venerdì 22 ottobre 2021

Padre Pino Puglisi (Ritratti di Santi- padre Antonio Maria Sicari)

https://www.gliscritti.it/approf/2005/papers/sicari01.htm

Padre Agostino Pappalardo o.c.d. sui tempi che viviamo,l'annuncio cristiano e S.Giovanni Paolo II

Ogni giorno ci ritroviamo tutti con tanti, innumerevoli problemi, e di ogni genere (guerre infinite, omicidi, femminicidi… e violenze di ogni tipo, profanazioni senza termine della natura, del creato…, dei beni propri, altrui, furti e tradimenti, corruzioni e irresponsabilità nei confronti degli altri e del vero bene comune, ecc. ecc.) Oggi ho riascoltato (nella Messa mattutina che noi frati di S. Pietro in Castello celebriamo dalle nostre Consorelle Carmelitane di Via Ambadoro) un brano molto interessante dal punto di vista umano, per tutti, da una lettera di un certo Paolo di Tarso, vissuto due mila anni fa e divenuto dirompente per sempre (perché proprio lui che voleva distruggere il Cristianesimo, convinto che fosse una mistificazione, divenne uno dei più convinti assertori della veridicità piena della Persona di Gesù Cristo… e dell’Avvenimento inarrestabile da Lui sgorgato…). Cosa dice in questa lettera (tra l’altro inviata a gente della nostra terra, l’Italia e in particolare Roma)? Ecco la parte che mi ha colpito: “… io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio […]” (Lettera ai Romani, cap.7) Una dinamica, un tipo di guerra, di lotta che prima di tutto allora accade dentro noi umani. E in modo permanente, spesso anche tragico. A me pare che ogni genere di problema in cui ci imbattiamo, provocato dagli altri o che generiamo, provochiamo noi stessi in prima persona, innanzitutto abbia origine, si radichi in tale drammatico contrasto e guerra interiore, descritta da un uomo come Saulo di Tarso un primo tempo convinto, come molti oggi, che si risolvesse il problema con la legge, le leggi…, con delle “osservanze” esteriori. A me pare che moltissime persone, anche tra coloro che detengono i più svariati tipi di potere, o commentano i fatti, la vita… o intendono formare l’opinione pubblica…, ancora oggi non riconoscono questo dramma dentro la propria umanità, dentro il proprio spirito, non considerano che non è stato risolto… Bisogna assolutamente prenderne coscienza. La coscienza che siamo tutti, in tanti modi, dilaniati, divisi, in noi stessi… E quindi abbiamo bisogno urgente di Uno che ci liberi da questa condizione distruttiva, in fondo sempre disumana. Come vorrei far comprendere che l’Avvenimento di Gesù Cristo (che proprio un feroce persecutore come Saulo, vide poi vivo e risorto veramente, e quindi non era per nulla un imbroglione) è offerto a tutte le persone, è per tutti, è necessario, è per questa nostra umanità in bilico. Proprio oggi, 22 ottobre, in molti ricordiamo Giovanni Paolo II. Quest’uomo, anche lui debitore di Paolo, al punto da riportarlo nel proprio nome nuovo, qui a Brescia, il 26 settembre dell’82 (in onore di quell’altro grande uomo, Bresciano, anche lui debitore di quel grande Paolo, a tal punto da assumere il nome, Paolo VI), quando lo incontrammo con molti altri giovani in piazza Duomo, e dall’inizio alla conclusione del suo essere Servo dei servi, anzi in tutta la sua vita, ha cercato di dire a innumerevoli persone, al mondo intero, che ci salviamo se ci apriamo a quell’Uomo sulla croce, tornato vivo per sempre. Che non dobbiamo aver paura di aprirci e riaprirci a Lui. Desidero invitare a liberarci dalla paura, per spalancare questa nostra umanità malata all’Unico che ha dato molti segni e prove che è proprio vivo. E sta aspettando di liberarci… P. Agostino Pappalardo

Nuova Scuola di Cristianesimo 2021 del Movimento ecclesiale carmelitano

https://mec-carmel.org/uncategorized/scuola-di-cristianesimo-media/trascrizioni-scuola-di-cristianesimo/la-nostra-invocazione-signore-io-voglio-vivere/

Padre Antonio Sicari- La Carità

"La filantropia ha di mira il bisogno, la sofferenza. La filantropia dura quanto dura il bisogno altrui, non è eterna. Essa si ferma alla pietà: è un mezzo per alleviare l'indigenza, non è un fine. La carità invece, di per sé, non suppone il bisogno della persona alla quale si rivolge. Se incontra il bisogno, certo, lo solleva. Ma essenzialmente essa ha di mira la dignità e la bellezza sacra dell'altra persona - la sua preziosa appartenenza a Cristo Gesù - a prescindere dalle sue eventuali minorazioni. I Santi "vedono i poveri in Gesù" perché essi hanno imparato a vedere la loro divina dignità...

Un uomo venuto da molto lontano...ed oggi a noi estremamente vicino. S.Giovanni Paolo II