“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Allora il mio
 sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini 
sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte 
della bontà di Dio?”.
 “No, Signore. Io 
intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede
 e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si 
toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pudore, speranza. E fede. Cose 
senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui 
parlavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio 
spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva 
accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle 
caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine 
meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle 
caverne […] 
Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare 
noi?”. 
Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il 
contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna 
salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra 
riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme,
 potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e
 il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini
 pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, 
bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla intatta. Il 
deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove 
anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più 
uomini di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio 
spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni 
estrazione, d’ogni cultura”.
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