lunedì 23 marzo 2015

Libretto sul Castello Interiore di S. Teresa D'Avila (da MEC di Bologna)


Ecco le prime 2 pagine del libretto preparato da un gruppetto del MEC di Bologna sul Castello Interiore di Santa Teresa d'Avila  in occasione dell'apertura del V Centenario  (con brani di S. Teresa e commenti tratti dal libro di Padre Antonio Sicari "Nel Castello Interiore di Santa Teresa d'Avila")...
Un ringraziamento a Laura che me le ha inviate e mi ha dato il permesso di pubblicarle nel blog!


Dal "CASTELLO INTERIORE" di s. Teresa d'Avila
Commenti introduttivi da: A.M.Sicari, Nel Castello Interiore di S.Teresa d'Avila, ed. Jaca Book.



https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTxJ5mQL9RUm9MGXup6TomQZkCeYWU-f1gAYhRtE_tqPeH21GMCtACinquecento anni fa – nel Marzo 1515 – nasceva in Spagna, ad Avila, Teresa de Ahumada che, col nome di Teresa di Gesù, avrebbe avviato la riforma del Carmelo; per la profondità dei suoi insegnamenti, sarebbe poi stata definita "Dottore della Chiesa", mentre nell'Ordine Carmelitano viene chiamata affettuosamente "la Santa Madre".
Per celebrare la Santa Madre Teresa in questo 5° Centenario, presentiamo alcuni brani più significativi del "Castello Interiore", la sua opera più conosciuta, commentati dal carmelitano p. Antonio Sicari. Nel corso di questi 5 secoli, tante anime hanno preso forza dalle sue parole (pensiamo anche solo ai santi carmelitani, come S. Teresa del Bambino Gesù, S. Edith Stein, la B. Elisabetta della Trinità…).
E' un testo sempre attualissimo, perché, come ebbe a dire Benedetto XVI, "……ci insegna a riconoscere e a sentire realmente questa sete di Dio che esiste nella profondità del nostro cuore, questo desiderio di essere in colloquio con Lui, e di essere suoi amici…"
Santa Teresa di Gesù, avendo vissuto in prima persona le tappe di questo cammino interiore, è in grado di descrivercele con estrema chiarezza. Sta a noi fare tesoro dei suoi suggerimenti…



INTRODUZIONE
Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio" dice un famoso Salmo.
Il viaggio nel Castello, di cui parleremo ora, ci introdurrà alla Preghiera: un viaggio verso un incontro, al centro di noi stessi.

Il CASTELLO INTERIORE di Santa Teresa di Gesù è riconosciuto come uno dei testi più incisivi di tutta la letteratura sul tema della infinita dignità dell'uomo. Santa Teresa lo scrisse nel 1577, di getto, in soli 6 mesi, in obbedienza alla richiesta dei superiori, come aiuto nel cammino di orazione delle sue figlie. Il testo inizia così: "Oggi stavo supplicando il Signore di parlare in luogo mio, perché non sapevo come cominciare ad obbedire al comando che mi è stato dato, ed ecco quello che mi venne in mente…."

L'idea di paragonare l'anima ad un Castello di diamante venne a Teresa durante la preghiera, mentre scongiurava Dio di voler "dettare Lui stesso" quel trattato sulla preghiera che i superiori le avevano chiesto di comporre.
Il castello splendente è l'immagine di un'anima in grazia.
Teresa ce lo presenta come suddiviso in 7 Dimore o "Mansioni" (dallo spagnolo Moradas o Mansiones)

Il protagonista di tutte le Dimore è Dio stesso, che attrae a sé l'anima.
Dio diviene sempre più protagonista, al punto che – al termine del percorso - Teresa può semplificare radicalmente il suo simbolismo affermando che la sua opera non tratta di nient'altro che "di ciò che Lui è e di ciò che Lui fa nelle anime".
Santa Teresa parla di "numerose Dimore" (dice: "ve ne sono a milioni"), ed insiste sul fatto che "le cose dell'anima vanno sempre considerate con pienezza, ampiezza e grandezza, senza temere di esagerare, dato che essa ha una capacità che supera ogni nostra immaginazione".

Come entrare nel Castello? Attraverso la Preghiera: cioè l'invito di Dio che chiama dalla stanza più interna delle Settime Dimore e la decisione dell'anima che finalmente risponde, oltrepassando la soglia della propria muta solitudine. Si tratta della grande promessa annunciata nel Vangelo di san Giovanni: "Se uno mi ama, osserverà la mia Parola, il Padre mio lo amerà, noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui".
Non sempre, però, il Castello splende come un diamante. Può oscurarsi. La pena di vedere un castello oscurato e sporco, a causa del peccato, dipende proprio dal fatto che non lascia più trasparire quel Sole interiore che pur continua a splendere dentro. Teresa descrive l'anima in peccato come " completamente impotente, del tutto schiava, legata, con gli occhi bendati,
sepolta fra dense tenebre."
Ne prova profondissima compassione e conclude esclamando: O anime, capitevi, abbiate pietà di voi stesse!".
"Capire se stessi", "aver pietà di se stessi" significa, in concreto, decidersi a oltrepassare la porta del Castello, cioè "cominciare a pregare".
Per l'uomo, "rientrare in se stesso" e "andare alla ricerca di Dio" sono due esperienze che accadono contemporaneamente: in ambedue i casi si tratta di mettere in comunicazione i due protagonisti, e ciò può avvenire soltanto dando avvio ad un "dialogo amoroso" : appunto, la Preghiera .
Ma occorre credere questo in maniera personale, irripetibile, al punto che ciascuno deve poter affermare: "Nessun altro può prendere il mio posto nell'appuntamento d'amore a me destinato.





1. Prime Mansioni - Conosci te stesso, la tua anima.


INTRODUZIONE:
Santa Teresa parla di sette "dimore" o "mansioni" o "stanze" – tutte collocate nell'uomo interiore – che bisogna attraversare per giungere a quella più intima e segreta (la settima) dove Dio abita. Non si tratta certo di luoghi, ma piuttosto di "modi di essere": l'anima umana si può collocare davanti a Dio in atteggiamenti d'amore diversissimi.

Sette dimore vuol dire dunque: sette fondamentali modalità di amare Dio. L'amore è incomparabilmente ricco, tanto che ogni anima può dirsi collocata davanti a Dio in maniera unica.
Chi entra nelle prime dimore – dopo aver a lungo abitato fuori dal Castello, come un mendicante - non solo vi entra accompagnato da molte brutture a cui è da tempo abituato, ma all'inizio non ne percepisce tutta la bellezza, anche se esso si è già, per così dire, parzialmente risvegliato e illuminato.

Appena oltrepassata la porta della preghiera, l'anima si trova nelle Prime Dimore. C'è però una Maturazione che deve avvenire, qualcosa che ella deve cominciare ad assorbire in queste prime dimore. La tradizione cristiana ha chiamato questo "qualcosa", umiltà, o "conoscimento di sé".
Teresa ci ricorda che un vero umile conoscimento di sé non potrà mai avvenire, se la preghiera non sarà accompagnata da un ridimensionamento della vita, da una nuova impostazione che sgombri il campo da tante pesantezze e distrazioni.


TESTO:
Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte dimore, come molte ve ne sono in cielo, e ognuna di esse si suddivide in molte altre. Dio dice di averlo fatto a sua immagine… Al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l'anima.. Del resto, che cos'è l'anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un'anima e alla sua immensa capacità!
Che confusione e pietà non poter – per nostra colpa - capire noi stessi e conoscere chi siamo! Sì, sappiamo di avere un'anima, ma ben poche volte pensiamo alle ricchezze che sono in lei e a Colui che in essa abita!

Dobbiamo ora vedere il modo di poter entrare nel nostro incantevole e splendido castello. Però dovete sapere che vi è una grande differenza tra un modo di essere e un altro, perché molte anime stanno soltanto nei dintorni, là dove sostano le guardie, senza curarsi di andare più innanzi, né sapere cosa si racchiuda in quella splendida dimora, né chi l'abiti, né quali appartamenti contenga.

Se avete letto in qualche libro di orazione consigliare l'anima ad entrare in se stessa, è proprio quello che intendo io. Ora, pretendere di entrare nel cielo senza prima entrare in noi stessi per meglio conoscerci e considerare la nostra miseria, per vedere il molto che dobbiamo a Dio e il bisogno che abbiamo della sua misericordia, è una vera follia.

La porta per entrare in questo castello è l'orazione: ….Le anime che finiscono con l’ entrare nel castello, benché ingolfate nel mondo, non mancano di buoni desideri: di tanto in tanto si raccomandano a Dio, e, sia pure in fretta, rientrano in se stesse con qualche considerazione. Pregano qualche volta al mese, benché distrattamente, dato che il loro pensiero è quasi sempre tra gli affari, a cui sono molto attaccate, secondo il detto: Dov'è il tuo tesoro ivi è il tuo cuore. Però, di tanto in tanto decidono di liberarsene perché, grazie al proprio conoscimento riconoscono che la strada per cui camminano non è quella che conduce al castello.

Finalmente entrano nelle prime stanze del pianterreno, ma vi portano con sé un'infinità di animaletti e serpenti velenosi i quali non solo impediscono di veder le bellezze del castello, ma neppure permettono di rimanervi in pace.

Tuttavia hanno già fatto molto con l’entrarvi…..!!





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