lunedì 22 settembre 2014

I NOSTRI AMICI della Comunità libanese del Movimento Ecclesiale Carmelitano CI SCRIVONO


Due testimonianze provenienti dal Libano e dalla Francia descrivono il dramma del conflitto mediorientale. Il Movimento Ecclesiale Carmelitano desidera inviare un aiuto concreto alle tante famiglie messe in ginocchio dalla guerra, proponendo una raccolta:
Conto Corrente BCC del Garda - IBAN : IT72P 08676  11203 000000290281 - BIC/ SWIFT :  ICRAITRRISO - Causale: "Emergenza Iraq".
Testimonianza di Elian Hage, responsabile della Comunità libanese del Movimento Ecclesiale CarmelitanoBuongiorno a tutti. Mi dispiace non poter essere con voi a questa assemblea, ma vi confermo che siamo sempre uniti nella preghiera. Luciano mi ha chiesto di registrare il mio intervento per rispondere alle domande che riguardano l’appartenenza vissuta all’interno del nostro Movimento.
Devo dirvi subito che questo periodo è molto difficile e molto pericoloso per i cristiani del Libano e di tutto il Medio Oriente. Il futuro non è chiaro! Di fronte al pericolo e alle incertezze, vissute nella nostra Nazione libanese, è possibile riconoscere due reazioni differenti: quella della gente in generale e quella dei componenti del Mec che provano a testimoniare l’appartenenza alla Chiesa e al Movimento in modo diverso.
Molte persone ti parlano per dirti come si fa per avere delle armi, per difenderci e resistere contro il nemico, e come fare per uccidere i guerriglieri dell’ISIS (Stato Islamico dell'Iraq e del Levante). Noi, come Movimento Ecclesiale Carmelitano, nei nostri incontri abbiamo parlato di tre diversi livelli di “resistenza”: portare queste persone nella nostra preghiera; accettare la volontà di Gesù e non perdere mai la fiducia perché Lui ha vinto il mondo; lavorare e provare ad aiutare gli altri, testimoniando loro la fede e l’abbandono alla volontà di Dio.
Per noi, l’appartenenza al Movimento è l’incarnazione della Parola di Dio; Cristo stesso è l’incarnazione di questa parola nel mondo concreto. Nel Vangelo di Giovanni (15,18), Gesù afferma: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me», e continua dicendo: «ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia… Un servo non è più grande del suo padrone» (15, 19-20). Queste parole diventano “vita” per noi, soprattutto quando accettiamo la realtà, senza perdere la fiducia in colui che ci ha parlato. E questo vuol dire anche pregare, accettare e lavorare per il bene e la pace.
Concludo dicendo che la nostra appartenenza alla Chiesa e al Movimento si realizza quando con fiducia siamo consapevoli – come ha detto Gesù – di vivere nel mondo ma di non appartenere ad esso.
Lettera di Fr Olivier Rousseau ocd (da Parigi)

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