L'Avvento è il prepararsi ancora una volta - e
non finiremo mai - ad accogliere il dono per eccellenza: il Figlio di
Dio, Gesù.
L’Avvento è la preparazione al Natale, è prepararci ad
accogliere il dono che Dio, il Padre, ci fa.
Nella lettera ai Romani (8,32) è scritto: “Dio. il Padre, non ha
risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato per tutti noi; perciò, come
potrebbe non donarci ogni cosa insieme con lui?”. Questa è la logica
stretta di San Paolo: “Se Dio ti ha dato suo Figlio, come vuoi che non
ti dia tutto insieme con Lui?” Non ha risparmiato neanche il Figlio, te
ne ha fatto dono. E’ un dono che è andato fino alla croce, perciò
insieme a Lui ti donerà tutto.
Questa è la coscienza che noi vogliamo
avere: la coscienza di un dono che è Cristo e, insieme a Lui, tutta la
realtà. Dovremmo avere la consuetudine di uno sguardo così su tutta la
realtà. Il bambino, quando comincia a spalancare gli occhi, vede le cose
così: tutto gli è donato a partire dal sorriso di sua madre. La persona
saggia vive così. Sappiamo, però, che ci portiamo addosso una fatica a
guardare le cose in questo modo, fino a non esserne più capaci; ogni
tanto ci accade che per un momento siamo sorpresi dalla bellezza di
tutto, dalla realtà che parla. Di solito, però, usiamo di tutto,
possediamo tutto cancellando la voce o la parola che c’è dentro la
realtà, a causa delle conseguenze del peccato originale. Questa è la
terribile realtà che ha inquinato il nostro rapporto con Dio e con tutta
la creazione. La coscienza del dono è da
rigenerare guardando a come Cristo ci guarda. Se il problema è che io
non sono più capace di guardare a me stesso e agli altri, alla vita
intera come dono, non basta dirmi: “Devi guardare la vita come dono”,
perché quello è il problema. Noi non siamo più capaci di farlo. Come
ritrovare questa coscienza? Guardando a Cristo, guardando a come Lui ci
guarda.
Dobbiamo guardare a Cristo per ritrovare la coscienza della
nostra vita come un dono. In Gv 17,6 Gesù si rivolge al Padre a
proposito dei suoi discepoli e gli dice: “Padre, erano tuoi e me ne hai
fatto dono”. Gesù, quando ci vede, ci vede così: come il dono che il
Padre ha fatto a Lui. Tutta la nostra vita è da capire dentro il
rapporto tra il Padre e Gesù. Noi siamo lì dentro. La cosa più bella per
noi è sapere che il rapporto tra Padre e Gesù è un rapporto fedele.
Gesù ha accettato il dono che il Padre gli ha fatto e per questo
arriverà fino alla croce. Io sono dentro questa fedeltà, dentro questo
rapporto.
Facciamo un esempio: un bambino ha bisogno che la mamma e il papà gli
vogliano bene, ma ha bisogno soprattutto che papà e mamma si vogliano
bene, cioè che il rapporto “originale” sia forte.
La nostra vita è
dentro la certezza che Padre e Figlio si amano e nel loro amore noi
siamo custoditi. “Padre, queste persone sono tue e tu me le hai donate.
Io le accolgo e me ne faccio carico”. Questa è la fede cristiana: ci
permette di vedere queste cose! Questa è la fede che ti permette una
posizione umana nuova; è il dono per eccellenza che ti permette di
passare dal dato al dono. La vita non è più una serie confusa di cose,
ma una serie di doni. La vita è il dono che Dio ti ha fatto per poterti
donare se stesso.
Tu sei dentro l’abbraccio tra Padre e Figlio e
nell’amicizia con Cristo, guardando Lui, ascoltandolo, imparandolo,
imitandolo impari a star dentro la vita e ad accorgerti come tutto può
essere vissuto come dono. .......
La beata
Elisabetta della Trinità scrive: “Fare con tutto del divino. Pregherò
perché tu faccia con tutto del divino”. Vuol dire rendere divina la
vita.
Quando la vita è vissuta nel rapporto con Cristo diventa divina,
diventa un dono. La condizione del dono: liberare la domanda A volte
basta poco per vanificare tutto il disegno di Dio. Il dono presuppone un
donatore. Il dono non puoi fabbricartelo da solo. Tu puoi solo
domandarlo. Una condizione fondamentale è allora la domanda.
Dobbiamo
liberare la domanda che abbiamo dentro, perché abbiamo bisogno di
Cristo.
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