordo le parole di P.Antonio:
“Noi siamo responsabili davanti al mondo della Beatitudine della povertà”

Buona Scuola di Cristianesimo….           Walter                  24/05/2011    B.V.Maria Ausiliatrice

Ciao ai blogghisti........


domenica 22 maggio 2011

La povertà non è mancanza di denaro, di successo, ma l’impossibilità di “spendermi”

Che lo voglia o no, la mia vita è legata al mio “perdermi” per coloro che amo. Se riesco a capire questo nuovo aspetto, della mia vita, ove il “perdere” è il solo guadagno vero che posso fare, non sono più povero. La povertà non è mancanza di denaro, di successo, ma l’impossibilità di “spendermi”, cioè la mancanza
assoluta di amore
Don Primo Mazzolari

Bisogna dar tutto e presto, perché la giornata è breve e le creature hanno bisogno di un po’ d’amore. Non c’è gusto nel seppellirci nel cuore il dono di Dio per restituirglielo intero.
Le infedeltà dell’amore si perdonano moltiplicando l’amore
Don Primo Mazzolari

Amandoci come ci ama e amandoci come siamo, il Signore ha reso manifesto che l’amore è oltre il diritto, è il dono che ridimensiona l’uomo, com’era al principio: io sono qualcuno perché lui mi vuole bene senza che io lo meriti; sono qualcuno perché posso voler bene, dietro il suo esempio e con il suo aiuto, a chi non lo merita
Don Primo Mazzolari

Chi è duro e prepotente coi poveri, è duro e prepotente anche con i suoi. O si amano tutte le creature come devono essere amate, o si finisce per non amare neanche coloro che il nostro amore ha scelto!
Don Primo Mazzolari

Forse certi nostri mali interni si vincono, più che ragionando e attendendo allla perfezione, col donare subito anche quello che al momento non si possiede o non possediamo in maniera propria...La vera carità non nasce mai da una pienezza, ma da una povertà
Don Primo Mazzolari

Non è quello che si riceve, è quello che si dà che conta nella nostra gioia. Chi ha paura non ama e dove manca l’amore il deserto non fiorisce, perché gli occhi che non amano non possono neppure godere. Non v’è quaggiù che un’unica tristezza...non essere ancora santi! Il santo è Cristo che passa...
Usciamo, se vogliamo incontrarlo!
Don Primo Mazzolari


Frasi illuminanti......Per prepararci all'incontro di Scuola di Cristianesimo di domani in Castello....

Dio entra nella nostra povertà ( film su Dietrich Bonhoffer)

Dietrich Bonhoeffer, un grande cristiano ucciso in un lager nazista, scriveva:

“Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo, 
vi entra dentro, 
sceglie una creatura umana come suo strumento
e compie meraviglie lì dove uno meno se le aspetta.
Dio è vicino alla bassezza,
ama ciò che è perduto, 
ciò che non è considerato, l’insignificante, 
ciò che è emarginato, debole e affranto; 
dove gli uomini dicono ‘perduto’, lì Egli dice ‘salvato’; 
dove gli uomini dicono ‘no!’, lì Egli dice ‘sì’! 
Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, 
lì Egli posa il Suo sguardo pieno di un amore ardente e incomparabile. (…).
Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possiamo solo vergognarci davanti a noi stessi e davanti a Dio,
dove pensiamo che anche Dio dovrebbe adesso vergognarsi di noi, 
dove ci sentiamo lontani da Dio come mai nella vita,
lì Egli vuole irrompere nella nostra vita, 
lì ci fa sentire il Suo approssimarsi, 
affinché comprendiamo il  miracolo del Suo amore, 
della Sua vicinanza e della Sua Grazia”.      




La ricca povertà di Cristo sia il nostro ideale di vita.....
M.E.C.  (Mio E' Cristo).......e Cristo sia tutto per me...



sabato 21 maggio 2011

INCOMPLETI.....MA DI CRISTO

Testo tradotto: Incompleta
Un giorno troverò sollievo
sarò realizzata
e sarò amica di amici che sanno essere amici
Un giorno avrò pace
sarò illuminata
e sposata con figli, forse adotterò
Un giorno guarirò
raccoglierò le mie ferite, decreterò la fine di questa tragica commedia
Per tutta la vita ho corso affannata
impaziente di raggiungere un traguardo
e per tutto questo tempo mi sono persa l’estasi
di essere eternamente incompleta
Un giorno i miei pensieri si acquieteranno
conoscerò Dio
e sarò una cosa sola con Lui, dall’alba al tramonto e anche di notte
Un giorno sarò sicura
come le donne che vedo al loro trentesimo anniversario
In continua rivelazione
in continua apertura
sempre avventurosa e tormentata
ma mai arrivata
Un giorno parlerò liberamente
avrò meno paura e sarò meno misurata
anche al di fuori delle mie poesie, delle mie canzoni e della mia arte
Un giorno avrò fede
sarò ottimista, aperta, autentica, consapevole ed equilibrata

.........Noi sappiamo di essere incompleti....poveri...accogliamo la ricchezza di Cristo!!!

lunedì 16 maggio 2011

Pellegrinaggio Mariano 2011 Movimento Ecclesiale Carmelitano






Immagini del 33° Pellegrinaggio Mariano organizzato dal M.E.C.
(Nella quarta fotografia si vede un giovane al lavoro,sapete dirmi chi è????)
Giornata veramente stupenda....a parte il tempo la mattina...il cammino è stato tutto amicizia ,preghiera,canto .
TUTTO PER MARIA ....TOTUS TUUS  ....
 Un grande ringraziamento a chi ha lavorato per questo...Ai tanti volontari..ai sacerdoti,a Padre Gino.al coro dalle voci stupende.....grazie!!!!
Il gruppetto c'era....e per questo...... ancora un grazie a Michele ,ai 2 Gianni.,a Letizia e.......a Riccardo Cuor di Leone...

venerdì 13 maggio 2011

"TU SEI LA PORTA DEL CIELO"

CANTO A MARIA PER IL MESE DI MAGGIO DI PADRE GIANNI BRACCHI

DOMENICA 15 MAGGIO PELLEGRINAGGIO  ORGANIZZATO DAL NOSTRO MOVIMENTO DAL SANTUARIO DELLA STELLA DI GUSSAGO AL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA  NEVE AD ADRO

Incontro Gruppetto 9-5-2011

Gruppetto 9-5-2011

Gianni
Vari livelli di povertà:
-economico (diamo solo una piccola parte del superfluo)
-uso del tempo libero (quanto tempo tieni gelosamente per te)
-di spirito (avere uno sguardo puro o desideri buoni; senza il movimento sarei perso)

Roberto
Anni fa avrei risposto con criteri sociologici ed economici, ora ritengo che al centro del criterio di povertà ci sia l’essere; noi siamo poveri; non ci siamo dati la vita da noi, Qualcuno ce la mantiene; tutto quello che facciamo lo facciamo per merito di qualcun altro. Solo il male ci appartiene.

Altri hanno sottolineato questo accento sull’essere poveri ed essere riempiti dalla ricchezza di Dio, quindi affidarsi, sentirsi amati da Dio.

Walter
Tutti i giorni ho a che fare con la povertà; non avevo capito che tutto è un dono, vivevo delle mie sicurezze  e non capivo che erano un dono.
Poi ti accorgi che sei ricco, se tutto è un dono tu sei ricco.
Solo nella povertà accadono i miracoli.
Penso di essere il padrone della mia vita, poi mi accorgo che ho amici, una compagnia: questo ti fa vivere con entusiasmo la fede.

Lucia (di ritorno dal Madagascar)
Per incontrare questa realtà povera devi lasciare tutto, devi sentirti povero, metterti alla pari
La cosa più importante è amare, incontrare la persona che hai davanti.
Se non ami questa realtà, non ottieni niente.

Michele
Alcuni di noi gestiscono un’attività lavorativa propria.
Dio ci ha detto da principio di far fruttare i nostri doni per il Regno di Dio.
Ma questo è anche la nostra famiglia che ricerca il benessere non per usarlo e ottenerlo nello sfruttamento dell’altro ma come aiuto ad amare meglio e a donare ciò che vale veramente
per la sua unità .

Paola
Solo lasciando “i sassolini” che abbiamo in mano possiamo accogliere la perla che il Signore ci offre. Questo vuol dire per scegliere bene tutti i giorni ciò che mi fa ricca per il Signore


Gianni
Concludo dicendo che vorrei ,dalla prossima volta , che uno di noi, a rotazione , prepari l’introduzione all’incontro di cui io trarrò le conclusioni alla fine.
Questo perché povertà è condividere anche  la responsabilità e il servizio nella comunità.
Ricordo il 5 per mille a Punto e Missione e il fratello di Milena per il quale a conclusione dell’incontro diremo una preghiera. Ci vediamo al pellegrinaggio….

mercoledì 11 maggio 2011

POVERI MA RICCHI .....E IL 5 PER MILLE

Video dedicato a Lucia che è tornata dal Madagascar con la sua testimonianza,ai tanti amici del MECin terra di Missione che da laici vivono a contatto con la povertà materiale e a noi che di povertà spirituale ne abbiamo ancora troppa da non accorgerci degli altri e di Cristo in loro..
IL 5 per MILLE datelo qui:Associazione Punto Missione codice 03 53 30 10 173  sulla vs dichiarazione dei redditi  primo riquadro dedicato alle opere di volontariato
un gesto che ci vuole educare a dare di più,insieme,per un ideale cristiano...

domenica 8 maggio 2011

MANDAMI QUALCUNO DA AMARE ....


Signore, quando ho fame, mandami qualcuno da sfamare

Signore, quando ho fame,
mandami qualcuno da sfamare.
Quando ho sete,
mandami qualcuno da dissetare.          
Quando ho freddo,
mandami qualcuno da scaldare.
Quando sono triste,
mandami qualcuno da consolare
Quando sono povero,
mandami qualcuno più povero di me.
Quando non ho tempo,
mandami qualcuno da ascoltare.
Quando mi sento incompreso,
mandami qualcuno da abbracciare.
Quando sono scoraggiato,
mandami qualcuno da incoraggiare.
Quando sono umiliato,
mandami qualcuno da lodare.                                      
Quando non mi sento amato,
mandami qualcuno da amare.

Madre Teresa di Calcutta

La nostra povertà è un bene per il Signore....è il miracolo dell'amore povero...
Quando ci sentiamo creature volute dal Signore,possiamo abbracciare il mondo intero anche nei piccoli gesti  ripetuti di tutti i giorni .

venerdì 6 maggio 2011

HABEMUS PAPAM ....E NON ABBIAMO BISOGNO DI QUESTO FILM.....

L'AUTRICE DEL BEST-SELLER ''SPOSATI E SII SOTTOMESSA'' CI SPIEGA PERCHE' NON ANDRA' A VEDERE ''HABEMUS PAPAM'' DI NANNI MORETTI


Perché dovrei chiedere a un non credente di parlarmi della mia Chiesa alla quale appartengo fieramente? Sarebbe come chiedere consigli di allenamento per la maratona alla mia bisnonna
di Costanza Miriano
 
Siccome la settimana è santa, ma io no, lo dico: Nanni Moretti mi annoia mortalmente ormai da molti film. E questo probabilmente depone un'ombra di scarsa nobiltà sulla mia decisione, che è la seguente.
Ascolterò il mio istinto, nonché autorevoli consigli come quello della Cei (e di Camillo Langone) e non andrò a vedere il suo film, investendo le oltre tre ore di tempo in qualcosa di più proficuo (pettinare le Barbie), per non parlare dei soldi per la baby sitter (mollette per Barbie, direi).  Noi cattolici il Papa ce l'abbiamo già, e ha un cervello grosso così; non abbiamo nessun bisogno di andare a vedere Habemus Papam.
E non abbiamo bisogno di questo film neanche per sapere che l'uomo è debole, fragile, pieno di paure, praticamente una schiappa. Basta il Vangelo, lo dice in ogni pagina. Quella di ieri, per esempio, in cui il glorioso primo Papa della storia si proclama pronto a morire per Cristo ma lui non mangia la foglia, e lo avverte tranquillamente che presto lo rinnegherà tre volte. Ciò non impedirà a Gesù di mettere quel fifone e  traditore a capo della Chiesa.
Non abbiamo bisogno di Nanni Moretti per immaginare le segrete incertezze di alcuni uomini di Chiesa, non ci serve a niente andare al cinema. Sono i non credenti che pensano che l'uomo sia rispettabile. Noi che nella Chiesa ci stiamo orgogliosamente dentro, le magagne le vediamo certo meglio di lui.
Perché, poi, dovrei chiedere a un non credente di parlarmi della mia Chiesa, alla quale io appartengo fieramente? So che è piena di piccolezze e povertà, lo so molto meglio di Moretti, perché la frequento, ma questo non mi smuove di un millimetro, perché è mia madre, e come ogni madre genera la vita, cioè Cristo fatto pane, e lei e solo lei,la Chiesa, mi può dare il perdono, può unirmi a un uomo nei cieli, può rendere i miei figli, figli di Dio. Perché dovrebbe interessarmi il parere di un non credente, almeno non credente nella Chiesa? Sarebbe come chiedere consigli di allenamento per la maratona alla bisnonna Irma.
Tanto meno ci serve perlustrare i misteri dell'inconscio attraverso l'analisi, che pizza. Ne conosco anche io di sacerdoti psicoterapeuti (come quello che ha accompagnato al cinema il giornalista del Foglio), persone che coniugano la conoscenza della psiche con le riposte della fede e penso, come dice il più intelligente di loro, che l'inconscio è un altro nome che abbiamo dato a Satana, con il solo risultato di sdoganare il suo lavoro. Di dare diritto di cittadinanza a qualsiasi venticello venga a turbarci. Ma come insegna padre Amorth con il diavolo non si dialoga, perché è troppo furbo, non gli si dà cittadinanza. E quindi non ci serve a nulla sondare turbamenti e perlustrare tremolii.
La risposta ai nostri tremolii non è la psicanalisi. A che ci serve per esempio sapere che quello che ci hanno fatto da piccoli non era perfetto? A che ci serve scoprire che il male esiste e agisce attivamente anche in quel mistero che siamo? L'unica risposta è la preghiera, che pulisce il cuore, lucida gli occhi della mente.
Non per niente il Vangelo dice di pregare sempre senza interruzione,  non ogni tanto, non la sera e la mattina, ma sempre, senza addormentarci (...). Lo dice Gesù nell'orto degli ulivi: "vegliate e pregate per non cadere in tentazione", e la tentazione non è, secondo la solita vulgata sessantottina il sesso o la ribellione, la tentazione è non accettare di essere creature.
Non per niente il rosario comincia con "O Dio vieni a salvarmi, Signore vieni presto in mio aiuto", che solo su queste parole ci sarebbe da fermarsi una mesata ogni volta. Per lo stesso motivo la Chiesa nei secoli ha continuato a invitare noi, suoi figli, non ad andare dallo psicanalista, ma a dire 50, 100, 150 volte al giorno – felice chi lo fa – "prega per noi peccatori", cioè noi che sbagliamo mira, noi schiappe, "ADESSO e nell'ora della nostra morte".
Invece il Papa di Moretti si guarda bene dal pregare: l'ho chiesto a una prestigiosa collega invitata alla prima: "sì, c'è un momento in cui lui entra in contatto con se stesso, quando fa un giro in autobus", mi ha detto. Ma la preghiera è esattamente il contrario: non cercare se stessi, ma Dio.
Invece Wojtyla, lui non è che pregasse, lui era preghiera. Quando facevano per lui gli itinerari degli spostamenti dovevano stare attenti che il tragitto non passasse davanti a un tabernacolo, perché il programma finiva per saltare. Lui che lì dentro ci fosse Cristo ci credeva davvero, e rimaneva lì inchiodato, era difficile portarlo via.
Dicono poi che in realtà Habemus Papam parli del problema pubblico privato, della contraddizione "non sono all'altezza di stare al gioco dell'altezza reale", e che ritragga un simpatico papa accidioso. Se l'avesse beccato santa Caterina, un'altra "donnetta da nulla, debole e ignorante" che prendeva a colpi di lettere tutti, papi compresi, avrebbe detto anche a lui "Maledetti voi, tiepidi! Che almeno fuste voi stati pur ghiacciati!... Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutta Italia, non tanto costì".
Altro che accettare serenamente che il Papa è umano. Mi dispiace ma non se ne parla. La Chiesa non lascerà mai i simboli della sua grandezza, perché non parlano dei suoi uomini, ma della grandezza del mistero al quale rimandano.
Se volessi vedere un'icona della miseria umana mi basterebbe guardarmi allo specchio, ed è anche gratis. 

Bellissimo articolo,dove c'è l'attualità,l'amore per la Chiesa e per il Papa,il riconoscimento della propria ricca povertà......Acquisterò il libro citato sopra.....della giornalista di Rai3...Costanza Mirano....

giovedì 5 maggio 2011

Don Tonino Bello.....imparare ad essere poveri....

A coronamento della lezione di Lella del 2 Maggio sul consiglio di povertà per i laici, ecco la figura di Don Tonino Bello e le sue parole...
Questo video è molto interessante e le sue affermazioni  ricalcano e approfondiscono quelle di Don Primo Mazzolari lette martedì sera...

Ricordo che Lunedì   9 Maggio  c'è la scuola di Cristianesimo nei gruppetti...
Cosa vuol dire povertà nel cercare il ben-essere?

lunedì 2 maggio 2011

COMMOZIONE PER GIOVANNI PAOLO II PROCLAMATO BEATO

E' con immensa commozione che imprimiamo nel nostro cuore l'mmagine che è stata scoperta durante la beatificazione del nostro carissimo compianto Papa Giovanni Paolo II.
Il nostro gruppetto assieme a te,o caro Beato, continua a dire :"TOTUS TUUS" in questo magnifico inizio del Mese di Maggio 2011.