Senza la resurrezione di Cristo c’è una sola alternativa: il niente.
Noi non pensiamo mai a questo.
Perciò passiamo le giornate con quella viltà, con quella meschinità, con quell’istintività ottusa, con quella distrazione ripugnante in cui l’io - l’io! - si disperde.
Così che, quando diciamo «io», lo diciamo per affermare un nostro pensiero, una nostra misura (chiamata anche “coscienza”) o un nostro istinto, una nostra voglia di avere, un nostro preteso, illusorio possesso.
Al di fuori della resurrezione di Cristo, tutto è illusione: ci gioca. Illusione è una parola latina che ha come ultima sua radice la parola “gioco”: siamo giocati, giocati dentro, illusi.
Ci è facile guardare tutto lo sterminato gregge degli uomini nella nostra società: è la grande, sterminata presenza della gente che vive nella nostra città, della gente che vive vicino a noi nella parrocchia, nella Chiesa, della gente più strettamente vicina a noi nella casa.
E noi non possiamo negare di sperimentare questa meschinità, questa grettezza,, questa distrazione, questo smarrirsi totale dell’io, questo ricondursi dell’io ad affermazione accanita e presuntuosa del pensiero che viene (chiamandolo “voce” o “verità della mia coscienza”) o dell’istinto che pretende afferrare e possedere una cosa che lui decide essergli piacevole, soddisfacente, utile.
È che tutto è illusione. Distaccatevi due metri dalla vostra casa, guardate tutta la gente come vive tante volte; normalmente viviamo così. Guardatela, uscite dalla vostra casa e state lì a guardarla, due metri fuori: ditemi se l’ambiente non è così, se l’umanità non è questa!
Sostieni sempre Signore la fragilità della nostra esistenza con la tua grazia, unico fondamento della nostra speranza».
La Tua Resurrezione Signore è l’unico fondamento della nostra speranza: questa è la premessa della fedeltà alla vocazione nelle circostanze concrete, banali, ottuse, ripugnanti, in cui Dio ci ha messi! .
(Don Giussani)
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