venerdì 5 luglio 2013

NUOVA ENCICLICA : LUMEN FIDEI (LA LUCE DELLA FEDE).....da leggere

http://www.vatican.va/phome_it.htm

Potete leggerla o "scaricarla" nel sito della SANTA SEDE  sopra:

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Composta di ottantadue pagine divise in quattro capitoli, oltre alla prefazione, firmata, in latino di suo pugno, da Franciscus il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, l’enciclica inizia così: «La luce della fede con quest’espressione la tradizione della Chiesa ha indicato il grande dono portato da Gesù». «Quando manca la luce – continua papa Francesco – tutto diventa confuso, è impossibile distinguere il bene dal male».
Si sofferma a lungo, Papa Francesco, sul concetto di idolatria. «Invece della fede in Dio si preferisce adorare l’idolo, il cui volto si può fissare, la cui origine è nota perché fatto da noi». Per il Pontefice, «l’idolo è un pretesto per porre se stessi al centro della realtà, nell’adorazione dell’opera delle proprie mani». Ma la fede «è l’opposto dell’idolatria, è separazione dagli idoli».
Castel Gandolfo, Papa Francesco visita BenedettoTOTALITARISMO, TECNOLOGIA E VERITA’. Il Santo Padre affronta il rapporto tra fede e verità e condanna ogni forma di totalitarismo. «La fede, senza verità, non salva» e «resta una bella fiaba». «Richiamare la connessione della fede con la verità è oggi più che mai necessario, proprio per la crisi di verità in cui viviamo». «Nella cultura contemporanea si tende spesso ad accettare come verità solo quella della tecnologia» e «la verità grande è guardata con sospetto. Non è stata forse questa – ci si domanda – la verità pretesa dai grandi totalitarismi del secolo scorso, una verità che imponeva la propria concezione globale per schiacciare la storia concreta del singolo?». «È logico, in questa prospettiva, che si voglia togliere la connessione della religione con la verità, perché questo nesso – ammonisce il Papa – sarebbe alla radice del fanatismo, che vuole sopraffare chi non condivide la propria credenza».
LA FEDE VA GIOCATA IN OGNI AMBITO. Il cuore della Lumen Fidei è la testimonianza della fede nella società, in ogni ambito, «senza vergognarsi». «Una verità comune ci fa paura – scrive Bergoglio – perché la identifichiamo con l’imposizione intransigente dei totalitarismi». Ma «se la verità è la verità dell’amore, allora resta liberata dalla chiusura nel singolo e può fare parte del bene comune» e soprattutto «non si impone con la violenza» e dunque «non è verità che schiaccia il singolo». «Nell’unità con la fede e la carità – conclude il Papa – la speranza ci proietta verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano. Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino».
L’ultimo paragrafo è dedicato a Maria, alla quale il Papa argentino si rivolge in preghiera, affidandole il suo primo lavoro, che – anche se «ereditato» da Ratzinger – firma da solo.

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