| Alcide De Gasperi e Don Sturzo |
Oggi in Italia sono sostanzialmente tre politici cattolici, cioè Enrico Letta, Angelino Alfano e Mario Mauro a condurre in porto questa svolta che – se ha successo – può farci uscire dalla guerra civile permanente e portare a una pacificazione storica, a una stagione di ragionevolezza, realismo, bene comune e prosperità.
E anche a un salutare rinnovamento generazionale.
Sono tre giovani politici dai percorsi diversi, ma accomunati dalla fede cattolica e politicamente da un’originaria ispirazione degasperiana .
Anche nel dopoguerra del resto fu la classe politica cattolica, guidata da De Gasperi, a portarci fuori dall’incubo delle ideologie totalitarie e dei loro miti che avevano provocato rovine.
Perché tanto ieri che oggi proprio dei politici cattolici hanno questa funzione storica?
Joseph Ratzinger spiega: “Il primo servizio che la fede fa alla politica è la liberazione dell’uomo dall’irrazionalità dei miti politici che sono il vero rischio del nostro tempo”.
“Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme l’impossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose ha la vibrazione del moralismo; limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra il pragmatismo dei meschini. Ma la verità è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dell’umanità dell’uomo e delle sue possibilità”.
“Non è morale il moralismo dell’avventura, che intende realizzare da sé le cose di Dio. Lo è invece la lealtà che accetta le misure dell’uomo e compie, entro queste misure, l’opera dell’uomo. Non l’assenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dell’attività politica”.
Sono considerazioni autorevoli da prendere come bussola. Oggi che, ancora una volta nella storia di questo Paese, proprio dei politici cattolici stanno provando a “smilitarizzare” la politica, a sminarla dai fondamentalismi, a laicizzarla, a mostrare che il compromesso (se non viene svilito) ha una profonda moralità.
Come nel dopoguerra, si trovano a fianco i riformisti, i liberali e i socialisti. Tutti deprecati dai massimalisti.
E’ il caso di portare a compimento questa svolta con un certo orgoglio, non “alla vergognosa”.
“Ciò non significa” conclude Ratzinger “che la fede abbia portato un realismo libero da valori, il realismo della statistica e della pura fisica sociale. Al vero realismo dell’uomo appartiene l’umanesimo e all’umanesimo appartiene Dio”. Un nuovo umanesimo e un nuovo rinascimento potrebbero essere l’orizzonte e l’ambizione di questa pacificazione nazionale. Se non fallisce e non viene sabotata.
Se non diventa un compromesso al ribasso. Se i protagonisti saranno capaci di far fronte alla grandezza della responsabilità. (Antonio Socci)


Lydia, presente in sala durante la testimonianza del marito, è poi
salita sul palco ed anche lei ha spiegato come fossero tutti concatenati
e dipendenti l'uno dall'altro, proprio come in una setta in cui sia
stato fatto un patto di sangue, e come siano stati duri i primi due anni
di matrimonio, durante i quali Danilo, ha lottato strenuamente per
uscire dagli ingranaggi del partito. Lydia ha anche spiegato perché si
fosse innamorata di una persona così lontana dalla sua fede cattolica e
dai suoi principi. "Perché in fondo ho visto in lui una persona buona,
una persona pulita", così ha risposto Lydia alla domanda di uno dei
presenti in sala. La testimonianza di Lydia, dimostra come lei e il
marito si siano affidati totalmente al Signore ed abbiamo sentito ciò a
cui Egli li stava chiamando. Danilo stesso ha affermato come abbia
percepito chiaramente nel periodo in cui è iniziata la sua conversione,
la vicinanza di Dio.Quando Danilo chiese a Pannella la liquidazione
per lasciare il lavoro, questa gli fu negata. E adesso si trova a
doversi difendere da un'accusa di appropriazione indebita dei soldi che
in realtà erano stati i suoi stipendi. Tuttavia egli si dichiara una
persona felice, perché unisce le sue sofferenze odierne a quelle di
Cristo sulla croce. E afferma di sentirsi comunque sempre indegno perché
ritiene il male che ha compiuto molto più grande di quello che subisce
lui adesso. Così ha trasformato un periodo che poteva essere di
disperazione in un periodo di offerta e di purificazione. Grazie a
questo distacco fisico dalle cose terrene può guardare a quelle del
cielo, le sole che valgono per la salvezza eterna. Salvezza che egli
ritiene ancora di doversi conquistare ma che sta facendo di tutto per
aggiudicarsi. Mi pare opportuno riportare queste parole di Danilo
Quinto: "In molti mi dicono che ho avuto coraggio. Non credo si tratti
di questo. Si tratta di amore per la verità e per la libertà, che è
l'essenza di essere cristiani. Si tratta soprattutto del mio tentativo
di conquistarmi il Paradiso o di fare, se non ci riuscirò, meno tempo di
Purgatorio possibile."