sabato 19 aprile 2014

Padre Antonio Sicari su S.Teresa d'Avila : Esprime come deve essere la convivenza umana e come è fatto l'uomo...

31-1-2014 Si è concluso ieri sera a Roma, nella Sala della Conciliazione del
Palazzo Lateranense, il ciclo delle tre Letture teologiche promosse
dalla diocesi di Roma. Tema dell’incontro “Il castello interiore di S.
Teresa di Gesù”. Sulla figura di questa grande santa spagnola, dottore
della Chiesa, Marina Tomarro ha intervistato padre Antonio Sicari, teologo presso l’Istituto teologico dei Carmelitani Scalzi di Brescia:

R.
– Stiamo parlando di una Santa, di una grande donna vissuta nel ‘500 –
secolo d’oro spagnolo – che prima di tutto ha capito che la sua vita,
dall’inizio alla fine, era stata un continuo dialogo con Dio, non sempre
compreso, non sempre vissuto fino in fondo e non sempre bello, però
inarrestabile e sempre più profondo. Questa donna, un po’ alla volta, ha
capito come dovrebbe essere fatta anche la convivenza umana e come
dovrebbe esser fatto l’essere umano.
Quindi, Santa Teresa non ha proprio
scritto – anche perché il testo era destinato alle sue monache - ma era
più che altro un modo per esprimere la sua concezione dell’uomo.

D. – Nel "Castello interiore" si parla delle sette dimore dove accede l’anima. Possiamo arrivarci anche noi?

R.
– Tutti sono chiamati. È certamente un rapporto d’amore tra Dio e
l’anima: Dio, l’amore può essere fermato soltanto da una cosa, da colui
che dice “Io non voglio amare, io non voglio il tuo amore”. Ma appena
una persona comincia ad aprirsi, allora l’amore ha la capacità di
scavare l’anima e quello che all’inizio era un piccolo amore diventa
sempre di più un amore grande, perché l’amore ricevuto scava l’anima.
San Giovanni della Croce arriva a dire: “Quando Dio ama una persona le
dà il diritto di amarla come è amato, cioè di amare Dio come Dio la ama e
quindi di diventare divino”.

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