domenica 31 gennaio 2016

Difendere la famiglia, il matrimonio, la sacralità della vita, oggi, è difendere Dio (Lettera dal Monastero delle Carmelitane Scalze di Cividino)

La nostra Comunità carmelitana custodisce nella preghiera e con essa sostiene, quanti, oggi, nei più diversi contesti di vita, sono impegnati a far conoscere, difendere e testimoniare, nel concreto delle scelte personali o comunitarie, quanto la Chiesa propone in materia di antropologia e di famiglia.
Nonostante l’uomo oggi sembri “impazzito”, noi ricordiamo che l’uomo è sempre “immagine e somiglianza di Dio”. Questa è una affermazione esplicita e inequivocabilmente contenuta nel primo Libro della Bibbia. La Genesi.
monasteroCiò significa – tra le tante cose – che l’uomo, creato da Dio, ad uno ad uno “chiamato per nome”, non può sentirsi pienamente realizzato e felice se non si impegna a vivere in comunione, perché Dio è comunione (Uno e Trino!), Dio è Amore. Il termine “comunione” indica sempre un rapporto spirituale e coinvolgente tra persone. L’uomo è esigenza di rapporti spirituali per la comunione e vive di amore.
Chi non cerca di vivere la comunione non è completo; l’uomo vero, completo, reale, così come Dio l’ha pensato e voluto, è una comunione vivente.
E l’uomo, per essere in comunione, ha bisogno di una persona di sesso diverso, perché la comunione avviene mediante la donazione di tutta la persona, che è corpo e anima, materia e spirito.
Al capitolo 2° della Genesi (vv. 18-24), Dio ripete anche a noi oggi: “Non è bene che l’uomo sia solo”. Ossia, non è secondo la realtà dell’uomo essere solo, un semplice individuo che pensi di bastare a se stesso per essere realizzato. E aggiunge: “Voglio fargli un aiuto che gli corrisponda”. Di solito un aiuto si offre per agire, per fare, per realizzare qualcosa.

Qui si tratta, invece, di un aiuto per “essere”, non per “fare”, per essere uomo, secondo il piano di Dio.
“Corrispondente” fa pensare poi ad una cerniera. Se le due parti sono identiche, non possono incontrarsi l’una nell’altra e la cerniera non serve a nulla. Lo stesso problema si verifica tra le persone: occorrono due sessi (fisicamente e interiormente diversi) per realizzare una vera e reale comunione.
“E i due saranno un’unica carne” (v. 24). “Saranno”, non “faranno”! Il verbo usato indica uno stato di vita. Da questo punto di vista, il matrimonio è lo stato di comunione totale e definitivo tra un uomo e una donna, perché esprime la maggior concretezza possibile dell’uomo, della realtà “uomo”. Esso è una comunione totale, inscindibile e coinvolgente e… veramente feconda.
Noi preghiamo che, in tempi difficili e insipienti, la Grazia aiuti tutti a riflettere, a “riguadagnare” personalmente e a tradurre in scelte di vita coerenti quei principi di verità e di Bene eterni che stanno alla base dell’identità dell’uomo di ogni tempo, e che è Dio ad aver voluto.
Per questo, difendere la famiglia, il matrimonio, la sacralità della vita, oggi, è difendere Dio.
Se l’uomo saprà scegliere questa verità su di sé sarà libero, contento, veramente realizzato; se, invece, sceglierà da sé la sua verità, affronterà il grande mistero della sua nullità.

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