giovedì 26 gennaio 2012

Benedetto XVI e la giornata delle comunicazioni sociali...Luca Doninelli...

Parole che condividiamo tutti noi del Blog. 
"Non si può non restare stupiti che tutto il discorso del Papa Benedetto XVI, nella giornata delle Comunicazioni, sia dedicato al silenzio.
«Il silenzio», dice, «è parte integrante della comunicazione e senza di esso non esistono parole dense di contenuto». E poi: «Tacendo si permette all’altra persona di parlare, di esprimere se stessa, e a noi di non rimanere legati, senza un opportuno confronto, soltanto alle nostre parole o alle nostre idee».
Il silenzio aiuta a meglio comprendere il linguaggio non verbale: occhi, volto, corpo. E a rispettare meglio chi ci sta davanti. Ci sono parole dedicate a internet e ai pericoli che il suo uso comporta: «Ai nostri giorni, la Rete sta diventando sempre di più il luogo delle domande e delle risposte; anzi, spesso l’uomo contemporaneo è bombardato da risposte a quesiti che egli non si è mai posto e a bisogni che non avverte». Esiste dunque un rumore che ha soltanto l’apparenza del silenzio: nel silenzio vero il nostro essere si apre infatti per discernere le domande vere da quelle soltanto indotte.
Eppure Benedetto XVI non demonizza la Rete, anzi, ne sottolinea le possibilità, come nel fulminante passaggio in cui valorizza il linguaggio dei social network, ritenuto solitamente poco profondo perché fonda la propria efficacia sulla brevità, e si sa che la brevità aiuta più l’espressione degli istinti che la riflessione. Eppure, con sorpresa mia e, credo, di molti, ecco le parole inaspettate: «Sono da considerare con interesse le varie forme di siti, applicazioni e reti sociali che possono aiutare l’uomo di oggi a vivere momenti di riflessione e di autentica domanda, ma anche a trovare spazi di silenzio, occasioni di preghiera, meditazione o condivisione della Parola di Dio. Nella essenzialità di brevi messaggi, spesso non più lunghi di un versetto biblico, si possono esprimere pensieri profondi se ciascuno non trascura di coltivare la propria interiorità»...
Al centro di tutto il discorso di Benedetto XVI c’è una sollecita preoccupazione per l’uomo e il suo destino, con una tenerezza che non concede difese. Anche l’affollamento verbale della Rete e dei blog ci parlano dell’ «inquietudine dell’essere umano sempre alla ricerca di verità, piccole o grandi, che diano senso e speranza all’esistenza».
Perché esista vero dialogo occorre l’ascolto, perché esista l’ascolto occorre una vera, appassionata curiosità, e a tutto questo il silenzio è necessario, perché «l’uomo non può accontentarsi di un semplice e tollerante scambio di scettiche opinioni ed esperienze di vita».
Ma il silenzio non è certo una tecnica, un’abitudine etica, una norma di igiene mentale. Non è per “stare meglio con noi stessi”, come si dice oggi, che il Papa ci parla del silenzio. Il problema non è quello di starsene più zitti e parlare di meno. Il silenzio è, piuttosto, la forma dell’apertura del nostro essere di creature, che tutto hanno da ricevere dalla bontà di Chi li fa istante per istante, come dice il bellissimo Salmo 147:
Così nel silenzio pieno di stupore emerge «quella Parola eterna per mezzo della quale fu fatto il mondo, e si coglie quel disegno di salvezza che Dio realizza attraverso parole e gesti in tutta la storia dell’umanità (...) E questo disegno di salvezza culmina nella persona di Gesù di Nazaret, mediatore e pienezza di tutta la Rivelazione».
Imparando ad ascoltare le nostre vere domande, ci apriamo più facilmente all’avvenimento imprevedibile nel quale esse trovano risposta: un uomo in carne e ossa, la “persona di Gesù di Nazaret.
Com’è bello poter imparare da qui, a conoscere il Volto del Figlio di Dio.
Possiamo fare gli spavaldi finché vogliamo, atteggiarci a uomini superiori, fare della fede una giustificazione morale o un’ideologia da difendere, ma la verità è che tutti noi attendiamo la Sua carezza, la carezza non di uno spirito, non un soffio di vento che ci fa trasalire, ma il tocco di una mano vera, di carne, il suono di un voce vera, che possa dire al nostro cuore le stesse parole udite dalla vedova di Nain: «Non piangere».... (Luca Doninelli su Tracce)

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