(6. Fidanzamento Spirituale-PARTE 2)
proseguiamo l'esplorazione di queste Seste Mansioni.
Esistono certi fenomeni mistici
straordinari nei quali la bellezza dello Sposo si manifesta come
una vera e propria "forza di gravità" che "attrae a
sé" la creatura in anima corpo, al punto da poter anche
sovvertire le normali leggi di gravità (fenomeni di levitazione e
simili): Santa Teresa li chiama estasi, rapimenti, voli di spirito
e in molti altri modi ancora, e sono tutti riconducibili ad una
stessa tipologia.
Volendo unire a sé l'anima, Dio decide di introdurla almeno
parzialmente nel Suo mondo e di farle gustare i tesori in esso
racchiusi. Parole e attrazioni dello Sposo producono nell'anima una
vera e propria "fame e sete di Dio". Il desiderio
predominante e inestinguibile è quello di "vedere Dio".
Teniamo presente che una fede come quella
cristiana deve necessariamente, prima o poi, condurre il credente a
oltrepassare i confini di ciò che è misurato, prevedibile,
strettamente ragionevole, per sfociare nell'imprevisto, nel "di
più", nella "santa pazzia" dei santi. L'amore non è
vero amore quando non sa essere anche esagerato, almeno in certi
momenti. Non si tratta di far sempre stranezze, ma certamente non si
può essere innamorati di Cristo senza un pizzico di follia.
È
importante, poi, ricordare che le Seste e le Settime dimore sono per
tutti i cristiani, per il semplice fatto che descrivono e
celebrano la sostanza comune della fede: quel vincolo nuziale, cioè,
già realizzato tra ogni battezzato e Cristo. Infatti la sostanza
mistica degli avvenimenti è già donata a tutti nel Battesimo e
nei sacramenti.
I fenomeni mistici straordinari
(visioni, estasi, rivelazioni ecc.) che Teresa racconta su base
autobiografica, non sono per tutti, ma per coloro ai
quali Dio vuole
donarli per certi suoi scopi ecclesiali.
Santa Teresa però ci mette in guardia:
non devono essere ricercati, né assecondati, perché è facile che
l'anima si autoinganni. Quando essi vengono da Dio, producono il loro
frutto anche se l'anima non se ne cura.
Le numerose grazie mistiche straordinarie di
cui ci parla Teresa hanno questo solo scopo: manifestare come Dio
agisca prepotentemente dal centro delle Settime dimore per attrarre
a Sé l'anima, senza che niente la possa più distogliere o fermare.
TESTO:
Osservate ora in che modo il
Signore viene a conchiudere questo fidanzamento: favorendo l'anima
con dei rapimenti che la fanno uscire dai sensi.
Una
specie di rapimenti è questa. L'anima, pur non essendo in orazione,
si sente toccata da una parola di Dio che le
viene in mente o che ode. Sembra allora che il Signore, mosso a
compassione per averla veduta languire tanto tempo nel desiderio di
lui, avvivi nel suo interno
come una scintilla e così l'anima, dopo
essersi completamente bruciata, risorge a nuova vita a guisa di
fenice. Così purificata, il Signore la unisce a sé, senza che
alcuno ne sappia il modo, eccetto loro due. Anzi, neppur l'anima lo
sa. E allora ella ritornando in sé,
riporta l'impressione delle grandezze
vedute, senza che tuttavia ne sappia dire qualche cosa, e senza che
la sua natura possa arrivare più in là di quanto il Signore le ha
voluto soprannaturalmente far vedere. Oh, la confusione che prova
l'anima nel ritornare in se stessa! Quali ardenti desideri
d'impiegarsi nel servizio di Dio in qualunque modo Egli lo desideri!
Si vorrebbero avere mille vite per impiegarle tutte per Iddio, e si
desidera che tutte le cose della terra siano altrettante lingue che
lo lodino in nome nostro.
Ecco un'altra specie di rapimento
che io chiamo volo di spirito.
Si
sente un movimento di anima così impetuoso da sembrare che lo
spirito ci venga rapito,
e ciò con tale velocità e così
d'improvviso da sentirne, specialmente da principio, non poca paura.
Per questo chi riceve queste grazie ha bisogno non solo di gran
coraggio, ma di fede, di fiducia e di pieno abbandono a quello che il
Signore vorrà da lui. Siccome l'anima si è rimessa tante volte e
tanto sinceramente nelle mani di Dio offrendosi a Lui con risoluta
volontà, sembra
che Dio le voglia far vedere che ormai non è più padrona di sé, e
la rapisce con movimento evidente e impetuoso.
Avviene
in tal modo da far credere che veramente lo spirito si stia separando
dal corpo. Benché la persona non muoia, ha però dei momenti in cui
ella non sa dire se l'anima si trovi o non si trovi nel corpo, e
avviene che
in un solo istante le siano spiegati un'infinità di segreti, dei
quali ella non giungerebbe a conoscere la millesima parte, neppure se
per ordinarli vi si affaticasse molti anni con l'immaginazione e
l'intelletto.
Non
è opera del demonio, e meno ancora dell'immaginazione. La pace, il
conforto e il profitto di cui l'anima si sente in possesso non
possono venire da lì. E meno ancora queste tre cose che si sentono
in grado molto alto: il conoscimento e la grandezza di Dio, l'umiltà
e il conoscimento di noi stessi, il disprezzo di tutte le cose della
terra, eccetto di quelle che siano di aiuto nel servizio di così
grande Signore. Queste le gioie che lo Sposo comincia a regalare alla
sposa: gioie di tanto valore che da lei non potranno mai essere
sciupate, perché quello che ha veduto le rimane così impresso da
esserle impossibile di dimenticarsene fino a quando non ne godrà
eternamente.
Con queste grazie così elevate l'anima desidera sì al
vivo di godere in pieno Chi gliele fa, che vivere per lei diviene un
grande, benché delizioso tormento. Con
lacrime incessanti supplica il Signore di
toglierla da questo esilio. Siccome è ripiena d'amore, basta la
minima occasione che stimoli il suo fuoco per farle prendere il volo.
E ciò spiega perché in questa mansione i rapimenti sono molto
frequenti, senza che vi sia modo di evitarli, neppure quando vengono
in pubblico.
Il
Signore ispira a quest'anima un così vivo desiderio di non
offenderlo, neppure nelle più piccole cose, e di evitare, potendolo,
qualunque minima imperfezione, che per questo solo motivo, se altri
non ve ne fossero,
vorrebbe fuggire gli uomini, e invidia grandemente coloro che vivono
e son vissuti nei deserti.
Nel
contempo vorrebbe
anche cacciarsi in mezzo al mondo, per fare che anche un'anima sola
lodasse Iddio di più.
Il
gaudio sommerge l'anima in tal modo che ella va dimentica di sé e di
ogni altra cosa, non avverte né indovina a parlare se non di quello
che ha rapporto alla sua gioia, voglio dire, delle lodi di Dio.