venerdì 26 agosto 2011

SPAZIO E SPAZI PER I GIOVANI....DI RITORNO DALLA GMG...VERA RISORSA DELLE NOSTRE COMUNITA'

La prima consapevolezza è che i luoghi di ritrovo dei giovani sono sfidati a diventare sempre più  i nuovi spazi educativi. Se lì costruiscono i loro ideali, maturano le loro scelte, rispondono alle loro domande anche profonde, con spontaneità, possibilmente lontani dagli occhi degli adulti e di qualsiasi organizzazione, è importante che giovani e adulti che abitano questi spazi siano all'interno di essi capaci di offrire ragioni di vita e di speranza, farsi punti simpatici di riferimento . 
Ciò esige che tutti siano chiamati in causa per questa opera, siano aiutati e preparati, siano sostenuti dalla comunità cristiana, dalla società civile, da raccordi intelligenti tra l'una e l'altra. Non dobbiamo far diventare scuola il tempo libero, parrocchia il corso delle molteplici "vasche", gregoriano il rock, famiglia la compagnia, ma valorizzare la carica enorme che essi si portano dentro per una umanità e una giovinezza  rinnovata.

· Riesce a dialogare col giovane solo chi sa condividere gratuitamente questo suo mondo, chi non lo snobba, chi non dice solo i difetti che lo colorano, chi non lo demonizza, anche se non fa il compiacente, chi non sta comodo in attesa che passi, chi non perde la sua identità per accalappiare, ma chi la sa riscrivere sulla sua onda, entro nuove espressività condivise.

· La scuola, la famiglia, la parrocchia,il movimenti non possono ignorare il tessuto di relazioni che i giovani costruiscono in queste realtà con i loro linguaggi e modelli di vita. "Non possono ignorare" è ancora troppo vago, occorre vedere in concreto che cosa significa.
Sicuramente non si intende abbassare il tono di una proposta forte sia culturale che religiosa, non si intende fare il verso alle mode, nemmeno però pensare che tutto quanto viene dalla cultura della notte, dai muretti,dai concerti, dai pub in cui si fa musica dal vivo, da squadre di calcio, da compagnie del tempo libero, da gruppi e band musicali, da bande di motorini, da gruppi folcloristici sia tutta zizzania da evitare e da dimenticare quando si prega, quando si fa catechesi, quando si educa a rispondere con generosità alla vocazione al matrimonio,alla vita consacrata, alla vita tout court. In questa affermazione ci sta sia la necessità di un intervento educativo non formale, sia la consapevolezza che ogni discorso che si fa per intercettare i giovani sulle strade della vita quotidiana non può fare a meno di una comunità alle spalle che da una parte prepara e sostiene l'azione e dall'altra fa spazio ai giovani.

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